In prima mondiale
realizzato in Italia
Il primo progetto al mondo per prevenire l’Alzheimer è stato realizzato a Pisa
dal Neurofisiologo Prof.
Lamberto
Maffei, Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Il progetto si chiama “Train the Brain” (allena il cervello) e i risultati
finora ottenuti, su pazienti a rischio di cadere nella patologia, mostrano nei
soggetti un significativo miglioramento ed anche un buon livello di gradimento
della terapia, al punto che molti pazienti al termine del primo ciclo di
trattamenti (7 mesi) chiedono di poter tornare per un ciclo successivo. Gli
stessi parenti documentano benefici comportamentali nell’ambito dei rapporti
all’intero della famiglia. Dal punto di vista clinico i trattamenti praticati
facendo allenare le funzionalità cerebrali con attività fisiche, intellettuali,
musicali e ludiche, hanno fatto registrare una riduzione della perdita di
materia cerebrale dovuta all’invecchiamento ed un aumento dell’afflusso
sanguigno nel cervello.
Nel centro di Pisa, sono stati trattati 80 pazienti considerati a rischio
Alzheimer, selezionati da circa 1000 casi sospetti individuati attraverso i
medici di base. La selezione è avvenuta con test neuropsicologici e
comportamentali e con test clinici sperimentali, tra cui: risonanza cerebrale,
esame cardiologico, funzionalità cardiovascolare, esame olfattometrico.
Il progetto è iniziato nel 2011 – 2012 e concluderà la prima fase nel corrente
mese di aprile, i risultati saranno presentati a maggio nel corso di un convegno
che si terrà presso l’area della ricerca del CNR di Pisa.
“Train the Brain” ha vinto il Premio Eureka per l’Innovazione scientifica,
assegnato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e dalla
Associazione “Culture e Science”.
Il progetto rappresenta una grande speranza per il futuro dell’Umanità, potendo
alleggerire l’enorme crescente peso sociale, sanitario ed economico delle
malattie cerebrali degenerative. L’Alzheimer è una patologia, di cui non si
conosce ancora alcuna cura, che colpisce oggi 44 milioni di persone, che
raddoppieranno nei prossimi 20 anni. L’Italia è particolarmente a rischio,
avendo una delle popolazioni più vecchie al mondo assieme con il Giappone e la
Corea.
Il costo di un paziente di Alzheimer raggiunge i 50.000 euro l’anno tra costi
diretti (farmaci, analisi periodiche, risonanze, ricoveri in ospedali e case di
cura attrezzate di solito molto costose, badanti) e costi indiretti, che si
presentano nei casi in cui un parente moglie, marito o altri lasciano
parzialmente o totalmente il lavoro per curare il loro caro spesso in aiuto di
una badante.
Questo progetto pionieristico, che rientra nelle strategie internazionali
dell’Unione Europea e dell’OCSE per affrontare il progressivo invecchiamento
della società, conferma la prestigiosa tradizione del nostro paese negli studi
neurologici, legata a nomi di grandi scienziati tra cui Rita Levi Montalcini
(foto in alto)
Con la corsa nuove cellule staminali nel cervello
La scoperta firmata Ibcn-Cnr e pubblicata su Stem Cells smonta un dogma della
neurobiologia, dimostrando per prima volta che la perdita di cellule staminali
neuronali durante l’età adulta è un processo reversibile. Lo studio apre nuove
prospettive nell’ambito della medicina rigenerativa del sistema nervoso
centrale.
Che l’esercizio fisico giovi non solo al corpo ma anche al cervello, grazie alla
produzione di nuovi neuroni, è cosa nota. I ricercatori dell’Istituto di
biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche
(Ibcn-Cnr) di Roma hanno però dimostrato per la prima volta che la corsa è in
grado perfino di bloccare il processo di invecchiamento cerebrale e di stimolare
la produzione di nuove cellule staminali, che migliorano le capacità mnemoniche.
Lo studio è pubblicato sulla rivista Stem Cells.
Rita Levi Montalcini, in una vecchia foto, insieme con il Presidente della Repubblica, Napolitano, gli ex presidenti Ciampi e Scalfaro ed il Nobel Rubbia
“Questa ricerca ha scardinato un dogma della neurobiologia: finora si pensava
che il declino della neurogenesi nell’età adulta fosse irreversibile”, spiega
Stefano Farioli-Vecchioli dell’Ibcn-Cnr, coordinatore dello studio. “Con il
nostro esperimento, lavorando su un modello murino con deficit neuronali e
comportamentali, causati dalla mancanza di un freno proliferativo delle cellule
staminali (il gene Btg1), abbiamo invece constatato che nel cervello adulto un
esercizio fisico aerobico come la corsa blocca il processo di invecchiamento e
stimola una massiccia produzione di nuove cellule staminali nervose
nell’ippocampo, aumentando le prestazioni mnemoniche. In sostanza la neurogenesi
deficitaria riparte quando, in assenza di questo gene, si compie un’attività
fisica che non solo inverte totalmente il processo di perdita di staminali ma
scatena un’iper-proliferazione cellulare con un effetto duraturo”.
Lo studio, realizzato nel laboratorio diretto da Felice Tirone che da anni
studia alcuni meccanismi molecolari che regolano i processi di proliferazione e
differenziamento nella neurogenesi adulta, in collaborazione con Vincenzo
Cestari dell’Università La Sapienza, apre nuovi scenari nella medicina
rigenerativa del sistema nervoso centrale.
“La scoperta pone le basi per ulteriori ricerche mirate ad aumentare la
proliferazione delle staminali adulte nell’ippocampo e nella zona sub
ventricolare. I risultati avranno delle implicazioni molto importanti per la
prevenzione dell’invecchiamento e della perdita di memorie
ippocampo-dipendenti”, conclude Farioli-Vecchioli. Per quanto riguarda le
patologie neurodegenerative, “le potenzialità terapeutiche di queste cellule
sono davvero ampie, anche se a breve termine non possono scaturire terapie
mirate. Il prossimo passo sarà validare la scoperta su altri modelli murini con
malattie quali Alzheimer, Parkinson oppure in cui un evento ischemico abbia
provocato un’elevata mortalità neuronale, isolando e trapiantando le cellule
staminali iper-attivate”.