Crisi climatica e pandemie

 

di Bartolomeo Buscema

 

Il prossimo summit delle Nazioni Unite sul clima globale  che si sarebbe dovuto tenere alla fine di quest’anno a Glasgow, è stato rinviato al 2021 a causa della pandemia che sta affliggendo il nostro pianeta. Era un appuntamento importante perché doveva mettere in pratica gli accordi di Parigi del 2015, che mentre scriviamo non hanno ancora trovato un reale riscontro.

Mentre l’area dove si doveva svolgere il summit si sta trasformando in un ospedale da campo per curare le future vittime dei virus, gli organizzatori del summit hanno affermato che si continuerà a lavorare  con i  partner nelle prossime riunioni intermedie per affrontare la crisi climatica che certamente pone enormi problemi all’intera umanità, minando addirittura la propria sopravvivenza.

Una crisi climatica  non certo disgiunta  dalla pandemia che stiamo sperimentando perché in natura tutto si tiene. La pandemia in corso  va inquadrata in una visuale più ampia  che  contiene i problemi legati all’espansione demografica, alla globalizzazione, all’inurbamento   che ammassa milioni di persone in aree relativamente ristrette, alla perdita della biodiversità legata  principalmente alla deforestazione, alla trasformazione  di savane e foreste in pascoli, alla costruzione di dighe che alterano il microclima, all’aumento della temperatura media globale  a causa dell’immissione di elevate quantità di anidride carbonica in atmosfera. Giova, qui, ricordare che negli ultimi anni la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera sta crescendo a un tasso superiore addirittura a quello che causò l'estinzione dei dinosauri sessantasei milioni di anni fa.

 Allora  cresceva  di 0,18 p. p.m. (parti per milione) all'anno, ora sta aumentando  da 2 a 3 p. p.m. nello stesso arco temporale.

Tra i fattori succitati,  un ruolo decisivo lo svolge la perdita di biodiversità legata alla deforestazione che mette la specie umana a stretto contatto con animali, prima confinate in nicchie ecologiche. (nella fpotyo a sinistra, Antonio Guterrez, segretario generale dell'ONU).

Ed è proprio attraverso tale promiscuità  che è possibile  che batteri, protozoi e virus  possono  infettare l’uomo come si può facilmente rendersene conto sfogliano la relativa e vasta letteratura scientifica.

Il resto l’ha fatto e ancora lo fa la globalizzazione che ha reso il nostro pianeta  un piccolo villaggio  caratterizzato dalla facilità e celerità degli spostamenti  e quindi dalla possibilità di veicolare  agevolmente  batteri e virus  specialmente quelli micidiali che si trasmettono per via aerea  e che si moltiplicano con meccanismi che coinvolgono l’RNA e che   quindi  sono più difficili da neutralizzare  a causa della loro  elevata variabilità genetica.

Un quadro generale non certamente confortante dal quale emerge che l’umanità dovrà cambiare modello di sviluppo .

Dobbiamo essere consapevoli dei gravi difetti del mondo, delle profonde e disfunzionali caratteristiche dell’intero sistema socio-economico, che deve cambiare se vogliamo sopravvivere .

Che non bisogna perdere di vista la battaglia più importante del nostro secolo, quella contro il cambiamento climatico; come ha recentemente ribadito  l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), spiegando che l’emergenza coronavirus deve essere trasformata in un’occasione per aumentare gli investimenti in fonti pulite, ridurre l’uso dei combustibili fossili, non inquinare aria acqua e suolo. Insomma adottare un modello di sviluppo sostenibile  compatibile con la capacità di rigenerazione della Terra.

La sala clonsiglio di sicurezza dell'onu

Dobbiamo ora lentamente ritornare alla normalità che significa prendersi cura del pianeta ricordando che non c’è normalità alla quale ritornare quando quello che abbiamo considerato normale ieri ci ha condotto a ciò che noi stiamo, con tanta paura, vivendo.

Il Galileo