L’odissea di un vaccinando
nella regione dell’eccellenza sanitaria a pagamento
di Giuseppe Prunai
Questa è la cronachetta dell’odissea di un vaccinando in Regione Lombardia, nota
ai più per l’eccellenza sanitaria. Ovviamente a pagamento.
Il 15 febbraio scorso, appena aperte le iscrizioni, il sottoscritto,
ultraottantenne, si prenota sul sito predisposto dalla regione e gestito da una
struttura regionale. Riempie il modulo con
nome, cognome, data di nascita, numero di tessera sanitaria e per un
equivoco inserisce solo il numero di telefono fisso. Non accade nulla, nessuno
chiama, non dico per dare un appuntamento, ma almeno per dire “aspetta e spera”.
Intanto si viene a conoscenza di episodi che, solo con
molto eufemismo, possiamo definire strani. Un mio amico che abita a due
passi da casa mia, vecchio militante dell’Ulivo, riceve una telefonata da un
impiegato dell’ospedale di Niguarda per fissare l’appuntamento per la
vaccinazione della moglie. Dettaglio non da poco: la signora è morta da alcuni
anni! Superfluo descrivere la reazione del mio amico!
Alcuni anziani residenti in comuni dell’hinterland, abitanti ad una cinquantina
di metri da un centro vaccinale, ricevono l’invito a recarsi per il vaccino in
strutture distanti dagli 80 ai 100 kilometri. Immaginatevi i “vaffa”.
Sembra, comunque, che il problema non
sia solo lombardo. Un mio parente di Firenze è stato spedito a Siena (80 Km di
superstrada), mentre un altro conoscente, sempre di Firenze, è stato inviato a
Grosseto (146 Km e rotti).
Intanto, il mio telefono fisso tace maestosamente, come diceva Socrate di un
testo scritto (il problema delle scrittura è questo: che se la interroghi, tace
maestosamente! Platone, Fedro, Il mito di
Theuth).
Nel frattempo, in Regione Lombardia accadono fatti strani, per restare sul
classico, mutuiamo da Lucrezio (Res inusitatae accidunt!). Il presidente (e non
governatore) Fontana sostituisce l’assessore alla sanità con Letizia Moratti.
Spariscono due direttori di ASL, compare, non si capisce bene con quale
incarico, una vecchia cariatide della cosiddetta “seconda repubblica”, Guido
Bertolaso. Un ingenuo come il sottoscritto penserebbe che un simile terremoto
risolva il problema alla radice. Non è così.
Intanto, faccio una nuova prenotazione. Questa volta, il numero di cellulare
viene inserito e di lì a qualche giorno, esattamente il 4 marzo, alle ore 23.02,
ricevo questo SMS:
“Cara cittadina, caro cittadino, siamo consapevoli che il tuo appuntamento per
la vaccinazione anti-covid, a causa delle consegne ridotte, sta subendo dei
ritardi. Faremo il possibile per assicurarti quanto prima la convocazione,
intanto scusaci per l’inconveniente, sappi che la tua salute è la nostra
priorità”.
Non è molto, ma almeno è la prova che la registrazione è andata a buon fine.
Banda dei Martinitt, foto di Federico
Patellani,
1946
Quindici giorni dopo, il 19 marzo, San Giuseppe, giorno del mio onomastico, alle
00.07, nuovo messaggio: “…Regione Lombardia la invita il 23/03/2021, ore 10.52 a
presentarsi presso il centro vaccinale di viale Bezzi 10 Milano, per la
vaccinazione anticovid”. Il giorno prima della vaccinazione, il 22 marzo, alle
15.07, un nuovo SMS mi ricorda l’appuntamento.
Raggiungo il centro di via Bezzi, allestito all’interno del Pio Albergo
Trivulzio, l’ospizio dei vecchietti che i milanesi chiamano “la baggina” perché
sorge nella via che collega il centro di Milano con il quartiere periferico di
Baggio.
Il “Trivulzio” venne alla ribalta delle cronache agli inizi degli anni 90 per
una storia di tangenti. Da lì, partì “tangentopoli”.
Il Pio Albergo Trivulzio è una casa di cura, destinata da oltre due secoli agli
anziani meno abbienti. I martinitt e le Stelline, due istituzioni per l’aiuto e
l’avviamento ad un mestiere per gli orfani, maschi e femmine, furono aggregati
al Trivulzio dopo l’unità d’Italia.
Buona l’organizzazione del Trivulzio. La “fila” delle persone in attesa viene
smaltita rapidamente all’accettazione. Poi i vaccinandi
vengono invitati a sedere in tanti box separati. Passa un medico che fa
domande di rito: patologie, allergie, farmaci assunti. Infine la vaccinazione
con Pfizer, un quarto d’ora di attesa di eventuali reazioni avverse e poi a
casa. Nessun problema se non un vago cerchio alla testa le cui cause possono
essere molteplici, non necessariamente legate al vaccino.
A fine marzo il generale Figliuolo, nominato dal presidente del consiglio,
Draghi, coordinatore della campagna di vaccinazione, si fa un giro per le
regioni per vedere come vanno le cose. In Lombardia incontra la trimurti
Fontana-Moratti-Bertolaso. Non si conoscono i dettagli del colloquio,
rigorosamente a porte chiuse. Ma dopo si notano alcuni miglioramenti. Fra
l’altro, viene mandata in pensione la struttura informatica della Regione che
gestisce il sito per la prenotazione del vaccino. Vi subentra un portale delle
Poste italiane che funziona discretamente.
Domenica 11 aprile, alle 08.09, ricevo un nuovo SMS con il quale mi invitano a
presentarmi il 13 dello stesso mese, nella stessa sede, per ricevere la seconda
dose del vaccino.
Mi reco al Trivulzio con il taxi gratuito, offerto dal Comune di Milano ai
vaccinandi. Questa volta l’organizzazione lascia un po’ a desiderare. Tanto i
vaccinandi con la prima dose che quelli che debbono ricevere il “richiamo”
vengono incolonnati in un’unica fila in un lungo corridoio alle cui pareti
campeggiano le foto dei martinitt morti in guerra. Prende la rabbia
nel constatare che il più vecchio
superava di poco i trent’anni!
Alla fine del corridoio la fila si sdoppia: prima dose a destra, richiamo a
sinistra, verso i box della prima iniezione. Tutto si svolge velocemente e dopo
i rituali 15 minuti di attesa posso andarmene. Adesso dovranno trascorrere 15
giorni perché la copertura sia completa.
E’ andata peggio a chi si è dovuto recare al Portello, nella ex Fiera di Milano,
quella che pomposamente chiamano “Fiera Milano City” come non fossimo in Italia.
Il centro vaccinale è allestito nei locali dell’ospedale Covid della Regione,
costato un occhio della testa e che non ha mai funzionato o lo ha fatto a
scartamento ridotto. I vaccinandi hanno dovuto aspettare in fila, sul
marciapiede di Viale Scarampo, in piedi e, spesso, sotto la pioggia.
Il giorno dopo la seconda dose, ricevo un nuovo SMS con il quale mi si invita a
compilare il primo di due form di Sorveglianza post-vaccino Covid. Mi chiedono,
soprattutto, se ho avuto reazioni. Il 24 aprile, nuovo SMS con il secondo form.
Questa volta mi si invita ad esprimere un giudizio sulle prestazioni del
Trivulzio. Tutto bene, tranne una domanda alla quale non ho saputo rispondere.
Mi si chiedeva se ero soddisfatto delle telefonate post-vaccino fatte dai medici
vaccinatori: ancora non ho ricevuto alcuna telefonata. Chissà se qualcuno lo
farà in futuro. Io aspetto e spero.