La scatola magica

e la diagnosi precoce in oncologia

 

di Luisa Monini

Umberto Veronesi ( foto sotto a sinistyra) ha sempre sostenuto che quella del tumore al seno era   la storia di una malattia che si poteva vincere: “Se 30 anni or sono quattro donne su dieci ammalate non ce la facevano” asseriva Veronesi”, oggi sono meno della metà. Più di un terzo delle pazienti, poi, arriva alla diagnosi con lesioni così piccole che le percentuali di guarigione sfiorano il 100%”. La diagnosi precoce nella patologia tumorale è sempre stato il chiodo fisso dello scienziato che immaginava si potesse un giorno arrivare a concepire una sorta di “scatola magica” una macchina scanner, in grado di esaminare in breve tempo, e in modo non invasivo, tutto il corpo umano individuando masse tumorali, anche di piccole dimensioni, sì da poter intervenire in tempo utile per salvare vite umane. Una visione? Un sogno? Lasciamo sospesi per un attimo questi interrogativi e facciamo un balzo indietro nel tempo; nel 1951, quando la prof. Rita Montalcini, allora in America, in una sua lettera alla gemella Paola, così scriveva sul cancro: “ Il cancro è la ribellione di una cellula  che, moltiplicandosi, ne genera milioni contro le leggi che regolano lo sviluppo e la vitalità di un organismo: è la ribellione di Satana contro Dio, l’ instaurarsi del caos dove prima era l’ ordine, la vittoria dell’ anarchia sulla legge. È un dramma.”  Di fatto, in quegli anni la diagnosi di tumore equivaleva quasi sempre a una condanna a morte e il medico non poteva far altro che accompagnare il paziente verso il fine vita. La missione di Veronesi comincia proprio da qui; dalla sua ferma volontà di invertire questo paradigma a favore del valore della vita ed in nome di questo obiettivo ha sempre agito nella sua lunga professione di chirurgo oncologo; a cominciare dal particolare rapporto fiduciario che riusciva a stabilire con i suoi pazienti, dalle importanti campagne divulgative da lui sostenute per sensibilizzare soprattutto la popolazione femminile a seguire stili di vita salutari, all’ utilizzo di farmaci innovativi (anticorpi monoclonali), alle sue  tecniche chirurgiche non invasive (famosa la sua quadrantectomia), ai trattamenti chemioterapici e a quelli radioterapici. Ma Veronesi credeva fortemente che l’arma vincente per sconfiggere il tumore fosse la diagnosi precoce e anche se, con le sue sapienti mani, riusciva spesso ad evidenziare noduli piccolissimi, tuttavia era il primo a riconoscere che le più fini manovre semeiologiche non erano sufficienti a scoprire il Male, ovunque esso avesse deciso di annidarsi.

La scatola magica

Questo era il suo grande cruccio ma anche il suo costante obiettivo che non perse mai di vista e che vide realizzato nel 2009 presso il suo stesso Istituto grazie all’ interessamento di uno tra i suoi più giovani collaboratori, Giuseppe Petralia, vicedirettore della Divisione di Radiologia  dell’ IEO che, dopo anni di ricerca in risonanza magnetica e grazie alla collaborazione con i principali centri di ricerca in Europa, iniziò ad utilizzare la Diffusion Whole Body; una macchina di risonanza magnetica appositamente configurata per acquisire immagini che sfruttano l’acqua normalmente presente nei tessuti e, grazie a questa, visualizzare i tumori senza la necessità di iniezioni di mezzo di contrasto.” In pratica” spiega lo stesso Petralia nel suo libro “La Scatola Magica” edito da Mind “ le molecole di acqua è come se fossero “intrappolate” nei tumori, perché questi hanno una elevata densità di cellule, e noi li vediamo brillanti con la DWB, tanto da poterli distinguere con chiarezza dai tessuti sani. Il paziente attraversa “l’anello” della Risonanza magnetica disteso su un lettino, con una specie di “lenzuolo” addosso, che migliora la qualità delle immagini. L’esame dura circa 35 minuti. Il risultato finale? Una ricostruzione incredibilmente dettagliata dell’anatomia umana, che consente d’individuare tumori anche di appena 3-4 millimetri. E di avviare tempestivamente le cure del caso, se necessario”.

L'immagine ricavata dalla scatola magica

Ecco quindi che la visione di Veronesi si è realizzata così come si è realizzata la sua premonizione quando ancora la Diffusion Whole Body stava, per cosi dire, muovendo i primi passi all’ interno del suo Istituto: “Nella lotta al cancro è come navigare di notte, quando la visibilità è poca e bisogna affidarsi alla strumentazione. Lo screening basato su un nuovo esame di risonanza magnetica, la Diffusion Whole Body, potrebbe diventare il radar che ci guiderà nella regata contro i tumori”. U.V.

E così è stato! Oggi, presso l’IEO, la DWB viene utilizzata normalmente per monitorare pazienti già in cura presso l’Istituto stesso.

Di spalle, Giuseppe Petralia, vicedirettore della Divisione di Radiologia  dell’ IEO

Per persone sane che invece desiderano indagare sul proprio stato di salute, in modo sicuro e veloce, si è aperta la possibilità di poter eseguire la DWB anche in altri Centri diagnostici d’avanguardia; come l’ASC (Advanced Screening Centers), di Castelli Calepio (Bg), che  vanta il più alto numero di persone esaminate dal 2017 ad oggi: oltre 4000.

Il Galileo