Si scrive “mom shaming”

si legge:

i  criticoni dei social

 

di Magali Prunai

 

Masaccio: madonna col bambino

Le scelte che ogni giorno genitori di tutto il mondo compiono per il bene della prole, soprattutto quelle effettuate dalla madre, a partire dalla scelta del tipo di parto, sono da sempre sottoposte all’occhio critico di chiunque decida di potersi ergere a giudice perché giudicare piuttosto che capire è più facile e richiede meno sforzo cerebrale. Da quando, poi, la nostra vita è diventata anche “social”, ovvero siamo connessi quasi 24 ore al giorno a internet, a blog e social network, le intromissioni altrui, soprattutto da parte di sconosciuti, sono aumentate in maniera incalcolabile.

Commenti sul fisico della madre nel post parto, perché si è lasciata troppo andare o perché ha deciso di uscire dall’ospedale ben pettinata e truccata; frecciatine sull’aspetto del bambino perché è troppo lungo o corto, troppo magro o grasso; il far sentire inadeguata una madre che decide di non allattare al seno, per scelta personale o medica; un bambino col ciuccio sarà subito sottoposto a critiche, che indirettamente vogliono colpire le scelte dei genitori, così come un bambino senza ciuccio e così via sono tutti giudizi non richiesti che possono portare una coppia, soprattutto la donna, in un profondo stato di crisi e sconforto.

Sentirsi inadeguati quando si ha per le mani una nuova vita che va cresciuta, educata, nutrita non è mai facile, se poi ogni singola azione deve essere posta sotto la lente d’ingrandimento delle convinzioni altrui la questione diventa ancora più difficile e a rimetterci, alla fine, sono spesso gli stessi bambini.

Questo fenomeno, che è sempre esistito e che molti purtroppo conoscono per esperienza diretta, si conosce oggi come “mom shaming”. Gli esempi famosi si sprecano e forse proprio perché le vittime illustri sono così numerose negli ultimi tempi se ne parla di più.

Basta pensare alle pesanti critiche cui è stata sottoposta la nota influencer Chiara Ferragni quando, partorita la seconda figlia, ha scelto di mostrare ai suoi 20 milioni e più fan una sua foto mentre allatta e mangia una brioche. Negli ultimi anni l’allattamento in pubblico è stato sdoganato, dichiarandolo “pura poesia” e qualcosa di molto naturale, rendendolo legittimo in qualsiasi contesto, dalla spiaggia al più formale, ma non se sei una giovane donna di successo, intelligente, bella e molto ricca. Nel suo caso la foto è offensiva e irrispettosa nei confronti del marito perché si intuisce che è a petto a nudo.

Le critiche sono arrivate anche quando la stessa influencer, a quasi 4 mesi di vita della bambina, ha preparato la valigia per andare a Cannes, ospite al festival del cinema, a presentare il suo temporary store del caffè. Normalmente si parla di quanto sia penoso per una donna lavoratrice allontanarsi anche per lunghi periodi lavorativi dai propri figli di pochi mesi, ma quando ad andare a lavorare è la star di turno allora le si vomita addosso tutto l’odio di cui si è capaci.

Ma il “mom shaming” non è solo questo e non è solo quello nei confronti delle mamme famose. Il “mom shaming” avviene soprattutto all’interno della famiglia, da parte del partner o, molto più di frequente, da parte di altri membri della famiglia stessa che, come spesso fanno perfetti sconosciuti, criticano, giudicano e confrontano.

Se in famiglia, esclusa la cattiveria di fondo, atteggiamenti simili possono essere l’estrema conseguenza di problemi precedenti irrisolti, quando a commettere “mom shaming” è una persona amica o un perfetto sconosciuto allora il discorso diventa molto più ampio e complesso.

Jean Fouquet: Vergine e il Bambino (1452-55)

Invidia e odio sono i sentimenti che fanno da padroni in questa situazione. Gelosie, incapacità totale di distinguere la vita “social” da quella reale, il voler essere come l’altro, nascondere il sentirsi inadeguati o diversi attaccando i comportamenti altrui: sono tutte manifestazioni di odio che, a livello di “social network”, sfociano quasi sempre nell’offesa, nell’insulto, nell’ingiuria. Su internet si litiga e si critica e quando l’oggetto delle critiche è una donna che ha avuto dei figli allora il giudizio diventa subito legato alla donna come madre.

Donne che hanno deciso, quando qualcuno non ha deciso per loro, di non lavorare che attaccano le “colleghe” mamme lavoratrici; altre che trovano inconcepibile che una madre voglia ritagliarsi degli spazi solo per lei, spazi di benessere o culturali, senza nasi gocciolanti o pannolini da cambiare; perfetti sconosciuti, con o senza figli, che sanno sempre cosa è meglio per i figli degli altri, dispensando consigli non richiesti basati su bambini immaginari assolutamente perfetti e intelligentissimi.

Se per secoli, perché oggi lo chiamiamo con un termine molto alla moda ma in realtà il problema esiste da sempre, le madri hanno subito, allevando figli sentendosi perennemente in colpa nei loro confronti, passando alla prole questi sentimenti compromettendo, alle volte, il loro stesso sviluppo psico-emotivo, oggigiorno, proprio perché mamme famose sono perennemente sotto attacco, se ne parla molto e si suggeriscono rimedi per non soccombere emotivamente.

Primo fra tutti l’alleanza fra i partner fa la forza della relazione, come il dialogo e l’ignorare qualsiasi suggerimento, commento, frecciatina detta con lo scopo di offendere ma mascherata da consiglio sincero. Le uniche indicazioni, gli unici suggerimenti da seguire, oltre alle proprie scelte educative, sono quelli degli esperti, come il pediatra.

Insomma, nel caso del “mom shaming” come in quello più generico ma altrettanto fastidioso del “body shaming” o, più in generale, dell’odio e dell’invidia l’arma migliore, nella vita reale come in quella “social” è ignorare il pensiero altrui e, nel caso il nostro livello di sopportazione sia arrivato al limite, prima di un crollo nervoso, è bene parlarne con persone formate appositamente per dare consigli su come uscire da relazioni tossiche. E per relazioni non si intende solo quella col proprio partner, ma relazioni e interazioni sociali, tanto reali che virtuali.

Il Galileo