EPPURE IL VENTO SOFFIA ANCORA
di Magali Prunai
Una foto emblematica: la piazza del Duomo di Milano deserta
Da almeno trent’anni viviamo in un’epoca sempre più veloce, sempre in perenne
cambiamento, sempre più “smart”. Trent’anni frenetici, fatti di un vorticoso
movimento che accelera sempre di più e che non vuole rallentare mai, neanche per
un secondo. Eppure tutto il mondo oggi ha conosciuto un arresto improvviso mai
immaginato e neanche lontanamente ipotizzato dagli scenari più nefasti sul
nostro futuro.
Viviamo un momento che non ci saremmo aspettati neanche subito dopo
l’11/09/2001, data in cui la storia del mondo è cambiata drasticamente.
Un giorno, all’improvviso, ci hanno dato uno stop, fondamentale per la nostra
salute e di chi ci circonda. In un attimo ci siamo ritrovati fermi, senza poter
vagare freneticamente da una parte all’altra del mondo. Un giorno ci hanno detto
di chiuderci in casa. Ed è così che abbiamo scoperto che fino a quel momento
correvamo nel vano tentativo di raggiungere un traguardo che forse neanche
esiste o che, forse, non arriveremo mai a tagliare.
Chiusi nelle nostre case, grandi o piccole che siano, ci siamo dovuti
reinventare. Molti esperti hanno suggerito una routine quotidiana, di
suddividere il tempo secondo orari e impegni, di prepararsi come per uscire,
consigliando ad esempio alle donne di continuare a truccarsi. Non pensate troppo
al passato, hanno detto, perché fa male alla mente e all’umore. Abbiamo
riscoperto la bellezza dello stare calmi, in tranquillità. Abbiamo cercato
dentro di noi delle risorse superiori alla noia, migliori del momento di stallo
che stiamo vivendo. E le abbiamo trovate. Le abbiamo trovate nei piccoli impegni
quotidiani che ci inventiamo. Chi segue un corso di fitness on-line per rimanere
in forma o non impigrire i muscoli; chi si scopre un cuoco provetto o un
pasticcere mancato; chi si immerge in libri, appunti e video lezioni; chi studia
una lingua; chi ricama; chi finalmente trova il tempo per leggere quel libro
tanto desiderato.
Ma se nella calma delle nostre abitazioni, quei luoghi che in un modo o
nell’altro rappresentano il nostro essere più profondo, che dai loro colori,
allegria o perfezione già fanno intuire quale mondo alberga in ognuno di noi,
non troviamo nessuno sfogo, nessun passatempo, allora è facile che la noia e la
disperazione prendano il sopravvento.
E nessun escamotage sarà abbastanza valido e invitante per ingannare quel tempo
che lento trascorre inesorabile.
Tutto apparirà nero.
La rabbia si farà spazio sulla calma, la polemica subentrerà al desiderio
generale di pace e tranquillità.
Chi vive molto attraverso i social troverà così il modo di sfogare questa
frustrazione dovuta alla mancanza di stimoli. Nella solitudine delle nostre case
ci rendiamo conto che quella vita straordinaria che ostentavamo non era poi così
straordinaria. Rimaniamo soli nelle nostre abitazioni, fredde e vuote come
scopriamo essere noi stessi. Incapaci di reagire al nulla, non troviamo altra
soluzione se non quella di riversare odio e veleno sul prossimo. Del resto il
male del nostro tempo è proprio l’odio immotivato verso l’altro e non sarà una
pandemia a bloccare gli “haters” e a far sì che riscoprano la bellezza del
mondo.
La situazione attuale ha, probabilmente, accelerato il crollo emotivo e psichico
di molti di noi. Come quell’uomo che pochi giorni fa vagava smarrito sotto le
mie finestre urlando frasi incomprensibili.
Eppure è primavera. Il sole sorge splendido ogni mattina, riscaldando
tiepidamente i nostri palazzi e i nostri balconi. Ogni sera la luna illumina le
nostre vie, mentre vengono sanificate.
Questo virus ha messo in ginocchio il mondo intero che però, nel bene e nel
male, scopre di essere altro oltre a quello che è sempre stato.
E intanto, sul mio balcone, le piante ignorano che l’uomo muore e si mostrano in
tutto il loro primaverile splendore.