Dal G20 di Roma alla Cop26 di Glasgow
nessuno lo vuole, nessuno lo molla
Chi pagherà le energie alternative?
di Giuseppe Prunai
Il G20 di Roma è stato un successo personale del presidente del consiglio
italiano, Mario Draghi. Magistralmente organizzato nella cornice della “Nuvola”
di Fuksas, il nuovo Palazzo dei Congressi dell’EUR, si è avvalso di geniali
trovate come la foto ricordo, in apertura, con l’invasione dei sanitari che
combattono la pandemia, e il finale alla fontana di Trevi con il tradizionale
lancio della monetina che, secondo la leggenda, garantirebbe un futuro ritorno a
Roma.
Al di là dei problemi politici ed economici trattati, il G20 è stato il preludio
alla Cop26 di Glasgow.
Ha detto il presidente Draghi aprendo i lavori: “La crisi climatica è il
problema decisivo dei nostri tempi. Mette in pericolo il nostro sostentamento,
minaccia la nostra prosperità, mette a rischio il nostro futuro. Con lo
scioglimento dei ghiacciai, l'innalzamento del livello del mare e gli eventi
meteorologici estremi che si verificano sempre più frequentemente, ci troviamo
di fronte a una scelta semplice. Possiamo agire ora o pentircene in seguito”.
Messo a fuoco il grave problema dei nostri tempi, Draghi ha proseguito
affermando che “con l'accordo di Parigi, ci siamo impegnati ad affrontare
collettivamente il riscaldamento globale. Ma i passi in avanti che abbiamo
intrapreso da allora si sono rivelati insufficienti. Gli scienziati ci dicono
che - con le politiche attuali - le conseguenze del cambiamento climatico per
l'ambiente e la popolazione mondiale saranno catastrofiche. Il costo dell'azione
– per quanto alto possa sembrare – è banale rispetto al prezzo dell’inerzia”.
Dopo avere osservato che “la lotta al cambiamento climatico coinvolge,
letteralmente, il mondo intero” ha auspicato l’unione, “nel successo e nel
fallimento. E, come G20, abbiamo la responsabilità di mostrare leadership e
guidare il mondo verso un futuro più sostenibile”.
Draghi ha poi enunciato gli obiettivi a lungo termine coerenti con quelli
dell’accordo di Parigi. “Dobbiamo accelerare la graduale eliminazione del
carbone e investire di più nelle energie rinnovabili. Dobbiamo anche assicurarci
di utilizzare le risorse disponibili con saggezza, e quindi dobbiamo essere in
grado di adattare le nostre tecnologie e anche i nostri stili di vita a questo
nuovo mondo. E mentre ci muoviamo verso questi obiettivi, dobbiamo aiutare i
paesi di tutto il mondo ad affrontare il cambiamento climatico e ad adattarsi ai
suoi effetti”,
A parole, tutti d’accordo, ma a Glasgow le cose sono andate diversamente, come
avete letto nei servizi di Bartolomeo Buscema e di Domenico Vito sulla Cop26.
Un G20 con un finale trionfalista. Con Draghi che sottolinea la decisione di
lasciare alle spalle il carbone con lo stop ai finanziamenti delle centrali a
carbone nel 2021. Ma resta un
rammarico, ha detto Draghi, “che si sarebbe preferito che tutti i Paesi avessero
confermato la deadline del 2050 per le emissioni zero ma secondo me gradualmente
ci si arriverà”.
Meno entusiasta di Draghi, il
segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che ha esclamato: “Mentre
accolgo con favore l’impegno del G20 verso soluzioni globali, lascio Roma con le
mie speranze insoddisfatte, ma almeno non sepolte per sempre”.
Draghi ha comunque sottolineato che sono state gettate le basi per una ripresa
più equa. “Sono lieto di annunciare – ha sottolineato - che l’Italia triplicherà
l’impegno finanziario a 1,4 miliardi l’anno per i prossimi 5 anni per il fondo
green sul clima. In questo vertice abbiamo fatto sì che i nostri sogni siano
ancora vivi ma adesso dobbiamo accertarci di trasformarli in fatti”.
Oltre che di energia e della situazione economica mondiale,
il G20 si è occupato delle vaccinazioni con l’obiettivo di vaccinare
almeno il 40% della popolazione mondiale entro la fine del 2021 e il 70% entro
il 2022. Inoltre, i paesi presenti sosterranno la ricerca e lo sviluppo.
L'omaggio di Draghi ad Angela Merkel che svolge uno dei suoi ultimi incarichi pubblici
Fin qui il G20 e, dopo, la Cop26. Ma restano dei dubbi. Come verranno sostituiti
i combustibili fossili come carbone, petrolio e, probabilmente, anche metano la
cui combustione produce CO2? Si stima che le cosiddette energie alternative,
come l’eolico e il solare, potranno assicurare solo il 20% del fabbisogno
mondiale. Da dove proverrà il rimanente 80? Si pensa alla produzione di
elettricità tramite il moto ondoso del mare e comunque l’idroelettrico dovrebbe
farla da padrone. Soprattutto con il sistema dei laghi a cascata. L’acqua di un
lago, in alto, alimenta una turbina e viene poi raccolta in altri laghi più in
basso che, a sua volta, alimentano altre turbine e, infine, viene raccolta in un
altro invaso. Durante la notte, quando la domanda energetica è minore, l’acqua
del lago più in basso viene pompata in quello più in alto. E’ un sistema in uso
in Belgio.
C’è chi auspica un ritorno al
nucleare ma non considera il fatto che per costruire una centrale occorrono
almeno dieci anni, che non è mai stato risolto il problema delle scorie, che il
nucleare di quarta generazione, con il quale tutti si risciacquano la bocca, non
esiste, che non esiste la fusione. Insomma si tratta di una via non praticabile,
almeno nell’immediato.
Finale da turisti: tutti a lanciare la monetina nella Fontana di Trevi
Dipendere in larghissima parte dall’energia elettrica comporta, fra l’altro, una
serie di problemi economici perché il costo dell’elettricità è alto e poi pone
dei problemi di utilizzo anche questi costosi. Ad esempio, nelle cucine delle
nostre abitazioni, sarà necessario sostituire tutti i nostri fornelli, tanto a
gas che elettrici tradizionali, con le piastre elettriche ad induzione che hanno
un rendimento superiore. Ma per utilizzarle bisognerà sostituire tutte le
pentole, tegami e padelle che, per funzionare, debbono avere un fondo realizzato
in modo da poter interagire con i fornelli. E si tratta di un vasellame
piuttosto costoso.
Il problema, allora, è questo. Chi paga? Come al solito, il povero Pantalone!
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