Etica e intelligenza artificiale

Un aiuto o un pericolo per l’uomo?

 

di Bartolomeo Buscema

 

Il cervello umano è un reticolo di potenziali elettrochimici e di tessuto e contiene circa 86 miliardi di neuroni collegati in rete attraverso 100 trilioni di sinapsi (100.000.000.000.000.000.000). E da qui, forse, nascono le emozioni e la razionalità tipiche dell’Homo sapiens. Oggi, una delle frontiere scientifiche consiste nella “costruzione” di un apparato elettronico che somigli molto al cervello umano. Per far ciò, due sono le strade possibili: la prima, far apprendere a un software la razionalità umana; la seconda cercare  di ottenere una mappa del cervello per comprenderne l'organizzazione e le interazioni neurali. Rispettivamente siamo nel campo dell’intelligenza artificiale e della Connettomica. Qui focalizzeremo la nostra attenzione sull’intelligenza artificiale, un filone di ricerca in notevole sviluppo anche se le idee e le applicazioni più esotiche e astratte, figlie di una rappresentazione cinematografica degli anni ottanta e novanta, sono, oggi, per fortuna notevolmente ridimensionate. Scordiamoci, dunque, di vedere robot terminatori provenienti dal futuro che si aggirano armati per le strade delle nostre città, o androidi senzienti che si struggono per amore del loro proprietario o partner umano. Piuttosto, quando ci riferiamo all’intelligenza artificiale, dobbiamo pensare a una ricerca orientata alle tecniche di “machine learning” (macchine in grado di imparare) per l’esecuzione di compiti molto concreti e utili come, ad esempio, la realizzazione di veicoli autonomi più sicuri per l’uomo, la scoperta di nuove diagnosi o terapie per le malattie più gravi o robot utilizzati per la cura di pazienti con bisogni speciali, come gli anziani, o i malati di Alzheimer o Parkinson. E’ un avanzamento inarrestabile della scienza e della tecnica che pone, però, alcune fondamentali domande etiche .Può una ‘mente’ di silicio o germanio che esegue calcoli o algoritmi, per quanto sofisticati, comportarsi come un cervello umano? E se ciò fosse possibile, quali sono valori etici cui riferirsi per evitare ,come temono alcuni, che la nostra società diventi ancora più ingiusta dove pochissimi sono detentori del potere a fronte di molti sudditi .

La nostra percezione è che tali valori etici saranno difficili da essere considerati nella giusta prospettiva ,posto che viviamo in una società senza regole condivise. Una sorta di giungla dove sperimentiamo sempre più una maggiore erosione della privacy: dai post che vediamo a quello che compriamo fino al riconoscimento facciale già in uso in alcuni aeroporti internazionali. Un accrescimento delle difficoltà di assegnare chiare responsabilità quando sistemi complessi che coinvolgono tecnologie d’intelligenza artificiale commettono errori. Chi è responsabile il produttore, chi commercializza o chi usa tali sistemi intelligenti? E poi, che ne sarà della nostra libertà di scelta? Si pensi a tutte le raccomandazioni che già riceviamo quotidianamente su cosa mangiare, cosa comprare, cosa leggere, e così via. Ci sono poi gli usi criminali dell’intelligenza artificiale: dal riciclo del denaro sporco o al furto dei dati bancari e delle carte di credito. Ci dovremo, in futuro, anche porre il problema della responsabilità giuridica delle macchine intelligenti che per nostro conto guideranno le nostre autovetture o guideranno in modo totalmente autonomo gli aerei su cui viaggiamo. Un quadro complesso che è foriero di nuove sfide che dovranno essere affrontate con un approccio multidisciplinare e multiculturale che coinvolga informatici, filosofi, sociologi ed economisti che ci aiutino a individuare in anticipo gli effetti collaterali cui potremmo andare incontro e a sviluppare un'intelligenza artificiale che migliori realmente la qualità della nostra vita. Bisogna far si che rimanga sempre chiaro il significato di “essere umano”, con le sue peculiari imperfezioni , e d’intelligenza umana che comprende anche quella emotiva e sociale .L’intelligenza artificiale è altra cosa .Stiamo parlando di macchine che fanno in maniera ripetitiva e accurata, compiti più svariati che però non potranno mai avere la flessibilità e il discernimento della mente umana.

Il Galileo