INQUINAMENTO DELL’ARIA GLOBALE E LOCALE
Secondo l’United Nations Environmental Programme, tra il 1990 e il 2014, le
emissioni antropiche di anidride carbonica sono aumentate di più del 40%
di Bartolomeo Buscema
Lo scorso 13 marzo l’UNEP (United nations environmental programme) ha pubblicato
il sesto Global Environment Outlook (GEO-6). Un rapporto che in circa 700 pagine
tratteggia lo stato di salute del
nostro pianeta blu. Dati e le
tabelle corredano tale interessante e preoccupante rapporto, ma qui vogliamo
puntare i riflettori sull’inquinamento
dell’aria della bassa atmosfera e le sue conseguenze sulla salute umana.
Il rapporto ci informa che, a livello globale, nel periodo compreso tra il 1990
e il 2014, le emissioni antropiche di anidride carbonica sono aumentate di più
del 40% con punte percentualmente più elevate nei paesi del terzo mondo. Proprio
quei Paesi che con scarsi mezzi finanziari affrontano i guasti dell’aumento di
temperatura foriera di siccità, inondazioni con le immaginabili conseguenze
sull’agricoltura locale che è la pratica primaria di sopravvivenza. Un quadro
critico che ha sospinto molti scienziati dell’IPCC (Intergovernmental Panel on
Climate Change) a propugnare una drastica riduzione delle emissioni globali di
tale gas serra entro la prima metà del secolo, per poi eliminarle totalmente
entro il 2100. Un compito arduo che comunque deve essere affrontato con vigore e
responsabilità. Per quanto concerne, invece, le emissioni di biossido di zolfo,
nel rapporto si legge che sono diminuite del 75%
nel Nord America e in Europa e aumentate del 50% in Asia. Con un effetto
algebrico globale di un sensibile decremento cui ha contribuito, negli ultimi
anni, una più rapida riduzione delle emissioni di SO2 emessi nell’area dell’Asia
Orientale che, come noto, sperimenta una sostenuta crescita economica. Ancora
una volta smentendo la correlazione tra inquinamento e crescita economica. Gli
scienziati, estensori del rapporto - e qui veniamo al nostro tema -
hanno anche evidenziato la differenza
tra le emissioni d’inquinanti capaci di alterare il clima globale e quelle che
hanno un impatto a livello locale. Mentre l’aumento di anidride carbonica, cui
si aggancia un aumento medio della temperatura globale, ha un impatto abbastanza
complesso sulla salute umana, legato anche a molti fattori anche economici, le
polveri sottili, che purtroppo sono globalmente in aumento, hanno un impatto più
diretto sulle persone che vivono in aree con elevata concentrazione urbana.
Secondo il rapporto, le sole polveri sottili, ogni anno, sono responsabili di
circa tredici milioni di morti legate principalmente alle più disparate
patologie polmonari, cancro compreso. Esse rappresentano così il maggior rischio
ambientale per la salute umana specialmente per le fasce di popolazione più
deboli e per i bambini. L’inquinamento dell’aria è la quinta causa di morte al
mondo, dopo la cattiva nutrizione di bambini e delle loro mamme; la dieta; la
pressione del sangue; il tabacco. Per restare in Italia, nel 2005 si sono
verificati oltre 34.500 decessi, molti dei quali nelle regioni settentrionali
del bacino del Po, a causa di concentrazioni di PM2,5 che hanno spesso superato
i limiti di legge. Un problema serio che, però, è possibile limitare
sensibilmente con le tecnologie esistenti e con costi relativamente contenuti. A
patto di mettere su un efficiente sistema di controllo e sanzionatorio secondo
l’aurea regola di “chi sbaglia paga”.