Trump, il presidente “bannato”

Un’autority per il web?

E’ giusto che i colossi di Internet

si autoregolino?

 

di Giuseppe Prunai

Numerosi social, tra cui i più noti Twitter e Facebook, hanno sospeso gli account del presidente uscente degli Stati Uniti, Donald Trump, per impedirgli di incitare di nuovo i suoi seguaci all’insurrezione. Contemporaneamente, dopo l’assalto al Campidoglio di Washington, alcuni server hanno oscurato i siti di Trump (foto a sinistra). Precauzione più che necessaria visto l’atteggiamento del personaggio Trump, il numero dei suoi seguaci e la grande quantità di armi in circolazione nel paese. Per dirla con il gergo della rete, Trump è stato “bannato”.*

Ma questo atto cautelativo ha scatenato una serie di reazioni. Prima a sollevare il problema, la cancelliera tedesca Angela Merkel (della foto a deestra a colloquio con il pèresiudente del consiglio, Conte).

La Merkel ha detto di ritenere "problematica" la chiusura degli account di Trump. Ha aggiunto che "è possibile interferire con la libertà di espressione, ma secondo i limiti definiti dal legislatore, e non per decisione di un management aziendale". "Questo è il motivo per cui ritengo  problematico - ha concluso - che gli account del presidente americano sui social network siano stati chiusi in maniera definitiva".

Anche il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, ha espresso la sua "perplessità" per la decisione delle piattaforme "senza controllo legittimo e democratico" e ha rilanciato i progetti europei per regolamentare i giganti del web.

Breton, che ha presentato a metà del dicembre scorso il progetto di legislazione europea - il Regolamento sui servizi digitali (Dsa) e il Regolamento sui mercati digitali (Dma) - per cercare di porre fine agli abusi dei giganti del web, ha detto che questi eventi dimostrano che non possiamo più stare a guardare e fare affidamento solo sulla buona volontà delle piattaforme. "Dobbiamo stabilire le regole del gioco e organizzare lo spazio informativo con diritti, obblighi e garanzie chiaramente definiti", "L'Unione Europea e la nuova amministrazione americana avranno interesse a unire le forze, come alleati che sono del mondo libero", ha esortato il commissario.

Anche la Francia  ha condannato la scelta di Twitter di sospendere in maniera permanente l’account del tycoon, sottolineando che regolamentare la rete non spetta ai colossi del web. Per il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ciò che sciocca è che sia Twitter a decidere di chiudere il profilo di Trump. La regolamentazione dei colossi del web non può avvenire attraverso la stessa oligarchia digitale.

Nel nostro paese, tormentato da una crisi politica, a levarsi al cielo sono stati, soprattutto, i cachinni di Vittorio Sgarbi e di Massimo Cacciari. Quest’ultimo ha proposto l’istituzione di un’autorità che regoli l’attività dei social e dei server. Semplice a dirsi, ma l’attuazione di questa proposta è abbastanza problematica. I social sono, per loro natura, delle piazze internazionali e regolamentarle è un po’ complicato. Se in  una di queste piazze viene commesso un reato (ingiurie, diffamazione, minacce o altro), è un po’ difficile stabilire in quale paese il reato sia stato commesso e, quindi, quale sia il giudice naturale che dovrà giudicare il colpevole.

Poi, chi nominerà questa autorità e con quali poteri? In attesa di un ipotetico governo mondiale dei social, la soluzione migliore è un’amministrazione del web a livello nazionale. In pratica, è quanto avviene oggi  dove tutto è demandato alla polizia postale e, nei casi gravi, alla magistratura ordinaria. Però, la polizia postale dovrebbe essere più presente e il suo organico dovrebbe essere adeguato.

Non è neanche attuabile come soluzione quella di nominare un responsabile nazionale per ogni social o server, in cui una piattaforma diventerebbe una sorta di testata giornalistica on line, da registrare in tribunale, con un direttore responsabile con firma depositata.

Il direttore responsabile di una testata è corresponsabile di quanto viene affermato in ogni articolo. Se questo è anonimo, ha il dovere di modificare ciò che potrebbe comportare dei problemi o addirittura cestinarlo. Se l’articolo è firmato, il direttore ha tre possibilità: invitare l’autore a correggere; correggere d’autorità facendo ritirare la firma all’autore; cestinare il testo (per esperienza personale, vi informo che è l’eventualità più ricorrente).

Una simile regolamentazione fu proposta, una ventina d’anni fa, dall’allora presidente del consiglio Massimo D’Alema (foto a sinistra), insieme a quello di far viaggiare Internet sulla rete luce fornendo un collegamento gratis a tutti ma incontrando la netta opposizione dei gestori telefonici.

Le dimissioni del governo impedirono di portare a termine il progetto, ormai inattuale visto cosa è divenuta nel frattempo la rete.

*dall’inglese to ban, bandire. Insomma, un presidente bandito.

 

Il Galileo