L’UNESCO E GLI ELEMENTI CHIMICI
Gianni Fochi prosegue nella sua opera di divulgazione scientifica
Gianni Fochi, “L’avventura periodica — Il puzzle risolto degli elementi
chimici”, Bietti, marzo 2019, 140 pagg., 14,00 €
Il russo Dmitrij Mendeleev l’abbiamo conosciuto tutti a scuola: un secolo e
mezzo fa inventò la tavola periodica
degli
elementi. Ma quasi nessuno sa che era anche un tipo molto, molto particolare. I
suoi capelli lunghi e incolti non avevano mai subito l’oltraggio del pettine: a
questo oggi non faremmo caso, ma che Mendellev fosse bigamo nella severa russia
dello zar Alessandro III magari riesce a incuriosirci. Le due mogli
contemporanee (di cui la seconda ovviamente abusiva) gli preclusero le porte
dell’accademia imperiale delle scienze. Il premio Nobel invece glielo negò
l’astio del collega svedese Svante Arrhenius, che da lui s’era visto criticare
la celebre teoria della dissociazione elettrolitica.
La scienza non è solo un insieme di nozioni e concetti: è fatta da esseri umani,
con le loro grandezze e le loro piccinerie. Non manca di ricordarcelo Gianni
Fochi, ricercatore della Scuola Normale Superiore. È in pensione e ha lasciato
il lavoro di laboratorio e l’insegnamento universitario, ma non ha interrotto il
suo impegno più che trentennale nel creare un ponte fra pubblico e scienza, che
l’ha portato alcune volte a UNO Mattina, oltre che a collaborare a quotidiani e
periodici, a tenere conferenze popolari, a produrre video su temi scientifici e
tecnologici, a comporre libri in cui la scienza viene messa alla portata dei
profani.
Dopo Il segreto della chimica
(Longanesi e TEA), Fischi per fiaschi
nell’italiano scientifico (Longanesi) e
La chimica fa bene (Giunti), ecco ora
questo chimico sessantanovenne a sfornare
L’avventura periodica, che la Bietti porterà in libreria ai primi d’aprile.
Il libro esce in occasione del 2019 proclamato dall’UNESCO anno internazionale
della tavola periodica degli elementi chimici.
Forse le persone lontane dalla scienza si chiederanno perché
quest’organizzazione internazionale, dedicata alla cultura, dia tutta questa
importanza a una tabella che secondo loro può interessare semmai solo gli
scienziati. Fochi ci ricorda, per esempio, che uno dei più bei libri di Primo
Levi è Il sistema periodico,
intitolato — guarda caso — secondo il vecchio nome italiano della tavola degli
elementi. E ricorda anche che Levi, oltre che scrittore, era chimico, e si
rammaricava acerbamente al sentir parlare di “due culture”: la cultura —
sosteneva — è una sola. La tavola periodica, quello schema modesto in apparenza,
in realtà è un compendio profondo di conoscenze, ci aiuta a razionalizzare il
comportamento di zolfo, silicio, idrogeno, sodio, alluminio, e così via, sino
all’ultimo arrivato, l’elemento 118 battezzato oganesso, o oganesson
all’inglese. Questo nome è l’omaggio al russo Oganessian, e — ci dice Fochi —
crea un certo imbarazzo. Yuri Oganessian è infatti ancora vivo e vegeto: non è
dunque rispettata la prassi che vuole i nomi degli elementi ispirati solo a
defunti, se si tratta di omaggiare scienziati.
Secondo Oliver Sacks, il celebre neurologo anglo-statunitense autore di
Risvegli (trasposto in film da Oscar
con Robert De Niro e Robin Williams), la tavola periodica è stata la conquista
più grande raggiunta dall’umanità nel secondo millennio. Nel libro, Fochi
racconta di quando lui intervistò Sacks nel 2002, e venne colpito dal suo
vestire e atteggiarsi dimesso, unito a grande simpatia e profondità
intellettuale.
Con un tantino di malizia, in un capitolo del libro Fochi si rivolge agli
studenti delle scuole superiori. Imparate a usarla la tavola periodica, dice
loro l’autore: nelle mie pagine v’insegno come, in modo semplicissimo.
Faticherete molto meno nello studio e prenderete voti migliori. Così poi
succederà di nuovo una cosa che lui non ha messo nel libro, ma ci ha rivelato di
persona: molti lettori gli scrivono, dicendo che grazie ai suoi libri hanno
scoperto che la chimica è bella e si può capire, mentre a scuola gliel’hanno
fatta odiare.
*Michele Mezza: “Allgoritmi di libertà -
La potenza del calcolo tra dominio e conflitto”
Prefazione di Giulio Giorello - Donzelli Editore -
pp. XVIII-278
«Il quesito che la politica deve porsi riguarda proprio il bilanciamento dei
poteri in uno Stato democratico: una
potenza
quale quella della profilazione digitale, di tale impatto e pervasività, può
rimanere esclusivamente a disposizione di chi paga di più? E addirittura, senza
nemmeno essere nota a chi la subisce? Ogni legge è sempre la conseguenza di un
conflitto d’interessi, di un confronto di poteri, di un negoziato sociale. Il
buco nero che abbiamo dinanzi è proprio l’assenza di un’esperienza che animi
queste dinamiche negoziali nella società degli algoritmi».
«Algoritmo» è diventato ormai sinonimo di controllo sociale. Anche chi non
saprebbe meglio definirlo, sa che le sequenze di formule matematiche nascoste
dietro questo nome servono a governare l’elaborazione della sterminata quantità
di informazioni generate continuamente dalla rete. Con la loro potenza di
calcolo, e la loro apparente neutralità, questi «numeri magici» si presentano al
nostro senso comune come i passe-partout per aprire ogni porta della nostra
vita. Ma chi detiene davvero le chiavi degli algoritmi? Sono dispositivi neutri
e inviolabili? O non sono invece espressione di una strategia di orientamento e
governo sociale sempre più strettamente controllata dai loro «proprietari»? Il
saggio affronta con un taglio divulgativo, e un obiettivo molto pragmatico, il
tema di una critica dei presunti automatismi che definiscono e classificano i
nostri comportamenti. Il buco nero che ingoia la nostra libertà oggi non è tanto
il condizionamento della nostra vita tramite l’uso dei nostri dati, quanto
un’omologazione del nostro pensiero alle forme semantiche degli algoritmi
prescrittivi. Non tanto il consumo, quanto proprio il cervello è la posta in
gioco. Senza ombre di nostalgia, anzi con un’esibita e provocatoria adesione
alla civiltà della rete, l’autore affronta il nodo di come la scienza matematica
possa e debba essere oggetto di un nuovo contratto sociale e occasione di una
negoziazione, anche conflittuale, fra gli utenti e i grandi players globali che
sono proprietari dei dispositivi digitali. La posta di questo processo, come
spiega Giulio Giorello nella prefazione al libro, è una nuova idea di libertà,
in cui la potenza di un individuo sta nel passare da «calcolato» a «calcolante».
Di fronte ai silenzi e ai balbettii della politica, che si divide fra
subalternità tecnologica e rimozione della domanda sociale che ha prodotto la
rete, è necessario prospettare un nuovo patto sociale, che concepisca le
comunità di utenti (città, territori, università, categorie professionali,
gruppi di consumatori) come soggetti negoziali della potenza di calcolo, per
realizzare una nuova fase di quella «rivoluzione del sole» che cinquant’anni fa,
nei campus californiani, spinse i migliori talenti giovanili a programmare
software che avrebbero cambiato il mondo.
Michele Mezza, giornalista, è stato inviato del Giornale radio Rai in Urss e in
Cina. Nel 1993 ha collaborato al piano di unificazione del Gr. Nel 1998 ha
elaborato il progetto di Rai News 24. Attualmente dirige il centro di ricerca
sul mobile PollicinAcademy e la comunità web www.mediasenzamediatori.org, e cura
un blog per l’«Huffington Post». Insegna all’Università Federico II di Napoli.
Per Donzelli ha pubblicato: Sono le news, bellezza! Vincitori e vinti nella
guerra della velocità digitale (2011), Avevamo la luna. L’Italia del miracolo
sfiorato, vista cinquant’anni dopo (2013) e Giornalismi nella rete. Per non
essere sudditi di Facebook e Google (2015).