Valeria Fieramonte; La via di Laura Conti. Ecologia, politica e cultura al
servizio della democrazia.
Enciclopedia delle Donne, Milano 2021, 336 pagine, euro 18.
Recensione di Adriana Giannini
L’uscita di questo libro a cento anni dalla nascita di Laura Conti potrebbe far
pensare a una doverosa e
puntuale
commemorazione di una grande donna del Novecento. Nulla di meno vero: il libro
ha avuto una lunghissima gestazione ed è stato nella mente e nel cuore della sua
autrice per decenni. Come racconta nella premessa Valeria Fieramonte, fin dalla
primo incontro, quando era sedicenne, è stata colpita dalla luminosa
intelligenza e dalla comunicativa di Laura Conti, un mito nella sinistra
milanese per essere stata partigiana e per essere negli anni sessanta medico
impegnato nel sociale, consigliera provinciale del PCI, autrice di libri di
denuncia e instancabile attivista politica. Da allora l’autrice ha continuato a
seguire la Conti nelle sue battaglie politiche e ambientali apprezzandone sempre
più l’impegno e la fedeltà ai propri ideali. Ha letto tutti i suoi libri ed
articoli, consultato tutti gli archivi esistenti, parlato con chi la conobbe
accumulando un’enorme documentazione che ora trova il giusto spazio in questo
suo libro che è molto di più di una semplice biografia. Le informazioni
biografiche si alternano infatti alle prese di posizione sociali e politiche e
all’attività di scrittrice e divulgatrice di Laura Conti il cui percorso di vita
è punteggiato da pubblicazioni di cui Valeria Fieramonte riporta i brani più
significativi.
Grazie a questa scelta narrativa poco alla volta veniamo a conoscere tutti gli
aspetti della variegata personalità della Conti: dallo sfortunato amore per
Armando Sacchetta nel Lager di Bolzano, dove erano internati come antifascisti,
all’impegno politico nel Partito Comunista, dalla vocazione per il ruolo sociale
della medicina, alla svolta ambientalista del 1976 dopo l’incidente dell’Icmesa
a Seveso, dall’importanza che attribuiva all’educazione sessuale all’allarme
contro le droghe e alla convinzione che di problemi importanti come aborto,
droga, condizione femminile, danni che l’industria reca alla salute e
all’ambiente si deve parlare non solo attraverso articoli e saggi, ma anche con
coinvolgenti romanzi che possono raggiungere un pubblico più vasto.
L’affinità che lega l’autrice a Laura Conti affiora in ogni capitolo e spesso si
traduce nel far sue le tesi da lei enunciate e arricchirle di ulteriori
informazioni. Se la Conti già dagli anni settanta aveva evidenziato il
deterioramento del rapporto uomo-ambiente e i problemi dell’inquinamento
dell’aria, dell’acqua e del terreno a causa dell’incontrollata attività
industriale, la Fieramonte attualizza e aggiorna il discorso. Se la prima
sentiva il bisogno di occuparsi di aree protette e dei problemi dell’agricoltura
e degli allevamenti intensivi fondando la Lega per l’ambiente, la seconda va
oltre riportando i più recenti rapporti delle Agenzie internazionali su questi
temi. Sappiamo che, in disaccordo con la linea del PCI, la Conti era contraria
all’uso del nucleare per la produzione di energia e aveva lanciato l’allarme sui
rischi della radioattività, ma non pubblicò nulla sullo spaventoso incidente di
Chernobyl, Valeria Fieramonte lo fa al suo posto raccontandone tutte le tragiche
conseguenze.
Un approccio non convenzionale che spiega molto bene la scelta del titolo del
libro: Laura Conti ha indicato la via da seguire, una via che, per chi abbia la
capacità e la volontà di farlo, si dimostra di eccezionali attualità ed
efficacia.
Adriana Giannini: “Lynn Margulis – La scoperta dell’evoluzione come
cooperazione” ed. L’asino d’oro,
pp. 154, € 15,00
Recensione di Giuseppe Prunai
Accade, a volte, di immedesimarsi in un personaggio, di considerarlo come un
conoscente di vecchia data, un amico. Mi disse una volta Adam Wandruszka
(1914-1997) di considerare suo amico inseparabile Leopoldo II,
granduca di Toscana. Wandruszka, storico polacco, professore alle università di
Colonia e di Vienna, era
specializzato nella storia degli stati italiani pre-unitari e dell’influenza
degli Asburgo su questi. In uno dei suoi soggiorni a Firenze, alla ricerca di
nuove notizie su “Canapone” (così i toscani chiamavano Leopoldo II per il colore
biondiccio dei capelli) mi confidò che ogni mattina, al risveglio, augurava il
buon giorno al Granduca. “Buon giorno, Altezza!” esclamava. La sua era
un’esagerazione per far capire il livello di conoscenza del personaggio al quale
era arrivato.
Qualcosa del genere, senza le estremizzazioni di Wandruszka, deve essere
accaduto ad Adriana Giannini che si è impadronita di Lynn Margulis (1938-2011),
la ricercatrice americana alla quale si deve la scoperta dell’evoluzione come
cooperazione.
Prima di andare avanti, diciamo subito che Adriana Giannini, laureata in Scienze
naturali all’Università di Milano, è stata caporedattrice della rivista “Le
Scienze” e responsabile della collana “Le scienze-quaderni” da lei ideata.
Svolge attività giornalistica e divulgatrice con particolare interesse per i
temi medico-biologici e ambientali. Ha scritto i libri:
“Le riserve della natura”, “Parchi nazionali nel mondo”,
“Mendel, il padre postumo
della genetica”, e “Difendersi dalle allergie”.
Oltre a descrivere il percorso scientifico della Margulis, l’autrice dedica
ampio spazio alla Margulis donna che negli USA degli anni ’50 e ’60 era ancora
emarginata e negli ambienti accademici era appena tollerata. Nel paese che
pomposamente si autodefinisce la “democrazia più antica del mondo” la nostra
Margulis ha difficoltà a pubblicare i propri articoli sulle riviste scientifiche
e quando vi riesce viene subito contestata dai colleghi uomini. Del resto, in
quegli anni, molte scienziate firmavano con le sole iniziali le loro
pubblicazioni.
Nel 1963, la troviamo professore associato alla Brandeis University di Waltham,
nel Massachussetts, dove può disporre di un laboratorio e comincia le sue
ricerche che la porteranno ad elaborare la teoria dell’evoluzione come
cooperazione. Cos’è? Il recensore
del libro, non essendo un biologo, è la persona meno adatta per riportare il
pensiero della nostra Lynn che la Giannini spiega benissimo nel suo libro.
Leggetelo ed imparerete qualcosa di più.
Due matrimoni, altrettanti divorzi, quattro figli che lei ha cresciuto da sola e
con i quali collaborerà, soprattutto nel campo della divulgazione scientifica.
Finalmente, si trasferisce nella prestigiosa università di Amherst, la città
della poetessa Emily Dickinson, che
lei ama, e cerca casa nella strada dove viveva la Dickinson, e la trova al
numero 20 di Trianglde street. Nel 2011,
a 73 anni, viene colta da un malore: emorragia cerebrale. Non si riprenderà più.
Fedele a quanto aveva detto Lynn, la figlia rinuncia all’accanimento terapeutico
e Lynn viene riportata a casa dove spirerà di lì a poco.
Ci piace concludere questa nota,
con i versi della Dickinson che la Margulis adorava:
Il successo sta in un circuito
Troppo brillante per la nostra malferma delizia
La superba sorpresa della verità
Come un fulmine al bambino chiarito
Con tenere spiegazioni
La verità deve abbagliare gradualmente
O tutti sarebbero ciechi