ai tempi della pandemia*
Una ricerca dell’Osservatorio sui Mutamenti Sociali in Atto-COVID19 condotta da
Antonio Tintori, Loredana Cerbara, Giulia Ciancimino, Rossella Palomba, Massimo
Crescimbene, Federica La Longa, Maria Rita Parsi
L’osservatorio “Mutamenti Sociali in Atto-COVID19” (MSA-COVID19) è un progetto
dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio
nazionale delle ricerche (Cnr-Irpps) realizzato in collaborazione con l’Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e la Fondazione Movimento Bambino
ONLUS. Mediante un sondaggio diffuso su scala nazionale, esplora e analizza gli
effetti psico-sociali della contrazione dell’interazione, della prolungata
convivenza e del distanziamento sociale dovuti all’emergenza COVID-19. I primi
risultati dello studio forniscono informazioni circa la condizione abitativa,
relazionale e lavorativa, analizzando nello specifico le attività quotidiane,
l’uso di internet e l’iperconnessione, la violenza domestica, la fiducia
sistemica e gli stati psicologici.
Percentuale di rispondenti sulla popolazione residente
Il 73,1% dei rispondenti ha in questo momento un partner, con cui convive per il
56,7%, a fronte del 13% di persone che abitano sole. Circa la metà degli
intervistati vive con almeno 2 o 3 persone. Il 49,3% è impiegato a tempo pieno e
per il 24,9% dei soggetti l’attività lavorativa è sospesa. Tra i rimanenti
lavoratori, il 23,4% opera in smart working e il 10,8% si reca sul posto di
lavoro. Circa 4 persone su 10
prevedono di andare incontro a gravi perdite economiche, più di una su 10 di
perdere il lavoro o la propria attività, e due su 10 di andare in cassa
integrazione. Il titolo di studio risulta un importante salvagente della tenuta
lavorativa. Il rischio di non riuscire a far fronte anche alle esigenze
alimentari nei prossimi giorni è concreto per circa 3 persone su 10, soprattutto
nel centro e sud Italia.
Si evidenzia un’elevata quota di incertezza per il futuro, che riguarda in
particolare le donne (il 44,9% contro il 31,1% degli uomini) e chi possiede un
titolo di studio medio-basso. Si evidenziano condizioni di disagio connesse
all’assenza dell’interazione sociale, l’aumento di stati depressivi, disturbi di
tipo alimentare e legati all’abuso del digitale e dell’alcool. Sui minori di 12
anni, il distanziamento sta producendo un disagio dovuto al distacco da amici e
nonni (rispettivamente 64,5% e 47,5%) e un rilevante abuso di internet a scopo
di gioco e comunicazione (rispettivamente 33,5% e 19,2%).
La nuova routine. Cultura e attività stereotipate per genere
In questi giorni, con chi vivi a casa?
Il distanziamento sociale sta producendo una parziale rimodulazione dell’uso del tempo libero. Tra le principali attività svolte in questi giorni spicca la lettura di libri. Le scelte appaiono però spesso prodotte dai condizionamenti sociali e da una visione stereotipata dei ruoli. Queste persone ritengono che in questo periodo sia giusto offrire agli uomini maggiori valvole di sfogo, ad esempio permettendo loro di uscire per la spesa o altre esigenze, ma soprattutto che questo momento offra alla donna la possibilità di “riacquistare il suo ruolo naturale di madre e moglie” (sono d’accordo il 27% delle donne e il 37% degli uomini). La presenza di stereotipi, che coinvolge il 16,1% degli intervistati, è maggiore tra gli uomini (circa il 20% vs il 10% delle donne), i non laureati, i credenti, nel Mezzogiorno, tra chi ha un orientamento politico di centro-destra e cresce con l’età.
Numero di persone presenti in casa
Il web. Virtuosi e complottisti
Gli atteggiamenti e i comportamenti sul web possono definirsi virtuosi.
Moltissimi prestano attenzione a ciò che leggono (80%), alle conseguenze di ciò
che scrivono (94%) e controllano immagini e testi prima di condividerli (88%).
Pochissimi si dichiarano favorevoli ad azioni di odio sul web (3%), ma per il
30% è più facile esprimere sincerità in rete che dal vivo. La “teoria del
complotto” fa però da contraltare. Circa 4 soggetti su 10 ritengono che il web
offra ciò che i notiziari nascondono deliberatamente, lo pensano prevalentemente
i maschi (45% contro il 37% delle donne) e le persone con titolo di studio
medio-basso (42% contro 32%).
Iperconnessione: dal reale nel virtuale
Rispetto all’uso dei social media si assistendo per almeno 4 soggetti su 10 a un
raddoppio del tempo di utilizzo (fino a 60 minuti, 21,5%; da 1 a 3 ore, 42,1%;
oltre 3 ore, 33,7%). Tutti, indipendentemente dall’età, trascorrono in questo
momento più tempo sui social: leggermente di più le donne, chi vive nel
Mezzogiorno e chi non ha figli. A tale aumento di tempo si evidenzia un
incremento di emozioni e stati negativi quali rabbia, disgusto, paura, ansia e
tristezza. Parallelamente, si evidenzia una diminuzione di felicità e
rilassamento. L’immersione di massa nel digitale, l’implicita legittimazione
della trasposizione del reale sul virtuale, soprattutto in ambito didattico e
ludico per i più giovani, sta generando un’iperconnessione che potrà divenire un
fattore patologico (è stato rilevato tra i minori di 12 anni un abuso di
internet per gioco e comunicazione, pari al 33,5% e al 19,2%). Circa la metà
delle persone, il 44,5%, ritiene che la comunicazione virtuale (social, chat
ecc.) possa sostituire quella personale (faccia a faccia).
Violenza domestica e assistita
Il 57% dei soggetti convive in questo periodo con un partner o ex partner: il
15% dichiara che è possibile che si verifichi un atto di violenza psicologica
commessa dagli uomini sulle donne e il 9% delle donne sugli uomini. Il rischio
di violenza fisica degli uomini sulle donne è percepito dal 13% e quella delle
donne sugli uomini dal 3%. Il 5% di chi vive in coppia dichiara che il clima è
poco collaborativo, pacifico e affettuoso, un dato in linea con le tendenze
rilevate dall’ISTAT. I genitori dichiarano inoltre che i ragazzi assistono alle
loro liti nel 5% circa dei casi. Infine, il 6% di chi vive con un partner
dichiara una seria preoccupazione per la stabilità di coppia a causa della
convivenza forzata.
Fiducia sistemica
La fiducia espressa verso sue componenti sociali, istituzionali e collettive
indica che raccolgono il più elevato consenso gli scienziati, la protezione
civile, le forze dell’ordine e la sanità. I più bassi livelli vengono invece
attribuiti a politici, banche, informazioni diffuse sui social e Unione Europea
(l’unica ad aver registrato un calo). Discorso a parte per le singole figure
istituzionali: il presidente della Repubblica, del Consiglio e il Papa, godono
di un’elevata quota di fiducia.
La resilienza
Rispetto alla resilienza, la capacità di fronteggiare, resistere e reagire
positivamente a un evento stressante o traumatico (misurata su due indicatori:
“orientato al problema” e “focalizzato su emozioni positive”) i dati evidenziano
una capacità maggiormente focalizzata sulle emozioni positive (più gli uomini) e
un po’ meno orientata al compito (più le donne). La resilienza cresce con il
livello di istruzione e l’età, la fascia 50-69enne è la più orientata al
problema. Rispetto all’indicatore emozioni positive, il Nord ottiene il
punteggio più alto e il Mezzogiorno il più basso.
Le emozioni primarie
Tra le emozioni primarie, le maggiormente percepite in conseguenza del
distanziamento sociale sono tristezza, paura, ansia e rabbia. La felicità
ottiene il punteggio più basso. Le donne provano le stesse emozioni degli
uomini, ma con maggiore intensità. Le emozioni mostrano un andamento
inversamente proporzionale all’età: gli over 70 hanno un’intensità emotiva più
bassa rispetto ai giovani fino a 29 anni. La fascia 30-49 anni prova paura con
maggiore intensità. Emozioni più accentuate risultano nel Mezzogiorno, dato
apparentemente in contrasto con la minore diffusione del contagio, e potrebbe
avere origine nei tratti culturali dell’interazione sociale che a sud si esprime
di più nel senso della comunità e nelle reti di vicinato interrotte dal
distanziamento sociale. In merito a tristezza, paura e rabbia, i valori maggiori
si riscontrano in Calabria, Basilicata, Campania, Molise, Puglia e Sicilia.
Modalità lavorativa (%)
*Per il rapporto completo digitare
https://www.cnr.it/it/news/allegato/1921
All’indirizzo https://www.irpps.cnr.it/limesurvey/index.php?r=survey/index&sid=489137&lang=it
si trova il
questionario di ricerca, da compilare. Da questo inizia la seconda fase del
progetto.