La tragedia dell’Hotel Rigopiano
del 18 gennaio 2017
provocò la morte di 29 persone
Uno studio dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, del Politecnico
di Torino, del WSL Institute for Snow and Avalanche Research SLF di Davos (CH) e
dell’Osservatorio di Geofisica dell’Università di Monaco (DE)
Il 18 gennaio 2017 una valanga nella località di Rigopiano in Abruzzo colpì
rovinosamente un Resort-hotel.
L’evento, che determinò la morte di 29 persone, fu osservato solo da due
testimoni che, fortunosamente, si trovavano all'esterno dell’edificio.
Stazioni sismiche della rete INGV (triangoli) installati in Abruzzo. Gli
asterischi gialli indicano i terremoti del 18 gennaio 2017 con epicentri vicini
a Campotosto, che si sono verificati alle ore UTC 09:25:40 (Mw5.1),
10:14:09 (Mw 5.5), 10:25:23 (Mw 5.4), e 13:33:36 (Mw 5.0).
Solamente la stazione GIGS, sito a 17 km ovest di Rigopiano, ha registrato
un segnale sismico, associabile alla valanga che colpì l’albergo.
Tanti sono gli interrogativi e le ipotesi che ruotano intorno a questa tragica
vicenda. Uno studio multidisciplinare a cura dell'Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia, del Politecnico di Torino, del WSL Institute for Snow
and Avalanche Research SLF di Davos (CH) e dell’Osservatorio di Geofisica
dell’Università di Monaco (DE) ha cercato di fornire delle risposte sulle
tempistiche e sulle dinamiche della valanga.
La ricerca “Seismic signature of the deadly snow avalanche of January 18, 2017,
at Rigopiano (Italy)”, appena pubblicata sulla rivista Scientific Reports, ha
appurato che tutto è accaduto in poco meno di un minuto e mezzo. La valanga si è
staccata dal Monte Siella alle ore 15:41:59 (orari UTC), nel suo percorso verso
la valle è entrata in un canyon e all’incirca alle 15:43:20 ha colpito l’hotel
di Rigopiano ad una velocità di circa 100 km orari.
Per giungere a questo risultato così preciso, i ricercatori hanno prima
analizzato la tempistica delle telefonate di soccorso così come riportate dalla
cronaca giornalistica e poi valutato numerosi dati tra cui l’analisi della Rete
Sismica Nazionale e la modellazione numerica della valanga, elaborati poi in
studi ingegneristici e sismogrammi teorici ottenuti attraverso simulazioni.
La valanga causò la dislocazione del primo piano dell’albergo di 48 m in
direzione 70°N e una rotazione di ~13°in senso antiorario.
Questo lavoro così complesso e multidisciplinare evidenzia una nuova lettura
della dinamica dell'evento suggerendo, tra l’altro, potenziali utilizzi non
tradizionali di una rete di monitoraggio sismico. “Una prima ipotesi”, afferma
Thomas Braun, uno degli autori della ricerca, “nata dall’osservazione di un
segnale sismico sospetto, è stata quella che tale segnale fosse dato
dall’impatto della valanga stessa con l’albergo. Un’analisi più approfondita ha
rivelato, invece, l’esistenza di tre distinte fasi sismiche, che potevano
sostenere una seconda l’ipotesi, quella che la valanga si fosse propagata verso
valle in tre fasi consecutive.
Spettrogramma della componente E (station GIGS) illustrato per la finestra
temporale di 20 s indicata in Fig. 2b.
Per giungere a questi risultati come prima cosa abbiamo ristretto la finestra
temporale in cui è avvenuta la valanga”, spiega Thomas Braun, “Per fare ciò ci
siamo basati sulla cronologia e sul contenuto delle chiamate e dei messaggi di
emergenza inviati dall’hotel. Alle 15:30 (orari UTC) è avvenuta l’ultima
chiamata dalla struttura mentre alle 15:54 c’è stato un tentativo di invio di un
messaggio WhatsApp di richiesta di aiuto da una persona rimasta bloccata dalla
neve. Abbiamo dedotto che la valanga è avvenuta in questa finestra temporale di
24 minuti. Successivamente abbiamo cercato dei segnali sismici ipoteticamente .
Applicando questa metodologia multidisciplinare, si può quindi immaginare un
potenziale uso della rete di stazioni sismiche, appositamente configurata per i
territori montani, per monitorare valanghe in luoghi remoti e impervi, utile per
una più completa comprensione del fenomeno”.
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