Messi al bando i prodotti di plastica monouso

Lo prevede una direttiva europea recentemente approvata

 

di Bartolomeo Buscema

 

Da più di mezzo secolo, la plastica è onnipresente in qualsiasi ambiente terrestre e da qui attraverso i fiumi anche in mare. I manufatti di plastica di grosse dimensioni vendono ingeriti da capodogli e balene causandone la morte; quelle di piccole dimensioni, ridotti a micro particelle, ingeriti dai pesci più piccoli che poi finiscono sulle nostre tavole. Tali micro particelle che qui chiameremo “microplastica” hanno, secondo gli scienziati, potenziali effetti deleteri sulla salute umana. Infatti, la micro plastica può trasformarsi in nano plastica, cioè in particelle ancora più piccole che, se ingerite dall’uomo possono trasferirsi nei tessuti con rischi potenziali per la salute che per ora non sono stati sufficientemente indagati. Comunque sia, è opportuno registrare che la maggior quantità delle plastiche ritrovate nei mari proviene per gran parte del packaging e soprattutto dei prodotti usa e getta. Principalmente, sono questi manufatti che, se non gestiti correttamente, finiscono nei nostri mari, fiumi e laghi. Uno scenario critico contro il quale l’Unione Europea ha incominciato a porre rimedio. Infatti, dal 2021 sarà vietato l’uso di prodotti di plastica monouso tra cui posate, piatti, bastoncini cotonati, cannucce, mescolatori per bevande e aste dei palloncini, etc. Il divieto è anche esteso anche ai prodotti di plastica oxo-degradabile e ai contenitori per cibo da asporto in polistirene espanso. Ricordiamo che le plastiche oxo-degradabile sono quelle alle quali vengono aggiunti, nel processo produttivo, additivi per accelerarne la frammentazione in frazioni minuscole quando sono esposte alla radiazione solare ultravioletta o al calore. La veloce frammentazione dovrebbe, infatti, accelerare la biodegradazione. Tali misure sono contenute in una direttiva europea approvata, lo scorso 27marzo, dal Parlamento Europeo. Tale direttiva concerne la messa al bando dei prodotti di plastica monouso e quelli di plastica oxo-degradabili, per i quali ultimi,  come si legge nella relazione della Commissione Europea del 16 gennaio 2018,non c’è ancora alcuna prova definitiva di una biodegradazione completa in un arco di tempo ragionevole.

Registriamo che per molti prodotti di plastica monouso ci sono già dei validi sostituti, prodotti con materiali naturali e biodegradabili. Per quelli, invece, per i quali non ci sono alternative, la Direttiva prevede che gli Stati membri dovranno redigere dettagliati piani nazionali sia di riduzione della quantità prodotta sia di raccolta e riciclo a fine vita. Tali piani dovranno essere sottoposti per approvazione alla Commissione  europea entro due anni dall’entrata in vigore della citata Direttiva, e cioè entro il 27 marzo del 2021. I dati salienti della Direttiva si possono così sintetizzare: raccolta, entro il 2029, del 90% delle bottiglie di plastica in circolazione; raggiungimento, entro il 2025, di una quota pari al 25% di bottiglie di plastica prodotte da materiali riciclati, quota che salirà al 30% entro il 2030. Nella direttiva è anche prevista la possibilità di introdurre a livello nazionale restrizioni di mercato per contenitori alimentari e bicchieri per bevande. E’ doveroso notare che l’Italia è stato il primo paese a mettere al bando gli shopper di plastica, i cottonfioc e le microplastiche nei cosmetici. Ora sarebbe necessario impostare una vigorosa campagna per la riduzione significativa di bicchieri di plastica usa e getta. Vogliamo, infine, puntualizzare che il problema non è la plastica in sé, ma l’utilizzo che ne facciamo, spesso non realmente necessario, e la pessima gestione dei rifiuti. Ad ogni modo, c’è un fermento nella ricerca di materiali alternativi, tra cui quello che si sta studiando presso la Colorado State University. Si tratta di un polimero con buone caratteristiche di leggerezza, resistenza al calore, robustezza come quelle della plastica e che può essere riciclato chimicamente e riutilizzato praticamente all’infinito. La scienza sta facendo la sua parte, ma anche noi dobbiamo fare la nostra, posto che viviamo in una nazione che è seconda al mondo per consumo di bottiglie di acqua di plastica, in un contesto generalizzato di acqua di accettabile qualità che esce dai nostri rubinetti.

Il Galileo