Alberto Scandone: un apostolo
del compromesso storico
recensione di Mario Talli
Comincio
a parlare di questo libro azzardando una previsione: d'ora in poi chi vorrà
scrivere la storia del Secondo dopoguerra in Italia e in special modo della
cosiddetta Prima Repubblica, difficilmente potrà farne a meno. Benché si tratti
della biografia di una persona forse oggi non sufficientemente nota sopratutto a
causa della sua vita breve (breve ma intensa) stroncata da un incidente aereo,
essa interferisce direttamente con alcuni tratti salienti della politica di
quegli anni.
(Tra
Gramsci e Teilhard/ Politica e fede in Alberto Scandone, 1942-1972”)
è il titolo. Edizioni di Storia e Letteratura – Roma, l'Editore. Aldo
Bondi, l'autore, ha conosciuto e frequentato il personaggio in questione fin dai
banchi di scuola a Firenze dove entrambi sono nati. Ma l'amicizia non ha fatto
velo alle interpretazioni e ai giudizi pregiudicandone la fondatezza; gli è
invece servita per disegnarne un ritratto esauriente e a tutto tondo che oltre
agli aspetti per così dire pubblici ne svela anche i tratti più intimi e
privati, sì da costruire un racconto di grande e talvolta struggente
suggestione.
Quasi presago che la sua vita, come si deduce dalle date del sottotitolo,
si sarebbe spenta molto presto, il protagonista di questa storia di passione
spirituale e politica bruciò
davvero le tappe. Di salute cagionevole, dopo le elementari il padre, dirigente
di una grande industria, lo inviò
“per gli studi e per la salute” in
un collegio sulle alpi svizzere. Era il 1955, Alberto aveva dunque 13 anni.
Pochi mesi dopo il ragazzino, che si era già distinto per intelligenza e
precocità di interessi, rivelò per la prima volta un'altra sua caratteristica
peculiare: il possesso in egual misura di capacità di pensiero e di azione. In
un ambiente molto eterogeneo per inclinazioni culturali e religiose, fondò fra
gli scolari più piccoli un'Associazione di ispirazione cattolica che abbinava
all'intento religioso lo scopo pratico di proteggerli dalle prepotenze degli
studenti più grandi.
Tornato in Italia, sette anni dopo, nel '62, Alberto Scandone sarà il
principale organizzatore, insieme ad un gruppo di giovani di diverse
appartenenze politiche, di un'Associazione che presto assumerà una dimensione
nazionale con proprie sedi
in varie città e mobiliterà molte energie giovanili: “Nuove Resistenza”.
L'iniziativa nacque come risposta alle violente repressioni poliziesche
(ci furono, come si sa, anche delle vittime) con cui si tentò di soffocare la
protesta popolare contro il governo Tambroni, costituito con l'appoggio
determinante del Msi. La scintilla che innescò la protesta fu la pretesa di
questo partito di tenere il suo congresso a Genova, città medaglia d'oro della
Resistenza, una esplicita provocazione, ma forse anche qualcosa di più, una
sfida vera e propria a tutto l'antifascismo.”Nuova Resistenza” rappresentò per
il ventenne Scandone una sorta di
debutto sulla scena politica nazionale. Il trasferimento a Roma, la
organizzazione di manifestazioni e dibattiti sul tema dell'antifascismo e in
seguito gli articoli sui giornali e le riviste sulle questioni più scottanti
dell'attualità politica, il contemporaneo ampliarsi della rete di relazioni e
conoscenze, ma sopratutto la profondità delle riflessioni, l'energia e
vivacità del pensiero lo portarono a diretto contatto con gli esponenti
dei principali partiti della sinistra.
Il primo approdo ufficiale fu la Federazione giovanile socialista di cui
fu membro della direzione nazionale, mentre i suoi riferimenti
nel partito erano i dirigenti della sinistra ex azionista e lombardiana.
Ma anche in questa fase – come
racconta puntualmente Aldo Bondi – il nostro protagonista non perde mai i
contatti con gli ambienti del mondo cattolico progressista, sopratutto di quello
fiorentino particolarmente rigoglioso e fervido di idee e propositi ma anche di
azioni con i vari La Pira, Pistelli e il settimanale “Politica”, Padre Balducci
e la rivista “Testimonianze”, l'amico fraterno Luciano Martini.
L'unificazione tra Psi e Psdi mandò in frantumi il rapporto ancora in
fieri col Partito socialista e fu all'origine dell'avvicinamento di poco
successivo al Pci. Nel contempo aveva intensificato la sua attività
pubblicistica di commentatore politico collaborando a riviste come
“l'Astrolabio” di Ferruccio Parri e
“Rinascita” e ai giornali “L'Unità” e “Paese Sera”, ma sarà attraverso il
rapporto con un altro quotidiano vicino al Pci, “L'Ora” di Palermo, che
intraprenderà a tutti gli effetti la professione giornalistica. Una professione,
quest'ultima, che non abbandonerà più, neppure
allorché, dopo l'iscrizione al Partito comunista, viene chiamato a
collaborare con Antonio Tatò,capo dell'Ufficio stampa di quel partito, uomo
molto vicino a Enrico Berlinguer, significativamente ex militante del Partito
Comunista Cristiano nonché sposato con la senatrice Giglia Tedesco, anch'essa
esponente della pattuglia dei cattolici comunisti o comunisti cattolici che dir
si voglia
Il nuovo importante incarico
pone Scandone a diretto contatto anche fisico con la dirigenza del Pci proprio
in un momento in cui forse comincia a maturare l'idea del “compromesso storico”,
ossia, in qualche modo, l'incontro tra Fede e Ragione, o anche in fin dei conti
tra il pensiero di Antonio Gramsci e quello di Teilhard de Chardin. Scriverà in
proposito, due o tre giorni dopo la sua morte, Padre Ernesto Balducci con la
consueta lucidità e con un tono di
doloroso rimpianto: “...Egli ormai lavorava, con finezza di attenzione e con
estrema agilità di contatti, al
vertice del suo partito ed era riuscito a comunicare agli uomini che lo dirigono
nuove ampiezze e nuovi modi di discernimento storico del futuro della chiesa.
Sembrava che il suo lungo itinerario intellettuale lo avesse condotto al posto
giusto nel momento giusto...”.
Anche da Roma egli continua la collaborazione all' ”Ora”, tanto più in un
momento in cui si avvicinano le elezioni. E proprio durante la campagna
elettorale su sollecitazione dell'on. Macaluso tornerà spesso in Sicilia, dove
ha mantenuto la residenza, per tenervi comizi e conferenze. Vi tornerà anche
quel fatale 5 maggio del 1972, questa volta per votare. L'aereo, un
quadrimotore, parte da Fiumicino
nel pomeriggio, in leggero ritardo sul previsto. Il volo è tranquillo. Quando
giunge nel cielo di Palermo e si appresta ad atterrare, la torre di controllo dà
la precedenza ad un aereo più piccolo in arrivo da Catania. Il pilota del
quadrimotore compie un'ultima virata
che si conclude con uno schianto e un bagliore accecante contro Montagna
Longa. Con Alberto Scandone muoiono altri 114 passeggeri e 7 membri
dell'equipaggio.
I funerali saranno celebrati cinque giorni dopo a Firenze nella chiesa di
San Francesco in piazza Savonarola, a pochi passi dalla statua del monaco
impiccato e poi bruciato in Piazza
della Signoria.
Il dolore dei presenti (la chiesa era gremita) è
ben percepibile da questo biglietto che Padre Balducci quello stesso giorno
inviò all'on. Berlinguer insieme all'articolo che aveva scritto in ricordo dello
scomparso per
“Testimonianze”, la sua rivista: “Onorevole Berlinguer, vengo ora dai funerali
di Alberto Scandone. Durante il rito mi è venuta l'idea di inviare a lei, che
credo ha sofferto come me per la sua morte, questo pezzo che apparirà sul
prossimo numero di Testimonianze. Mi permetto questa confidenza come un
segno di partecipazione al dolore suo e di molti uomini del suo partito e quasi
come un auspicio della vittoria della classe operaia alla cui causa, in
posizioni così diverse, sono votato anch'io, come lei, come Alberto. Mi scusi e
gradisca i miei ossequi.”
Tra arte e scienza: un'insolita storia della pittura
recensione di Adriana Giannini
Adriano Zecchina: “Alchimie nell’arte” –
Zanichelli Editore – pp 240 pagine – euro 13
Ammettiamolo, quando osserviamo un dipinto – antico o moderno che esso sia –
ci capita molto
raramente
di chiederci da dove provengano i colori con cui è stato realizzato. Eppure il
modo in cui gli artisti esprimono la loro creatività è strettamente legato ai
materiali disponibili nella loro epoca, materiali che, nel caso dei pittori,
sono stati per secoli pigmenti e leganti ingegnosamente creati a partire da
elementi naturali o artificiali. È questo l’originale spunto da cui è partito
Adriano Zecchina, stimato professore di chimica all’Università di Torino ed
appassionato cultore della pittura, per raccontare l’evoluzione di questa forma
di arte in un riuscito trattatello che, in sole 240 pagine, riesce a fornirci
tutti gli strumenti per guardare da un punto di vista diverso le opere d’arte
che accompagnano fin dal Paleolitico la storia dell’uomo.
Leggendo questo volume ci rendiamo conto di quanto fossero importanti fin dai
tempi più antichi gli scambi di merci e di conoscenze: per esempio, le
realistiche scene di caccia che decorano le grotte di Lascaux o di Altamira
devono i loro colori ad artisti che utilizzavano l’ocra e l’ematite presenti in
alcuni terreni, i raffinati affreschi delle tombe egizie non avrebbero potuto
essere realizzati senza le conoscenze alchemiche e mineralogiche di esperti
artigiani, il blu oltremare, il vermiglione e l’orpimento abbondantemente usati
da Giotto e da altri artisti della sua epoca giungevano a loro attraverso il
commercio attuato a caro prezzo
dalle Repubbliche marinare. Nel Rinascimento poi la tavolozza degli artisti si
accrebbe di nuovi colori che venivano fabbricati nelle “botteghe” dei più noti
maestri con tecniche raffinate e spesso tenute segrete, così come peculiari di
ogni pittore erano gli effetti di chiaroscuro e le velature che esso riusciva a
ottenere con metodi trasmessi solo agli allievi più fidati.
Il ruolo della bottega rimase fondamentale fino al 1840 quando l’industria
chimica iniziò a produrre i tubetti metallici che contenevano colori già pronti
all’uso; da quel momento i pittori ebbero a disposizione innumerevoli colori di
sintesi a basso costo. Senza questa innovazione non avremmo avuto le albe e i
tramonti di Monet, i girasoli di van Gogh, i verdi paesaggi di Cézanne, i forti
colori puri di Modigliani, degli
espressionisti e di tutta la pittura astratta e cubista. Dalla metà del
Novecento, poi, l’uso di pitture industriali, fluide, la tecnica del collage,
l’impiego dei materiali più vari hanno cambiato completamente le modalità di
espressione artistica fino ad arrivare alla tavolozza virtuale dell’arte
digitale: scomparsi del tutto i pigmenti è rimasta, si spera, la fantasia
creativa.
recensione di Giuditta Bricchi
Con il volume “Le innovazioni del
prossimo futuro: tecnologie prioritarie per l’industria “ VIII
Edizione,
2012, pag.530,
€ 70,00,
l’Associazione Italiana per la Ricerca
Industriale (Airi) e
Innovhub - Stazioni
Sperimentali per l’Industria (Ssi), Azienda speciale della Camera di commercio
di Milano, presentano le linee
innovative di ricerca e sviluppo tecnologico
che potrebbero
sostenere e
rilanciare la competitività del Paese.
Le tecnologie considerate interessano
settori importanti
per lo sviluppo economico e sociale, come la salute e il benessere,
l’energia, il trasporto intelligente e sicuro, la chimica sempre più
sostenibile, l’efficienza dell’uso delle risorse e delle materie prime, lo
sviluppo di settori hightech (come ICT, microelettronica, avionica) e il
rilancio tecnologico di settori classici del Made in Italy.
Gruppo di lavoro
Un Gruppo di lavoro
di 114 membri, costituito da
operatori molto qualificati del mondo della ricerca industriale, degli Enti
pubblici e privati di ricerca e di importanti Università, ha identificato
un’ottantina di tecnologie che si
potrebbero sviluppare nei prossimi 3-5 anni, con una rilevante ricaduta sul
sistema produttivo e sui servizi avanzati. I settori industriali interessati
sono 8: Informatica e telecomunicazioni,
Microelettronica e semiconduttori, Energia, Chimica, Farmaceutica e
biotecnologie, Trasporto su strada, ferro e marittimo, Aeronautica, Beni
Strumentali.
Criteri di
selezione
Per ognuno di
questi settori sono state selezionate da 6 a 19 tecnologie, basandosi sui
seguenti criteri:
·
impatto,
particolarmente nel medio-breve periodo, sulla competitività delle industrie
italiane operanti nello specifico settore;
·
durata media
necessaria per condurre lo sviluppo delle tecnologie
a buon fine
·
valutazione qualitativa dell’ordine
medio di grandezza delle risorse finanziarie necessarie per il raggiungimento
del prototipo o del mercato;
·
analisi degli
aspetti socio-economici ( reale possibilità di sviluppo delle tecnologie
selezionate nel contesto industriale e socio-economico italiano, impatto
sull’occupazione, sostenibilità sociale e ambientale e fattibilità tecnica ed
economica per arrivare al prodotto finito o al processo produttivo e quindi al
mercato ).
Le schede
Le tecnologie
selezionate sono presentate singolarmente in una scheda, che riporta
le motivazioni per la loro scelta,
lo stato dell’arte in Italia e all’estero e, se possibile, l’ordine medio
qualitativo di grandezza delle risorse finanziarie necessarie per il successo
del loro sviluppo. Il volume, pur
non essendo esaustivo rispetto a tutta l’industria nazionale e a tutti i più
importanti settori industriali e ai servizi avanzati, rappresenta una parte
significativa delle prospettive di sviluppo tecnologico, in particolare nel
medio-breve termine, del sistema industriale e dei servizi avanzati del Paese.
Renato Ugo, presidente di Airi, precisa che “ è forte
la
speranza che, come talvolta è accaduto in passato, alcune indicazioni di questo
rapporto possano essere ritenute utili per la stesura del prossimo Programma
Nazionale di Ricerca e possano anche essere di indirizzo per gli Enti pubblici
di ricerca e per le Università più innovative al fine di impostare programmi e
linee di ricerca coerenti con reali problemi scientifici e tecnologici di una
parte dell’industria italiana.”
L’analisi
L’analisi condotta
non è da considerarsi una
previsione tecnologica, ma presenta
una realistica immagine di quelle linee tecnologiche che una parte
dell’industria italiana può o sta perseguendo per recuperare competitività di
prodotto e processo in tempi accettabili. Il volume è
caratterizzato, rispetto al passato, da un’importante innovazione e cioè,
alla tradizionale analisi strategica e tecnica dei diversi settori presi in
considerazione, si aggiunge, per la
prima volta, una panoramica del possibile impatto sulle tecnologie, delle
Key Enabling Technologies
(KET’s) individuate
dalla Unione Europea (UE)
come la chiave innovativa del progetto Horizon 2020 di sviluppo della
competitività tecnologica e scientifica della UE. Vi è, cioè, un primo tentativo
di cercare di definire un embrione di correlazione matriciale tra le Key
Enabling Tecnologies (KET’s) e alcuni settori tecnologici più o meno
tradizionali dell’industria italiana.
Tecnologie
abilitanti Fondamentali (KET’s)
Le Key Enabling
Technologies (KET’s), o
Tecnologie abilitanti Fondamentali, sono
tecnologie che
presentano un ruolo chiave per lo sviluppo di nuovi beni e servizi in numerosi
settori. La UE ha individuato come essenziali per la crescita scientifica e
tecnologica le seguenti 6
Tecnologie abilitanti Fondamentali:
Biotecnologie industriali,
Nuovi materiali, Fotonica, Nanotecnologie, Micro e nano elettronica,
Sistemi avanzati di produzione.
Nel volume si è quindi iniziato ad esaminare in maniera concreta il potenziale
impatto di queste KET’s nei vari settori industriali presi in considerazione.
Poiché il cuore della ricerca
innovativa alla base di queste KET’S si trova nelle Università e negli Enti
pubblici o privati di ricerca, vi è anche un tentativo di indicare alla ricerca
accademica quale può essere il suo contributo, tramite le KET’s, alla crescita
competitiva in termini tecnologici di alcuni settori industriali rilevanti per
il Paese.
Le energie rinnovabili baluardo
contro la crisi economica, climatica e
ambientale
"Le tecnologie delle fonti rinnovabili di energia"
Tecnologie e stadio di sviluppo delle
fonti rinnovabili e dei sistemi di accumulo
Presentato all’ENEA il libro “Le
tecnologie delle fonti rinnovabili di energia”, pubblicato da Il Sole
24
Ore, in collaborazione con l’ENEA e E.ON, e curato da Pietro Maria Putti,
sub-commissario dell’ENEA, e da Oreste Bramanti,
direttore Energie Rinnovabili di NIS Gazprom Neft, che è una trattazione
completa e aggiornata delle tecnologie per le fonti rinnovabili (solare, eolico,
geotermico, idroelettrico e
biomasse) e per i sistemi di accumulo.
Il volume, al quale hanno collaborato numerosi ricercatori dell’ENEA, nasce con
l’obiettivo di offrire ai decisori pubblici uno strumento a supporto delle
politiche energetiche a livello regionale e locale. L’ENEA, che ha il presidio
italiano delle migliori competenze sulle tecnologie per le rinnovabili, opera da
anni in sinergia con i maggiori centri di ricerca universitari italiani e svolge
attività di trasferimento tecnologico alle industrie del settore.
Nonostante la crisi economica internazionale, il settore delle rinnovabili è in
continua crescita in tutto il mondo. L’Italia, dove oltre 100 mila persone
lavorano in questo campo, è diventata nel 2010 il primo mercato al mondo nel
fotovoltaico con 9,3 GW installati, grazie agli incentivi che hanno sostenuto
fortemente la domanda. Solo una politica energetica che investa di più in
ricerca e sviluppo nel settore delle rinnovabili può favorire una maggiore
capacità di offerta interna, così come è avvenuto in altri Paesi europei, e
determinare la creazione di nuove figure professionali e lo sviluppo di vere e
proprie filiere produttive ad alta intensità tecnologica. Esistono tuttavia
settori in cui l’Italia può già vantare eccellenze nelle filiere produttive,
come nei casi del solare a concentrazione e del bioetanolo di ultima
generazione, sviluppati dall’ENEA.
Nella realizzazione del volume ha collaborato anche E.ON, tra i più grandi
gruppi energetici privati al mondo. La divulgazione della conoscenza
scientifica, la ricerca e la formazione sono tra i pilastri fondamentali del
Gruppo per stimolare ed implementare uno sviluppo energetico e industriale
concretamente sostenibile.
Lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili rappresenta una delle strategie
concrete che i Paesi possono perseguire per contrastare le crisi
economico-finanziaria, climatico-ambientale e delle risorse energetiche. In
questo contesto, per il nostro Paese diventa fondamentale definire una strategia
di sviluppo economico sostenibile che punti sulle fonti rinnovabili e
sull’efficienza energetica per diminuire la dipendenza dalle fonti fossili
importate dall’estero.
Mario Melazzini – Emma Neri: “Daniele che avrà 20 anni nel 2020” – Edizioni San
Paolo - pp 160 - € 12,50
Nella camera
di Daniele.
arredata con un amore che
i colori,
il
cestone
di pupazzi,
gli omini
della
Playmobil
non bastano
a descrivere,
c'è un
grande
disegno
appeso alla
parete.
Lo ha fatto Daniele: al centro, c'è lui, con una corona reale sulla
testa. Intorno, la mamma e il
babbo, le sorelle, la nonna. Perché Daniele è un bambino felice: ogni sua mossa
comunica una gioia di vivere che incanta e stupisce. Daniele che alla sua
famiglia dà molto più di quanto chieda: «Qualche volta ha un atti-
mo di tristezza, ma il suo bello è che è sempre allegro» dice Paola. «Se è
contento lui, non posso dire di essere triste io.
Se è felice lui, possono esseri o tutti: questo è il grande insegnamento
che ti danno bambini come lui e tanti altri che ho conosciuto». Il regalo di
Daniele alla sua famiglia è «l'unità,
sicuramente. Il suo sorriso ci compensa. Si impara a godere delle piccole
cose che a volte si dimenticano. Capitano giorni
che lo guardo e dimentico il resto. Il sorriso di un bambino può darti
davvero la forza di andare avanti».
Mario Melazzini
(1958)
è Assessore alla Sanità di Regione
Lombardia.
Il 17 gennaio
2003 gli
viene
confermata
la
diagnosi
di
SLA,
Sclerosi
Laterale Amiotrofica,
che lo obbliga
ad affrontare
un lungo
percorso
verso l'accettazione
dei
propri limiti,
sia come
uomo,
sia
come
malato
ed a raggiungere
la consapevolezza che,
a
volte
può
accadere
che una malattia che
mortifica e limita il corpo possa rappresentare una
vera e propria medicina
per chi deve
forzatamente
convivere con essa,
senza
la possibilità
di
alternative.
È Presidente Nazionale
AISLA
(Associazione
Italiana
Sclerosi
Laterale
Amiotrofica).
È
autore
di
diverse
pubblicazioni
scientifiche.
Emma
Neri,
giornalista professionista,
critico cinematografico,
ha
lavorato al Sabato e
in
Rai.
E'
autrice di filmati e
saggi.
Collabora con diverse
testate,
si
occupa di co municazione.
Giorgio
Campanini: “Stare insieme. Alla ricerca di una famiglia conviviale” – Edizioni
San Paolo – pp. 184 - € 13
La famiglia ha ancora un futuro? Oppure il nucleo familiare dovrà
cedere il passo ad altre forme di
rapporto
fra uomo e donna? O dovrà scoprire nuove prospettive della paternità e della
maternità? In dialogo con la cultura contemporanea, il volume affronta questi
interrogativi attraverso un'attenta
analisi della famiglia e della sua evoluzione: dai
cambiamenti generazionali alle nuove dimensioni dell'erotismo, dal
difficile apporto fra spontaneità dei sentimenti e istituzione alla relazione
tra pubblico e privato. Alla sfida della società tecnologica, dove regnano il
dominio e l'efficienza, la famiglia può rispondere solo se
recupera la dimensione "conviviale": la capacità di esprimere gioia e
serenità, di incarnare nella vita quotidiana lo stile della gratuità,
sviluppando la "logica del dono" e del dialogo.
Dottore in Lettere e Filosofia, Giorgio Campanini ha conseguito successivamente
il diploma di perfezionamenlo in
Filosofia del diritto e la libera docenza in Storia delle dottrine politiche. Di
questa materia, nonché di Sociologia della famiglia, è stato a lungo docente
presso l'Università di Parma. Le tematiche familiari sono state altresì
costantemente tenute presenti nell'ultima fase del suo insegnamento, presso la
Pontificia Università Lateranense e la Facoltà di teologia di Lugano.
All'interno della sua prolungata riflessione sul pensiero politico
dell’Ottocento e del Novecento ha
dedicato una particolare attenzione al rapporto famiglia-società.