In 50mila scioperano per il clima a
Milano
“Lentius, Profundius, Suavius”:
un motto per i giovani ambientalisti
di Magali Prunai
Venerdì primo ottobre: sciopero per il clima. A Milano partecipa anche la leader
dei movimenti giovanili per l’ambiente: Greta Thunberg.
Greta è arrivata in città già da alcuni giorni per la conclusione dei lavori del
Pre-COP 26, una serie di iniziative preparatorie al COP 26, la conferenza delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Il Pre-COP altro non è che una serie di riunioni di ministri del clima e
dell’energia per discutere gli aspetti politici fondamentali dei negoziati che
si terranno, poi, al COP vero e proprio. Quest’anno l’assemblea si terrà a
Glasgow e, in quanto partner della presidenza affidata al Regno Unito, i lavori
preparatori si sono svolti in Italia, a Milano.
Greta è stata accolta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal
sindaco di Milano, Beppe Sala, dal ministro per la transizione ecologica,
Roberto Cingolani, e il suo discorso “bla,bla,bla” è già storia.
Il venerdì, come ogni venerdì fino a prima della pandemia, per le strade delle
nostre città i ragazzi, ma non solo, sono tornati a protestare e a chiedere
attenzione e soluzioni per l’emergenza climatica.
Non esistono più le mezze stagioni avremmo detto una volta e, in effetti, il
primo giorno di ottobre, a Milano, non è una bella giornata autunnale. Fa caldo,
il sole scotta e si suda: il caratteristico clima di freddo e nebbia è ormai
solo un ricordo.
Ma questo non spaventa i giovani, non spaventa Greta e non spaventa chi chiede
soluzioni a problemi ormai innegabili.
Le proteste per il clima sono delle manifestazioni pacifiche, un momento per
fare comunità e per sentirsi parte di una moltitudine. Sono un momento di
allegria, di canto, di ballo e di discussione perché si può ragionare anche
divertendosi.
“Non basteranno la paura della catastrofe ecologica o i primi infarti e collassi
della nostra civiltà a convincerci a cambiare strada. Ci vorrà una spinta
positiva, il sentire che il cambiamento dei nostri stili di vita ci giova, ci fa
star meglio, ci fa gustare più intensamente la vita. Ci vorrà una rifondazione
culturale e sociale di ciò che in una società o in una comunità si consideri
desiderabile”. Così si esprimeva Alex Langer (foto a sinistra), giornalista,
politico, fondatore dei verdi italiani, quando spiegava la sua teoria della
conversione ecologica. Langer immaginava una società più quieta, più profonda,
più dolce. Una società dove giovani e anziani non sono in lotta fra loro, dove
ricchi e poveri, sani e malati non sono distanti fra loro ma cercano di
comprendersi a vicenda, dove essere tutti più empatici per ammirare le
meraviglie del mondo e fermarsi a guardare un tramonto. Una società non
superficiale,
che non si ferma alle apparenze, una società non violenta che si fonda sulla
gentilezza e sul sostegno reciproco. Una società più umana che può rendere la
terra più ospitale.
Forse Langer era un sognatore, ma forse se fosse ancora vivo guarderebbe con
commozione ai movimenti giovanili nati negli ultimi anni per cambiare il mondo.
Viviamo in una società veloce, in costante mutamento e dove ciò che possediamo o
millantiamo di possedere è più importante di ciò che siamo in realtà. Ma gli
eventi degli ultimi anni, la temibile malattia che ha colpito il mondo intero e
ha costretto tutti a rallentare le nostre vite, hanno dimostrato che forse
Langer non era il visionario che pensiamo ma che avesse anticipato di molto i
tempi.
Io non so se Greta, quando ha iniziato a manifestare davanti al Parlamento del
suo paese, conoscesse le teorie di un uomo morto già da tanto tempo. E non so
neanche quanti dei ragazzi, dei giovanissimi e dei meno giovani, che venerdì
sfilavano per le nostre città, conoscano il sentimento ambientalista e pacifista
di cui Langer era portavoce. Ma so che, nonostante tutto, ciò che viene chiesto
è proprio quello: un posto tranquillo dove vivere sereni, un mondo più pulito
grazie alla collaborazione di tutti.