Scrittori e poeti dimenticati
Alla riscoperta di Arturo Graf
di Lionello Bianchi
“Miti, Leggende e Superstizioni del Medio Evo”, questa l’opera più importante e
significativa che ci ha lasciato Arturo Graf (Atene 1848, Torino,1913).
Certo, lo studio e l’applicazione su miti antichi, legati al Medio Evo sono
stati gli incentivi che lo hanno spinto in tutta la sua vita. Ma la personalità
di Graf non è legata solo a questa sua opera. Fitta e intensa la
sua attività che parte da un poemetto di poesie pubblicato con lo pseudonimo di
Filarete Franchi quando aveva 14 anni.
Dal padre tedesco non poteva non ereditare il gusto romantico insieme al culto
per la ricerca, dalla madre italiana l’attrazione per la poesia.
Si forma e si perfeziona negli anni del suo soggiorno a Napoli, dei suoi studi
liceali e universitari. Si applica nello studio delle lingue antiche, latino e
greco come nelle moderne, francese, tedesco, inglese e spagnolo. E’ in
quest’ambiente che elabora un trattato Morale indipendente, una tragedia Il
Bramante Tiepolo, una commedia Il giornalista, compone Cinque poesie.
Inevitabilmente, a Napoli, si incrocia con Francesco de Sanctis, Ernesto Monaci,
Antonio Labriola, con i quali intreccia legami di stima e amicizia.
Dopo un breve ritorno a Braila in Romania per seguire e impiegarsi nell’azienda
dello zio e del fratello, è costretto a sottoporsi a Vienna alla cura di una
malattia agli occhi. Dopo questa parentesi eccolo a Roma dove riprende i
contatti con Antonio Labriola e con Francesco de Sanctis. Si infittisce la sua
attività da una raccolta di poesie, Versi, a un trattato Della qualità e parti
della tragedia; scrive la commedia
L’alloggiamento militare e una trageda La congiura di Catilina. Sempre a Roma
entra in rapporti con Ruggero Longhi, Aleardo Aleardi, Terenzio Mamiani, Angelo
Messadaglia, Bernardo e Silvio Spaventa.
Esordisce sulla Nuova Antologia nel 1875 con il saggio Della poesia popolare
rumena, inizia la sua collaborazione con
la Rivista Europea. Con una dissertazione su Leopardi ottiene la libera docenza
di letteratura italiana a Torino.
Il 13 dicembre 1876 legge la sua prolusione Storia letteraria e comparazioni e,
l’avvio della sua attività all’università di Torino. In questa città sviluppa le
sue ricerche, i suoi studi letterari
e storici. Pubblica Poesie e
Novelle per i tipi di Loescher. Seguono i trattati Delle origini del dramma
moderno e Dell’epica neolatina primitiva, quindi i saggi su Nuova al
Antologia Amleto: indole del
personaggio e del dramma e Dell’epica francese nel medio evo.
Nel 1877 gli è affidato l’incarico di Storia della letteratura italiana. La
serie delle lezioni viene pubblicata da Loescher con il titolo Dello spirito
poetico dei nostri tempi; ci sono inoltre Di una trattazione scientifica della
storia letteraria, Provenza e Italia, Storia letteraria e comparazione, oltre a
Considerazioni intorno alla storia letteraria, a’ suoi metodi e alle sue
appartenenze. Del 1878 la pubblicazione di Studi drammatici e la Leggenda del
Paradiso terrestre- Nel 1882 si assicura la cattedra di letteratura italiana
all’università di Torino. Dopo il saggio Roma nella memoria e nell’immaginazione
del medi evo, insieme con il filologo Francesco Novati e il critico Rodolfo
Renier dà origine al Giornale storico della letteratura italiana di cui terrà la
vice direzione fino al 1890. Si cimenta anche in Cavalieri e animali, quindi
Attraverso il Cinquecento, La crisi letteraria, Prometeo nella poesia. Sono
questi gli anni di un suo affacciarsi nella politica avvicinandosi al
socialismo.
Completa la terza edizione di Medusa e Dopo il tramonto, nel 1891 esce su Nuova
Antologia Letteratura dell’avvenire, in appendice
al volume Foscolo, Manzoni, Leopardi. Il 1892 vede la luce il primo
volume di Miti, leggende e superstizioni del medio evo, la sua opera principale
completata l’anno successivo con il secondo volume, sempre per i tipi di
Loescher. Nel frattempo sposa la vedova di
Ermanno Loescher, Sofia
Rauchenegger. Nel 1894 è costretto a recarsi a Braila (Romania) a seguito del
suicidio del fratello Ottone
travolto dal dissesto finanziari della sua azienda.
Dal 1897 al rientro a Torino lo vediamo impegnato in un volume di poesie, Le
Danaidi e in saggi su Nuova Antologia raccolti in Foscolo, Manzoni, Leopardi.
Sempre su Nuova Antologia un altro saggio Per la nostra cultura. E’ del 1900 il
suo romanzo Il riscatto con un’aggiunta, la dichiarazione ai critici. C’è subito
dopo la raccolta di versi Morgana.
Sempre fitta la sua attività da i Poemi drammatici a una raccolta di aforismi
Ecce Homo. Presenta anche il mistero lirico in un atto La tentazione di Gesù e
su Nuova Antologia pubblica Le rime della selva, poi il saggio Per una fede con
l’appendice di Giustificazioni e commenti con un saggio sul Santo di Fogazzaro.
Dopo la nuova raccolta di saggi Per la nostra cultura, vien eletto Rettore
dell’Università di Torino.
Tra le sue ultime opere vanno ricordate le Memorie autobiografiche,
L’anglomania, L’influsso inglese in Italia nel secolo xviii. Nel 1912 su Nuova
Antologia escono La morte di Caino ed Euridice e nel 1913 La morte di Faust
L’assunzione di Mefistofele, prima della sua morte il 30 maggio.
Passato in mezzo agli avvenimenti degli ultimi anni dell’800 e degli albori del
900, ha avuto tra i sostenitori De Amicis e Cesare Pavese, ma su di lui ha
pesato la stroncatura di Benedetto Croce. Miglior fortuna e riconoscimenti ha
avuto all’estero, in particolare in Francia dove il grande Le Goff ne ha
sottolineato l’importanza delle sue ricerche.