Una festa per i 70 anni
di Eugenio Montale
di Giuseppe Prunai
A sentir parlare di Viesseux e di Firenze, il cronista d’antan non può non
ritornare con la memoria ad oltre mezzo secolo fa quando, redattore alle
“province” del quotidiano fiorentino “Giornale del mattino” fu incaricato dal
responsabile della “terza pagina” che
allora era la pagina culturale dei quotidiani, di
realizzare un servizio sul Gabinetto del Viesseux che festeggiava il
70esimo compleanno di Eugenio Montale, suo antico bibliotecario e direttore di
riviste letterarie, durante il periodo fascista.
Ignoro, tuttora, perché, tra i tanti collaboratori della “terza” la scelta sia
caduta su di me, semplice redattore alle “province” che si dava un troppo da
fare, come riteneva qualcuno che cui la cosa dava, evidentemente, fastidio.
Era il 7 giugno 1966. Un po’ intimorito, temendo di non essere all’altezza
dell’avvenimento, passai una mattinata a documentarmi in biblioteca e poi
all’assalto.
Ricordo il gran numero di presenti, insolito per un’iniziativa culturale. La
gente non entrò tutta nel salone della conferenza e seguì l’avvenimento dal
cortile di Palazzo Strozzi dove era stato sistemato un altoparlante.
Presentazione dell’allora presidente del Viesseux, Giovanni Tadini Buoninsegni
Tobler, che rievocò gli anni di attività di Montale al Gabinetto, dal quale fu
allontanato per motivi politici durante il fascismo, e di cui ebbe, la reggenza,
dopo la guerra, in qualità di commissario straordinario.
Fu poi la volta del ministro del bilancio, on. Giovanni Pieraccini, fiorentino,
che noi giornalisti avevamo soprannominato “il ministro canguro” perché era
solito usare l’espressione “occorre un salto di qualità”. Pieraccini, a nome del
Capo dello Stato, consegnò a Montale le insegne di cavaliere di gran croce
dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Poi sottolineò l’importanza
della voce del poeta di “Ossi di seppia” per i giovani degli anni venti e trenta
costretti a vivere fra gli orpelli delle divise e gli ultimi bagliori delle
decadenti canzoni di Dannunzio.
Infine, l’orazione ufficiale del prof. Walter Binni (1913 - 1997) critico
letterario, combattente antifascista ed ex parlamentare del PSIUP, allora
ordinario di letteratura italiana alla Sapienza di Roma. Per Binni, Montale
trasformò il gusto della poetica e il modo di intendere la poesia. La sua
nutrice – proseguì – è la terra ligure, dal paesaggio aspro e nudo ed il suo
linguaggio è quello della negazione, del mondo senza significato, della materia
oscura, dell’uomo senza miti. Questa la realtà del suo tempo che seppe
percepire, questo il senso della crisi succedutatisi alla prima guerra mondiale.
E’ nella percezione di questa verità del tempo che matura “Ossi di seppia”. Egli
nasce alla poesia da una crisi, egli la vive e tenta di darle un significato.
Binni così proseguì: egli non si arrende ai deliri del tempo, deliri letterari e
morali. Fieramente avverso al regime, fu fra i firmatari del manifesto crociano
contro il fascismo e fu “fra quei badilanti che cercarono di sbrattare l’Italia
dal letame della dittatura”. Poi
pose l’accento sull’importanza dell’opera di Montale che portò con la sua aspra
musica una voce nuova nella poesia dei nostri tempi.
“Ti ringrazio – concluse Binni – per tutto quello che hai dato all’arte del
nostro Paese e permettici di poterci chiamare per sempre tuoi amici”.
Commosso da tanta manifestazione d’affetto, Montale ringraziò il Viesseux e gli amici di avergli tributato questa manifestazione d’affetto e ringraziò anche la città di Firenze dalla quale fu esiliato. “Ma fui esiliato – disse – non per colpa dei fiorentini ma di altri uomini che io non ho mai odiato perché io non sono capace di odiare. E forse – aggiunse ridendo – dal mio esilio non è mai nata una Divina commedia…”.
Montale concluse dicendo che sarebbe tornato a Firenze un giorno “in quel
pezzetto di terra che ho comprato nel cimitero di San Felice a Ema dove riposa
mia moglie”. Quella sua unica proprietà fondiaria – come amava chiamare la sua
futura sepoltura – dalla quale per poco, per colpa di un burocrate, non è stato
recentemente sfrattato.