Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
(PNRR): obiettivi e speranze
di Bartolomeo Buscema
Il logo del PNRR
Dopo le necessarie approvazioni alla Camera e al Senato, lo scorso 30 aprile, il
Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è giunto a Bruxelles. Ora il
“Next Generation Italia”, come qualcuno lo chiama, è al vaglio Commissione
europea. Il documento si inserisce all’interno del programma Next Generation EU
(NGEU), ossia il pacchetto da 750
miliardi di euro concordato dall’Unione Europea in risposta alla crisi pandemica
e con l’obiettivo di rilanciare economicamente il continente europeo.
Il PNRR italiano, un documento di ben 269 pagine, prevede investimenti pari a
191,5 miliardi di euro, altri 30,6 miliardi provengono dal Fondo complementare,
finanziato attraverso lo scostamento pluriennale di bilancio approvato nel
Consiglio dei ministri lo scorso 15 aprile. Il totale degli investimenti
previsti è quindi di 222,1 miliardi di euro che dovranno essere spesi in vari
ambiti: dal digitale, all’istruzione, alla sanità in quadro generale di riforma
della giustizia e della pubblica amministrazione.
Il Piano è articolato sei punti principali:
1.
Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura
2.
Rivoluzione verde e transizione ecologica
3.
Infrastrutture per una mobilità sostenibile
4.
Istruzione e ricerca
5.
Inclusione e coesione
6. Salute
Il PNRR prevede anche quattro progetti di riforma, essenziali per l’attuazione
del Piano, nei comparti della pubblica amministrazione, giustizia,
semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza.
Per quanto concerne il primo punto che recita “Digitalizzazione, Innovazione,
Competitività, Cultura”, sono stati stanziati complessivamente 49,2 miliardi di
cui 40,7 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 8,5 miliardi
dal Fondo complementare. Si tratta di un insieme di interventi
che promuovono la trasformazione digitale rafforzando, innanzitutto, le
infrastrutture digitali della pubblica amministrazione, assicurando una migliore
connettività sulla rete fissa e la fornitura di banda ultra-larga e connessioni
veloci in tutto il territorio italiano. Tra gli obiettivi del primo punto ci
sono anche l’innovazione del sistema produttivo, il turismo e cultura.
Il secondo punto, invece, si focalizza sulla cosiddetta Rivoluzione Verde e la
Transizione Ecologica,
stanziando
complessivamente 68,6 miliardi di cui 59,3 miliardi dal Dispositivo per la
Ripresa e la Resilienza e 9,3 miliardi dal Fondo complementare. È un
finanziamento cospicuo che dovrà rendere sostenibile e resiliente il nostro
sistema economico attuando le necessarie riforme per l’economia circolare e la
gestione dei rifiuti; rinnovando il trasporto pubblico locale, con l’acquisto di
bus a bassa emissione di inquinanti; incrementando l’efficienza energetica di
edifici privati e pubblici; prevedendo sostanziosi investimenti nelle fonti di
energia rinnovabile in un quado generale di semplificazione delle procedure di
autorizzative. Particolare attenzione sarà volta alla filiera di produzione di
idrogeno che dovrà essere verde (cioè non proveniente da fonti fossili), alla
riduzione del 15% delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile,
alla riduzione del dissesto idrogeologico che da tanto tempo affligge il nostro
territorio con danni ingenti.
Il terzo punto che concerne le “Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile”,
verrà finanziato con 31,4 miliardi, di cui 25,1 miliardi dal Dispositivo per la
Ripresa e la Resilienza e 6,3 miliardi dal Fondo complementare. L’obiettivo
principale è l’estensione, a tutto il territorio nazionale, del trasporto di
persone su rotaie ad alta velocità e il potenziamento delle linee ferroviarie
regionali.
Il quarto punto, “Istruzione e Ricerca”, stanzia complessivamente 31,9 miliardi
di euro, di cui 30,9 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e
un miliardo dal Fondo complementare. È un ambito d’intervento mirato a
rafforzare le competenze digitali e tecnico-scientifiche dei giovani formandi
in un quadro di istruzione professionalizzante, ad aggiornare la
disciplina dei dottorati di ricerca, a favorire il trasferimento tecnologico
verso i Paesi poveri. Non trascurando il risanamento strutturale degli edifici
scolastici specialmente quelli che sorgono in aree ad alto rischio sismico.
Il quinto punto, “Inclusione e Coesione”, stanzia complessivamente 22,4
miliardi, di cui 19,8 miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e
2,6 miliardi dal Fondo complementare. Obiettivo principale è l’individuazione di
politiche attive favorenti il lavoro, dove la formazione continua ha un ruolo
fondamentale insieme alla creazione di efficienti centri d’impiego attraverso i
quali, anche le persone con disabilità, siano indirizzati verso un adeguato
collocamento lavorativo. Sono, anche, contemplate iniziative di inclusione
sociale sia in ambito scolastico sia in quello lavorativo per garantire
l'inserimento di ciascun individuo all'interno della società in un’ottica di
riconquista di un senso di appartenenza e di crescita comune. E’, inoltre,
prevista l’istituzione di un
” Fondo Impresa Donna” per favorire l’imprenditorialità femminile, e la
realizzazione di interventi infrastrutturali di rigenerazione urbana soprattutto
per le periferie delle città metropolitane.
Il sesto punto, “Salute”, stanzia complessivamente 18,5 miliardi, di cui 15,6
miliardi dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza e 2,9 miliardi dal Fondo
complementare. Il suo obiettivo principale è l’efficientamento dei servizi
sanitari sul territorio con particolare riguardo alla prevenzione, all’ equità
di accesso alle cure, al digitalizzare del sistema sanitario. Sono anche
previsti il potenziamento dell’assistenza domiciliare per raggiungere il 10 per
cento della popolazione con più di 65 anni, l’assistenza remota attraverso
soluzioni telematiche, la messa a punto del Fascicolo Sanitario Elettronico.
Insomma, ci troviamo di fronte a un
Piano arduo che
necessita di « combinare immaginazione, capacità progettuale e
concretezza, per consegnare alle prossime generazioni un paese più moderno,
all’interno di un’Europa più forte e solidale», come ha scritto il presidente
del Consiglio Mario Draghi nella conclusione della premessa al Piano
.Aggiungiamo, infine, che per l’attuazione e la gestione del Piano, il Governo
prevede una struttura di coordinamento centrale presso il Ministero
dell’economia che sarà anche responsabile dell’invio delle richieste di
pagamento alla Commissione europea, evidentemente subordinate al raggiungimento
degli obiettivi. Saranno, invece, le amministrazioni locali i responsabili dei
singoli investimenti che dovranno rendicontare alla struttura di coordinamento
centrale.