Scienziate nel tempo. 100 biografie di Sara Sesti e Liliana Moro. Ledizioni/LUD
Università delle Donne, Milano 2019, pag. 232, (16 euro)
Recensione di Adriana Giannini
All’inizio
del terzo decennio del Duemila c’è ancora bisogno di ribadire che la diffusa
opinione che “le donne non sono
portate alla scienza” è solo uno stereotipo difficile da cancellare?
Sembra proprio di sì, visto il compiaciuto stupore con cui ai primi di
febbraio è stato accolto l’isolamento del coronavirus da parte di tre
ricercatrici dell’istituto Spallanzani di Roma. Finalmente neppure un uomo
nell’équipe ad attribuirsi, come spesso è successo in passato, il merito del
risultato! Certo qualcosa sta cambiando, ma resta il fatto che a tutt’oggi solo
venti donne in tutto hanno ottenuto un Nobel in campo scientifico, mentre sono
molte di più quelle a cui per qualche intuibile motivo questo meritato
riconoscimento è stato negato.
Ben venga dunque questa ultima, aggiornata e molto ampliata edizione del lavoro
iniziato vent’anni fa dalle due autrici, Sara Sesti e Liliana Moro, dapprima in
collaborazione con l’Università Bocconi e poi con la Libera Università delle
Donne, per accendere un faro sul fondamentale e spesso misconosciuto ruolo
svolto dalle donne che si sono occupate di scienza dall’antichità ai nostri
giorni. Dalle cinquanta biografie
documentate nella prima pubblicazione del 1999 le autrici sono ora arrivate a
metterne insieme cento, una più interessante dell’altra, comprendendo anche le
protagoniste d’importanti progetti collettivi: dalle pazienti compilatrici dei
cataloghi stellari - tra cui vi erano anche alcune suore della Specola Vaticana
- alle sottopagate programmatrici dell’Eniac (il primo calcolatore elettronico),
dalle fisiche che hanno contribuito al Progetto Manhattan alle matematiche
afroamericane senza le quali probabilmente il primo uomo non avrebbe calpestato
il suolo lunare.
Leggendo le dense pagine del libro ci si rende subito conto che le cento
scienziate selezionate – ma ci si augura che in una successiva edizione possano
ancora aumentare di numero – hanno tutte alcune caratteristiche in comune.
Almeno fino al secolo scorso quando scuole superiori e università cominciarono
ad aprire loro le porte, oltre alle doti intellettuali fuori dall’ordinario,
dovevano possedere una grande tenacia e sete di sapere per riuscire a evadere
dal ruolo che la società prevedeva inesorabilmente per le donne che non volevano
essere emarginate: occuparsi della famiglia o chiudersi in convento. Ma queste
capacità non erano sufficienti, dovevano anche avere al loro fianco una figura
maschile – padre, fratello, marito,
amico di famiglia – che ne
apprezzava le capacità e schiudeva ad esse le porte della cultura scientifica.
Tra gli esempi più noti vi sono
Ipazia, matematica istruita dal padre, Trotula, medica e collega del marito,
Elena Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo nel 1678 con
l’incoraggiamento del padre, Sophie Brahe stretta collaboratrice del fratello
Tycho, la fisica Laura Bassi, prima donna a ottenere una cattedra universitaria,
introdotta agli studi dal padre e dal medico di famiglia, la matematica Gaetana
Agnesi, bambina prodigio ammirata innanzitutto dal padre, Marie Lavoisier
preziosa collaboratrice del marito Antoine, Ada Byron Lovelace, prima
programmatrice incoraggiata in questo caso dall’amico
Charles Babbage e, la più nota di tutte Marie Sklodowska Curie, i cui
grandi meriti furono per primi apprezzati dal marito e poi dall’Accademia
svedese che le conferì ben due premi Nobel: per la fisica e per la chimica.
La situazione è andata migliorando per le donne nate nel ventesimo secolo, ma
ancora per molte riconoscimenti e carriera hanno rappresentato una sfida che ha
richiesto almeno il doppio della determinazione necessaria ai colleghi maschi. E
alle volte questa determinazione non è bastata come è successo alla forse troppo
bella attrice cinematografica Hedy Lamarr a cui è dedicata la copertina del
libro. Ideatrice durante la seconda guerra mondiale di una tecnica basata sul
salto di frequenza per proteggere i siluri dalle intercettazioni nemiche, non
riuscì a farla applicare dalla marina statunitense, anche se l’idea
era talmente valida che, a molti anni di distanza, viene tuttora
utilizzata nelle comunicazioni wireless.
In effetti, uno degli scopi del libro è proprio quello di rafforzare coraggio e
autostima nelle aspiranti scienziate grazie agli esempi delle ammirevoli
colleghe che le hanno precedute. Come lei stessa racconta, per esempio, è stato
proprio l’aver letto la storia di Marie Curie a convincere la direttrice del
CERN Fabiola Gianotti ad affrontare gli studi scientifici che l’hanno portata ad
occupare, prima donna nella storia di questa istituzione, l’attuale prestigiosa
carica.
Un libro insomma che ci piacerebbe fosse letto da molti, sia uomini che donne, e
che sarebbe estremamente consigliabile come lettura complementare nelle scuole
superiori per contribuire a una scelta ben informata del corso universitario a
cui ci si vuole iscrivere. In
quest’ottica anche un regalo molto utile da fare a figlie o nipoti ancora
incerte sul loro futuro.