Un’elezione contestata da Trump che annuncia una raffica di ricorsi
Trump accusa Biden di essere un usurpatore e un pericoloso marxista. Una
curiosità: l’assalto dei Democratici alla Casa Bianca del 7 novembre 2020 è
avvenuto il giorno di un’importante ricorrenza storica: il 7 novembre 1917 i
bolscevichi assaltarono il Palazzo d’Inverno.
di Giuseppe Prunai
Joe Biden il nuovo presidente USA
Molti politici e molti commentatori di casa nostra avevano sempre sostenuto
l’eccellenza del sistema elettorale americano perché, a loro dire, consente di
sapere immediatamente chi abbia vinto. Infatti, ci sono voluti quattro giorni
per conoscere il vincitore.. Hanno votato il 3 novembre e solo nel tardo
pomeriggio del giorno 7 si è saputo che Biden ce l’aveva fatta. Con il nostro
sistema, che qualcuno chiama spregiativamente
“all’italiana”, chiuse le urne il lunedì alle 14, il risultato, se non
definitivo ma largamente indicativo, arriva verso le 4 del mattino. Mancano solo
un po’ di sezioni, una manciata di voti che non sposteranno il risultato finale.
Ma è roba di casa nostra e, per definizione, non funziona.
Il sistema elettorale italiano è abbastanza moderno. Risale all’immediato
dopoguerra ed è stato più volte aggiornato. Quello americano risale all’ultimo
decennio del 1700. I cittadini non eleggono il presidente ma i grandi elettori
che a loro volta eleggeranno il presidente. Un sistema non privo di alcuni
elementi di folklore che richiamano la storia della Frontiera, del Far West.
Abbiamo visto in molti film western i cortei elettorali a sostegno dell’uno o
dell’altro candidato. In testa una banda musicale che stona le note della
canzone di John Brown “Gloria, gloria, alleluja”, e poi i cow-boy a cavallo che
ruotano il lazo e infine un corteo di soli uomini (perché, si diceva allora, la
politica non è roba da donne), tutti con le fedeli Colt 45 alla cintura e in
spalla la carabina Winchester 73, caricamento a leva, quanto di più moderno a
quei tempi.
Le armi sono importanti nella vita di un americano che non riuscirebbe a dormire
se non avesse una pistola sotto il cuscino in un paese dove i fucili da assalto
sono in vendita al supermercato.
Il conteggio delle schede è andato avanti a rilento. Mi ha ricordato quando, nel
1946, da ragazzo seguii gli
scrutini delle elezioni per l’assemblea Costituente. Era la prima elezione nel
dopoguerra ed era una novità visto che il voto era stato abolito dal fascismo.
I risultati arrivavano col contagocce con
i sistemi di comunicazione di allora, non sempre ben funzionanti: il
telefono e il telegrafo. I seggi elettorali comunicavano i risultati ai comuni,
i comuni alle prefetture e queste al Ministero dell’Interno. I dati venivano
sommati con le vecchie calcolatrici meccaniche, quelle con la manovella sulla
destra che doveva essere roteata più volte per avere il risultato. Ci vollero
alcuni giorni per conoscere la composizione dell’Assemblea. Il computer, anzi:
il calcolatore elettronico era roba da fantascienza.
Finalmente, dopo quattro giorni, il risultato di queste elezioni che hanno visto
il trionfo di Joe Biden (78 anni) e della vicepresidente Kamala Harris (56 anni)
la prima vicepresidente donna e di colore poiché figlia di un giamaicano e di
un’indiana. Insomma, un’inversione di tendenza della maggioranza dell’elettorato
statunitense che, comunque, è diviso a metà.
Prassi vorrebbe che il presidente uscente riconoscesse la vittoria dell’altro.
Trump (74 anni) non lo ha fatto e, probabilmente, non lo farà mai. Si limita ad
annunciare ricorsi legali per presunti brogli, ma non ne fornisce le prove, e a
contestare il conteggio delle schede arrivate per posta dopo il 3 novembre ma
con timbro postale giorno 3. La legge elettorale americana consente il voto per
posta ma Trump finge di ignorarlo e continua ad accusare Biden di essere un
usurpatore e un pericoloso marxista. Una curiosità: l’assalto dei Democratici
alla Casa Bianca del 7 novembre 2020 è avvenuto il giorno di un’importante
ricorrenza storica: il 7 novembre 1917 i bolscevichi assaltarono il Palazzo
d’Inverno.
La situazione è improntata al più totale stallo, soprattutto adesso che molti
repubblicani stanno prendendo le distanze da Trump. Secondo alcune voci, Trump,
che ha alcune cause giudiziarie pendenti (probabilmente relative a tasse non
pagate), teme la perdita dell’immunità e starebbe trattando per uscirne fuori
nel migliore dei modi. Si tratta solo di voci ma - diceva qualcuno
– a pensar male si fa peccato, ma ci s’azzecca!
Lo sconfitto Donald Trump
Adesso si apre la via dei ricorsi che, se accolti, porteranno al riconteggio dei
voti in alcuni stati, a spese del richiedente. Chissà come si comporteranno, a
questo proposito, i giudici della Corte suprema, alcuni dei quali recentemente
nominati da Trump: seguiranno il “loro” presidente anche nel naufragio
accogliendo tutte le sue richieste?
Il problema principale si verificherà a gennaio, quando dovrebbe esserci il
passaggio dei poteri e l’insediamento di Biden e della Harris alla Casa Bianca.
Trump se ne andrà con le buone o verrà defenestrato con le cattive? E in tal
caso, quale sarà la reazione dei cittadini americani divisi a metà fra Trump e
Biden? Con tutte le armi che si sono in giro negli USA non c’è da dormire sonni
tranquilli.