I 200 anni del Gabinetto Viesseux
La travagliata storia
di una prestigiosa istituzione culturale fiorentina
di Silvia Talli
Due secoli fa, esattamente il 25 gennaio 1820, fu inaugurato a Firenze il
Gabinetto scientifico-letterario di Giovan Pietro Vieusseux, così chiamato dal
nome del suo fondatore.
I locali che ad esso furono destinati si trovavano nel rinascimentale Palazzo
Buondelmonti ma questa fu solo la prima sede dell’istituto poiché nel corso del
tempo altre si sarebbero succedute prima di arrivare a quella attuale di Palazzo
Strozzi.
L’apertura del Gabinetto fu annunciata con questi termini da un Manifesto del 9
dicembre 1819 conservato nell’Archivio Storico Vieusseux: “I viaggiatori, per la
maggior parte certamente istruiti, prolungano più che altrove il soggiorno in
Firenze, detta a ragione l’Atene d’Italia, ove il gran numero di scienziati, le
magnifiche Biblioteche, i capi d’opera, ed i nomi stessi di quei sommi uomini
che tanto illustrarono la Toscana, alimentano anch’oggi l’erudita curiosità del
forestiero” (…) “E forse per più lungo tempo, e con maggior profitto per loro, e
per gli abitanti della bella Firenze vi soggiornerebbero i forestieri se
trovassero un pubblico stabilimento che riunisse gli scritti periodici i più
interessanti. (…) “Vi si troveranno a disposizione dei Sigg. Associati: 1° Tutti
gli scritti periodici, giornali e gazzette che vengono pubblicate nelle
principali città dell’Italia; 2° i fogli periodici, giornali e gazzette
francesi, le più accreditate; 3° alcuni dei migliori scritti periodici, giornali
e gazzette inglesi e tedesche; 4° Carte geografiche, Dizionari ed altri libri da
consultarsi; 5° Tutto ciò che è necessario a scrivere. Lo stabilimento sarà
aperto ogni giorno dell’anno, dalle ore 8 della mattina fino alle 11 della
sera”; e via di seguito veniva riportato l’elenco dei prezzi dell’associazione.
Il Manifesto, se da un lato esprimeva le ragioni per le quali la scelta era
caduta su Firenze, dall’altro rivelava l’intento ambizioso del fondatore dello
“stabilimento”: un commerciante svizzero che dopo aver dedicato molti anni della
sua vita agli affari viaggiando in vari paesi europei, aveva stretto contatti
con importanti intellettuali del tempo convinto com’era della necessità di
promuovere la cultura, la circolazione delle idee ed il progresso sia
scientifico che economico. La sua cultura illuminista ed anche la progressiva
diffusione del liberalismo, che proprio dall’ambiente culturale italiano trasse
un grosso impulso, favorirono il concretizzarsi del suo proposito.
Appena un anno dopo l’inaugurazione del Gabinetto scientifico-letterario che
portava il suo nome, Vieusseux fondò la rivista “Antologia”, nelle cui pagine si
potevano trovare gli scritti di Carlo Botta, Pietro Colletta, Ugo Foscolo,
Giuseppe Mazzini, Giacomo Leopardi e Niccolò Tommaseo. La rivista, soppressa nel
1833 per motivi politici, si poneva in linea con l’esperienza milanese dove
aveva visto la luce “Il Conciliatore”, un periodico scientifico-letterario
fondato da intellettuali romantici e liberali ostili alla Restaurazione e
diretto da Silvio Pellico.
Giovan Pietro Vieusseux fu anche editore di giornali tra i quali il “Giornale
agrario”, diretto da Cosimo Ridolfi e Raffaello Lambruschini, l’”Archivio
storico italiano” fondato insieme a Gino Capponi e la rivista pedagogica “Guida
all’educazione”, diretta anch’essa da Lambruschini.
Erano anni di notevole fermento insomma, ed in questo contesto Firenze divenne
un importante centro propulsivo per lo sviluppo della cultura italiana,
circostanza facilitata anche dalla politica illuminata e tollerante perseguita
nel Granducato di Toscana, primo stato, vale la pena ricordare, ad aver abolito
nel 1786 la pena di morte e con essa la tortura. Non fu un caso, quindi, se
durante il regno del granduca Ferdinando III di Lorena si rese possibile aprire
il Gabinetto di lettura e pubblicare, appena un anno dopo, L’Antologia; come
pure non c’è da meravigliarsi se l’attività di esponenti di un liberalismo
moderato potesse continuare anche con il successore Leopoldo II il quale, prima
che il nascente sentimento di italianità portasse all’affermazione di posizioni
più radicali, si fece fra l’altro promotore del primo e terzo congresso degli
scienziati italiani, rispettivamente a Pisa nel 1839 e a Firenze nel 1841.
Al primo piano di Palazzo Buondelmonti tre stanze furono destinate alla lettura:
vi si potevano trovare periodici scientifici e letterari sia italiani che
stranieri oltre a gazzette parimenti italiane e straniere. Come anticipato dal
Manifesto, ai periodici si aggiungevano opere destinate alla consultazione fra
cui carte geografiche e dizionari che avrebbero costituito la Biblioteca
consultativa. Non mancavano poi spazi aperti alla conversazione e alla
socialità. Nel 1822 il Gabinetto Vieusseux si arricchì di una Biblioteca
circolante con opere destinate al prestito a domicilio aventi carattere
prevalentemente divulgativo; la Circolante operò come entità autonoma dal
Gabinetto di lettura vero e proprio.
Una delle sale del Gabinetto Viesseux
L’Istituto diventò fin da subito un punto di riferimento importante per
intellettuali e in particolare per letterati. Le sue sale erano frequentate fra
gli altri, da Giacomo Leopardi e da Alessandro Manzoni. In onore del poeta di
Recanati, fu organizzata anche una serata. Fra gli abbonati non mancarono
nemmeno uomini politici come Aurelio Saffi, Vincenzo Gioberti e Bettino
Ricasoli. Ben presto il gabinetto di lettura diventò uno dei più importanti
centri culturali europei; ne era una testimonianza la presenza di scrittori come
Sthendal ed Heinrich Heine, fra i primi ad abbonarsi. Questi nomi, insieme a
quelli di altri celebri letterati e di prestigiose personalità della cultura che
da allora frequentarono il Gabinetto fondato da Giovan Pietro Vieusseux, sono
riportati (spesso con le loro firme autografe) in un libro pubblicato da
Polistampa nel 2001 e curato da Laura Desideri: “Il Vieusseux, storia di un
gabinetto di lettura 1819/2000” nel quale, attraverso un minuzioso lavoro di
ricerca e raccolta di tutta la documentazione possibile, viene ricostruita
cronologicamente, anno dopo anno, la vita del prestigioso istituto culturale
dalla sua nascita fino ai giorni nostri (esattamente fino al 2000); nel volume è
presente anche un’appendice di saggi e testimonianze.
Si viene a sapere, per esempio, che alla morte di Giovan Pietro Vieusseux,
avvenuta nel 1863, gli abbonati erano già 1193. La proprietà dello
“stabilimento” passò ai suoi due nipoti, Paolino ed Eugenio ma soltanto
quest’ultimo decise di occuparsene trovandosi ad affrontare non poche difficoltà
economiche legate ad una gestione che doveva adeguarsi alla maggiore complessità
della realtà post-unitaria. Del resto, passato il fervore dei dibattiti che
avevano ispirato le insurrezioni risorgimentali, il Gabinetto perse a poco a
poco la sua connotazione originaria di luogo deputato prevalentemente alla
aggregazione e alla elaborazione di un programma politico e sociale facendo
invece emergere come attività principale quella del prestito. Il patrimonio
librario, infatti, aumentò notevolmente (nel 1875 contava 14.933 opere, in
maggioranza francesi e inglesi) consolidando sempre più il ruolo della
Biblioteca. Fra gli abbonati comparivano Carlo Lorenzini (Collodi), Luigi
Capuana, Dostoevskj, Tolstoj artisti come Silvestro Lega, politici come Sidney
Sonnino e Cesare Alfieri e altri se ne sarebbero presto aggiunti. Nel 1884 il
Gabinetto scientifico-letterario, la cui sede nel frattempo era stata trasferita
presso Palazzo Feroni, ottenne un importante riconoscimento: il diploma d’onore
conseguito all’Esposizione Nazionale di Torino a cui il Gabinetto Vieusseux,
grazie all’impegno profuso da Eugenio, aveva partecipato nella sezione riservata
a “Statuti, Regolamenti e notizie relative alle Istituzioni promotrici
dell’Istruzione”.
La fase di transizione con il nuovo secolo avvenne sotto la direzione di Carlo
Vieusseux che subentrò al padre Eugenio morto nel 1892. Pochi anni dopo la sede
del Gabinetto fu trasferita in Via dei Vecchietti n.5 dove tuttavia rimase per
poco tempo.
Un importante momento di svolta si fa risalire al 1919 quando la proprietà del
Gabinetto e della Biblioteca passò al Credito Italiano che, scontratosi
inevitabilmente con la difficoltà di gestire un istituto culturale, dopo appena
due anni lo cedette al Comune di Firenze. A dirigerlo fu chiamato lo storico
dell’arte Arturo Jhan Rusconi; ma fu sotto la direzione del germanista
Bonaventura Tecchi (dal 1925 al 1929) che la vita del prestigioso istituto
culturale ricevette un nuovo impulso. Alla sua iniziativa si deve la
pubblicazione del “Bollettino Trimestrale del Gabinetto Vieusseux”; furono poi
intraprese iniziative pubblicitarie grazie alle quali nel 1925 si raggiunse la
quota di 3.002 abbonamenti, senza contare che la Biblioteca circolante consolidò
ulteriormente il suo ruolo propulsore all’interno dell’Istituto grazie anche a
nuove acquisizioni sia italiane che straniere.
Proprio in quell’anno il Gabinetto Vieusseux, la cui sede nel frattempo era
stata trasferita presso il Palagio di Parte Guelfa, fu elevato con Regio decreto
ad Ente Morale.
Il clima però era destinato a cambiare. Ben presto, infatti, per il prestigioso
centro culturale iniziò una fase molto difficile a causa di gravi problemi
economici determinati dall’ostracismo del regime fascista. La vita della
prestigiosa istituzione si era nel frattempo intrecciata con la rivista
“Solaria” fondata nel 1926 proprio fra le mura del Palagio di Parte Guelfa. Si
trattava di una rivista attraverso cui prendeva forma un modello di letteratura
che si poneva in un atteggiamento di distanza e di disimpegno rispetto al
fascismo e ai suoi condizionamenti. Le difficoltà si concretizzarono in
particolare dopo la nomina a direttore di Eugenio Montale che subentrò a Tecchi
nel 1929. Questi, trasferitosi da poco a Firenze per lavorare presso la
Bemporad, fu uno dei primi collaboratori di “Solaria” e soprattutto non era
iscritto al Fascio. Ben presto la rivista cessò di essere pubblicata e appena
due anni dopo, nel 1938, il consiglio di amministrazione del Vieusseux rimosse
Montale dal suo incarico. In quell’anno il patrimonio librario dell’Istituto
contava complessivamente 62985 opere, ancora in maggioranza francesi e inglesi,
anche se si registrava un incremento dei libri italiani.
Poco tempo dopo, esattamente nel 1940, venne inaugurata la nuova sede di Palazzo
Strozzi mentre l’anno successivo fu nominato direttore Alessandro Bonsanti che,
come i due predecessori, aveva partecipato all’avventura di “Solaria”.
La guerra fece si che la vita del Gabinetto Vieusseux si intrecciasse nuovamente
con la figura di Eugenio Montale, nominato nel 1944 Commissario dello stesso dal
Comitato Toscano di Liberazione Nazionale che, all’indomani dell’insurrezione di
Firenze, aveva assunto i poteri di governo provvisorio. In questa fase di
commissariamento dell’Istituto ci si adoperò, fra l’altro, perché fosse
ripristinato il servizio di prestito e venissero riaperte le sale di lettura.
Nel 48 Montale lasciò definitivamente Firenze per trasferirsi a Milano; intanto
il patrimonio librario vide un fortissimo incremento di libri italiani.
La direzione di Alessandro Bonsanti, lunga ben quarant’anni, esattamente dal
1941 al 1980 (tre anni dopo sarebbe diventato Sindaco di Firenze), segnò un
punto di svolta nella vita del Gabinetto Vieusseux proiettandolo in quella che
sarebbe stata la sua fisionomia attuale. Infatti, già dagli anni immediatamente
successivi la fine della guerra, il centro culturale diventò anche sede di
convegni, mostre e conferenze aumentando in tal modo le possibilità di fruizione
pubblica.
Anche la Biblioteca si arricchì incrementando la sua offerta non solo sotto il
profilo della quantità del materiale disponibile ma anche sotto quello della
specificità.
Nel 1966 prese vita un nuovo progetto editoriale che traeva evidente ispirazione
dal passato: si trattava della pubblicazione del periodico “Antologia Vieusseux”
definita dal suo sottotitolo “giornale di scienze, lettere ed arti”. Fu l’anno
dell’alluvione di Firenze e in quell’occasione il ruolo di Bonsanti fu
determinante per il recupero dei documenti ed il salvataggio della Biblioteca.
Seguirono importanti iniziative che caratterizzarono ulteriormente questo
storico centro culturale. Nel 1970 la Direzione Generale per le Accademie e
Biblioteche affidò al Vieusseux il servizio relativo al nuovo Sistema
Bibliotecario per la Provincia di Firenze fissandone l’inizio per l’anno
successivo. Nel 1973 fu poi istituita all’interno del Gabinetto Vieusseux una
sezione denominata “Centro Romantico” nella quale sarebbe dovuta confluire tutta
la documentazione reperibile relativa a quel particolare momento culturale che
in Italia si legò strettamente al rinnovamento politico e sociale del Paese e di
cui la nascita dello stesso Gabinetto letterario aveva rappresentato una
significativa espressione. Poco dopo, inoltre, si realizzò il progetto di
Alessandro Bonsanti di istituire un “Archivio Contemporaneo” che, secondo il
regolamento approvato nel 1975, doveva avere fra le sue attività quella di
individuare e reperire fondi di personalità della cultura italiana e straniera
tra Ottocento e Novecento e di curarne la conservazione ai fini dello studio e
della consultazione. “L’Archivio Contemporaneo” che porta il suo nome fu poi
trasferito presso Palazzo Corsini Suarez dove tuttora ha la propria sede. In
esso confluirono le prime acquisizioni rappresentate dai fondi Rosai e Ghisi;
oggi, all’interno del palazzo di Via Maggio, sono conservati biblioteche
private, opere autografe, manoscritti e lettere di illustri personalità della
cultura del Novecento come Ugo Ojetti, Giuseppe De Robertis, Giuseppe Ungaretti,
Giacomo Debenedetti, Eduardo De Filippo, Pier Paolo Pasolini, per citarne
alcuni, che vanno a costituire più di 150 archivi tra fondi e piccole raccolte.
Successivamente nella direzione del prestigioso Istituto si sono alternati
Marino Raicich, Luigi Crocetti, Geno Pampaloni, Enzo Siciliano, Paolo Bagnoli e
Giovanni Gozzini. Dal 2007 il Gabinetto Vieusseux è diretto per la prima volta
da una donna: Gloria Manghetti; mentre Alba Donati è la prima donna a
presiederlo.
Rimane il fatto che dopo la lunga esperienza legata alla figura di Alessandro
Bonsanti, la strada era già tracciata ed il Gabinetto Viesseaux aveva ormai
raggiunto la sua identità.
Tuttavia, la sfida che la sua conduzione pone è costante e si rinnova sempre:
raccogliere le istanze del presente tenendo vivo il passato e la memoria.
Questo è anche lo spirito con cui si festeggeranno i duecento anni dalla nascita
del Viesseux.
Le celebrazioni per il bicentenario si svolgeranno nell’arco di due anni e
avranno inizio proprio il 25 gennaio con l’inaugurazione, presso l’Archivio
Contemporaneo Alessandro Bonsanti, della mostra curata da Laura Desideri “ Il
Viesseux dei Viesseux: libri e lettori tra Ottocento e Novecento 1820-1923” a
cui sarà presente il Ministro dei Beni e Attività culturali Dario Franceschini.
Seguiranno cicli di conferenze, dibattiti e incontri aperti al pubblico; inoltre
non mancheranno pubblicazioni speciali come quella del carteggio inedito
intercorso per lungo tempo tra Carlo Emilio Gadda e Alessandro Bonsanti.
Fra le iniziative in programma vi è l’approfondimento, attraverso cicli di
conferenze, di 10 parole del nostro tempo rilevanti nella storia del Gabinetto.
E’ prevista inoltre la realizzazione di un “Archivio delle scrittrici del nuovo
millennio”.