manuale di istruzioni
per il bravo governante
di Magali Prunai
State meditando di invadere la Polonia o di dichiararvi principi indiscussi di
un territorio? Siete la regina Elisabetta e volete conservarvi il regno ancora
per molto? Se la risposta è sì allora questo libro fa per voi. Ma anche se non
rientrate in queste possibilità questo libro è adatto a voi, quanto meno per
capire e approfondire quello che è accaduto nella storia e che continua ancora
oggi a verificarsi.
Perché alla fine Il principe questo è: un manuale di istruzioni per il bravo
governante, infarcito di esempi, molto lontani per noi, ma ancora vivi nella
memoria dell’uomo del ‘500 al quale Machiavelli si rivolge. E non si rivolge a
un uomo a caso, ma dedica il suo trattato a uno dei massimi potenti dell’epoca,
un membro della famiglia Medici.
Una gran leccata di sedere, si potrebbe dire vista la situazione in cui si
trovava, ma se combiniamo la dedica con l’invocazione finale forse possiamo
desumere che dietro c’è di più.
Machiavelli nasce a Firenze nel 1469 e a soli 29 anni diventa segretario della
Repubblica fiorentina e segretario dei dieci. In quegli anni, rappresentando
Firenze, viaggerà molto fra le corti europee. Vedrà il modello del re di
Francia, Luigi XII, che citerà spesso nella sua opera portandolo come esempio di
governo ideale, con tanto di Parlamento terzo giudice nei conflitti fra nobili e
volgo in modo che il re non debba prendere troppo le parti degli uni e degli
altri. Un Parlamento che, comunque, non è del tutto indipendente e che è stato
concesso nell’illusione del popolo di avere dei poteri di rappresentanza e
decisionali. Sempre Luigi XII verrà citato come esempio di sovrano che non
spreca e sperpera i suoi averi e quelli dello Stato, un comportamento esemplare
per un capo di Stato che, però, possiamo dire noi oggi ha lasciato ben poca
traccia nei suoi discendenti dato che qualcuno, più interessato ai divertimenti
e a spendere, pochi secolo più tardi, perse letteralmente la testa dal collo.
Sempre nei suoi viaggi potè ammirare la corte degli Asburgo, del Papa, dei
Gonzaga e dei Borgia. Tutti nomi ricorrenti ne Il principe, tutti citati nel
bene e nel male, in un’analisi oggettiva dei singoli comportamenti nelle
situazioni più comuni per imparare cosa è meglio fare e cosa è meglio evitare se
si vuole rimanere al potere.
Tornati i Medici a Firenze, nel 1512, Machiavelli perse tutti i suoi incarichi
pubblici e nel 1513 fu arrestato e torturato con l’accusa di aver tremato contro
i Medici. Ritenuto innocente fu rilasciato ed esiliato. Durante il suo esilio a
San Casciano, non molto lontano da Firenze, analizzò la situazione politica
contemporanea, ma che a rileggerla 500 anni dopo possiamo quasi dire che
analizzò il potere politico non solo del passato e del suo presente ma anche del
futuro, del nostro presente.
Machiavelli, dopo aver elencato le forme di governo che si conoscono e aver
deciso di prendere in considerazione solo il principato (sia quello ereditato
che quello nuovo, conquistato), fa un elenco di comportamenti che deve avere il
principe perché il popolo non si rivolti contro di lui, chiamando in soccorso un
altro principe che non aspetta altro che conquistare nuovi territori e ampliare
il suo dominio.
Il principe deve essere rispettato, nel bene e nel male se questo serve al
principato. Essere buono e pio, ma con un territorio che fa acqua da tutte le
parti, immerso nella povertà, nel malcontento generale, non serve a nulla.
Allora è meglio un po’ di rigidità, di paura, purché non sia eterna, ma solo
finalizzata a riportare le condizioni al meglio.
Insomma, il principe deve essere virtuoso e poco vizioso ma se le sue virtù sono
assolutamente inutili e qualche vizio può aiutare a migliorare la situazione,
allora ben vengano.
Fra le virtù del principe, che all’inizio sicuramente verrà scambiata per un
vizio odioso, deve esserci la parsimonia. Un bravo principe non spende tutti i
suoi averi, o meglio, quelli del suo popolo, per mantenere nel lusso se stesso e
tutti i nobili, ma risparmia per quando sarà necessario armare l’esercito o fare
qualche opera di miglioramento. Così facendo non dovrà aumentare le tasse quando
avrà bisogno di soldi e saranno tutti molto più felici e fedeli.
Un po’ come oggi che speriamo che non si sprechino i soldi delle nostre tasse in
modo che poi siano sufficienti non solo per l’ordinaria amministrazione ma anche
per quella straordinaria.
Proprio per questa ragione il principe deve avere il controllo diretto sul suo
territorio e scegliere bene i suoi consiglieri e i suoi ministri. Machiavelli
dice che gli uomini possono essere molto intelligenti, mediamente intelligenti
oppure completamente stupidi. Se dall’ultima categoria bisogna scappare perché
non serviranno a nulla, bisogna circondarsi delle prime due ma stando molto
attenti. Una persona molto intelligente o mediamente intelligente deve mettere
davanti a tutto il principe e il principato, perché se penserà prima a se stessa
farà solo il suo bene e chi ci rimetterà, alla fine, sarà il principe in prima
persona.
Anche l’esercito è importante, da tenere sempre attivo, ben nutrito e ben
vestito in modo che sia sempre fedele e pronto a ogni combattimento.Anche se,
comunque, quando si conquista un nuovo territorio, è meglio cacciare qualcuno
dalla propria casa per insediare dei coloni piuttosto che tenere l’esercito a
presidiare ogni singola zona del nuovo Stato. Le colonie sono più efficaci
perché chi ha paura di perdere la casa starà zitto e terrà la testa bassa e quei
pochi che la perdono non devono trovare potenti confinanti, ma anche lontani,
disposti ad aiutarli perché il principe deve avere molti amici. Proprio per
questo non deve essere mai neutrale quando altri popoli entrano in conflitto fra
loro.
Altrimenti ti chiami Israele e Palestina e ti fai la guerra da 80 anni senza mai
voler trovare una soluzione.
A conclusione della sua analisi Machiavelli chiama di nuovo in causa Lorenzo il
Magnifico, al quale dedica l’opera, spiegando che questi dovrebbero essere i
consigli e i comportamenti da seguire il giorno in cui qualcuno di tanto
potenete e intelligente come lui (altra sviolinata) si metterà al comando di
quelle truppe che cacceranno dall’Italia i sovrani stranieri.
Ecco perché, 500 anni più tardi, è ancora importante leggere e conoscere
Machiavelli. Le sue idee pratiche su come conquistare e dominare un territorio
non sono quello che ci devono interessare. Ciò per cui è importante è che, dopo
aver provato sulla propria pelle il comando, il declino, addirittura le torture,
e l’esilio la mente dell’uomo non è mai stata soffocata e, soprattutto, come già
due secoli prima Dante, la voglia di un’Italia unita era già tanta. Ma le
rivoluzioni non le possono fare gli intellettuali da soli e quindi abbiamo
dovuto aspettare ancora qualche secolo perché un altro potente, altri
intellettuali e, in aggiunta, dei bracci armati, si unissero insieme nel
Risorgimento italiano.
“Vertù contra furore prenderà l’arme, e fia ‘l combatter corto, ché l’antiquo
valore ne l’italici cor non è ancor morto” (Francesco Petrarca, Italia mia,
1344).