In Europa l’aria è sempre più inquinata
Un’aria cittadina insalubre compromette anche la nostra capacità di combattere
le infezioni polmonari, come quella del Covid-19
di Bartolomeo Buscema
In un vecchio successo di Nicola di Bari (Chitarra suona più piano) si potevano
ascoltare le parole: l'ora di
respirare
un sorso d'aria pura/ un prato è verde quando è primavera/ il sole è caldo e poi
scende la sera per noi.
Erano gli anni in cui l’inquinamento dell’aria nelle nostre città non aveva ancora raggiunto gli allarmanti livelli di oggi. Ricordiamo subito che l’inquinamento atmosferico è un fenomeno complesso che dipende da diversi fattori, non ultimi le condizioni meteo climatiche. L’importanza di avere una buona qualità dell’aria nei centri urbani deriva dal fatto che è nelle città che vivono e lavorano la maggior parte delle persone. Essere esposti a concentrazioni elevate d’inquinanti per diversi anni comporta un rischio elevato sia per il singolo cittadino sia per la tenuta del sistema sanitario. Veniamo ora al tema. Nell’Unione Europea, quasi tutti i singoli Stati non riescono a gestire e a prevenire il problema dell’inquinamento dell’aria. È il quadro che emerge dall’ultimo rapporto annuale dell’Agenzia europea dell’ambiente sullo stato della qualità dell’aria. Pubblicato lo scorso 23 novembre, il report fornisce dati relativi al 2018, pur includendo riferimenti dell’impatto della pandemia sull’inquinamento nella primavera del 2020. Nel rapporto leggiamo che nonostante ci sia stato, negli ultimi anni, un sensibile miglioramento generale della qualità dell’aria, legato al trasporto su strada e alla produzione di energia elettrica, le riduzioni globali delle emissioni inquinanti procedono molto a rilento. Ed è quello che succede anche in Italia. Basti pensare che il bacino padano è la zona più critica d’Europa, dove il tasso d’inquinamento dell’aria ha raggiunto livelli limite anche per la presenza delle catene montane circostanti che riducono fortemente la ventilazione naturale. Come noto, l’inquinamento delle nostre città è legato principalmente al traffico veicolare e al riscaldamento domestico che rendono l’aria irrespirabile: una sorta di cocktail micidiale che contiene gli ossidi e monossidi di azoto e carbonio, l’anidride solforosa, il protossido di azoto, il benzene, il nitro-benzene e non ultimo il PM10, ossia un particolato sospeso nell’aria formato da piccoli corpuscoli solidi di diametro di pochi milionesimi di metro, che inalati intasano gli alveoli polmonari procurando serie patologie. Per quanto riguarda il traffico veicolare, a livello mondiale, i dati ci dicono che auto, furgoni, camion e autobus producono circa il 75% delle emissioni di gas a effetto serra generate dai trasporti ;mentre l’aviazione e le navi incidono per l’1,9 % e l’1,7% rispettivamente.
Quello dei trasporti è un problema molto serio che si cerca di superare
attraverso misure di riduzione dell’inquinamento da traffico veicolare che
spaziano dall’introduzione sul mercato di veicoli a combustione interna che
rispettano gli standard di tipo Euro 6 ed Euro 7, alle auto ibride ed
elettriche, alle zone a traffico limitato. Per quanto concerne, invece, la
riduzione dell’inquinamento legato al riscaldamento degli ambienti, giova
ricordare la recente introduzione del superbonus 110%, il quale, in estrema
sintesi, è una misura d’incentivazione fiscale per chi esegue interventi mirati
al risparmio energetico il cui importo è recuperabile in 5 anni sotto forma di
detrazione fiscale pari al 110% delle spese sostenute. In alternativa è
possibile ottenere uno sconto in fattura del 100% o cedere il credito d’imposta
alla ditta che esegue i lavori o a una banca per ottenere il finanziamento per
l’esecuzione dei lavori stessi. Quest’ultima misura dovrebbe determinare nei
prossimi anni una sensibile diminuzione dell’inquinamento cittadino sia
attraverso l’aumento di efficienza energetica e quindi minori consumi, sia
mediante una maggiore diffusione delle fonti rinnovabili. Ricordiamo, infine,
che un’aria cittadina insalubre compromette anche la nostra capacità di
combattere le infezioni polmonari, come quella del Covid-19, rendendoci più
vulnerabili. Da qui la non procrastinabile necessità di ridurre velocemente
l’inquinamento atmosferico per avere persone più sane e resilienti.
Spettacolare eruzione del Mount
St. Helens, Stato
di Washington (18
maggio 1980),
che rilasciò nell'aria un'impressionante quantità di polveri