*Dalle Alpi al Lilibeo. In queste due foto del satellite Sentinel della
costellazione Copernicus, la catena delle Alpi e l’intera penisola italiana e la
costa ovest della Sicilia, con le isole di Levanzo e Favignana.
*Il
terremoto sull’Etna del 26 dicembre e la rottura della faglia di Fiandaca Il 26
dicembre 2018 si è verificato un terremoto di magnitudo Mw 4.9 localizzato sul
fianco orientale dell’Etna ad una profondità di meno di 1 km. Questo evento è il
principale tra quelli localizzati nel corso dell’intensa attività sismica etnea
iniziata il 23 dicembre 2018 e rappresenta l’evento più energetico verificatosi
sull’Etna negli ultimi 70 anni. I terremoti che avvengono nelle aree vulcaniche,
come all’Etna o ad Ischia, essendo molto superficiali producono fagliazione
superficiale anche per valori di magnitudo non elevati, come è infatti avvenuto
per quello del 26 dicembre che ha prodotto una importante fagliazione
superficiale. Nei giorni successivi l’evento, il gruppo operativo di emergenza
dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) EMERGEO, che si
occupa del rilievo degli effetti cosismici sull’ambiente naturale
(http://emergeo.ingv.it/), si è attivato per acquisire dati geologici sul
terreno in zona epicentrale. Sono stati raccolti e catalogati quasi 900 punti di
osservazione lungo la di faglia. Per ciascun punto, oltre alla documentazione
fotografica sono state misurate le caratteristiche geometriche e cinematiche
della rottura. Sono state effettuate anche riprese aeree con un drone per la
ricostruzione fotogrammetrica dello scenario deformativo. Dalle osservazioni si
è evidenziato che Il terremoto del 26 dicembre ha prodotto della la rottura
faglia di Fiandaca con fagliazione superficiale per circa 8 km, da Acicatena
sino a Monte Ilice, anche con la mobilizzazione di alcune strutture minori
adiacenti.
Nell’immagine il
dettaglio delle faglie attive nel basso versante sud-orientale dell’Etna (da
Azzaro et al., 2012). In viola è evidenziata l’area in cui il rilievo geologico
effettuato da EMERGEO dal 26/12/2018 al 18/01/2019 ha evidenziato fagliazione
superficiale. La stella gialla rappresenta l’epicentro del terremoto.
*In un recente studio del gruppo dell’Istituto di tecnologie biomediche del
Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Itb) di Segrate-Milano coordinato da
Luigi Zecca e Fabio Zucca, frutto di una collaborazione con il Department of
Psychiatry Columbia University Medical Center, New York, NY (coordinato da
Guillermo Horga e Clifford Cassidy), è stato dimostrato su sezioni del cervello
umano che la riduzione del contrasto nelle immagini di risonanza magnetica è
effettivamente dovuta alla perdita di neuromelanina, cioè dei neuroni che
producono dopamina, legata alla malattia di Parkinson.
È stato perciò confermato che le immagini di risonanza magnetica della
neuromelanina costituiscono un marcatore della funzionalità dei neuroni della
dopamina della sostanza nera cerebrale. Lo studio (Neuromelanin-sensitive MRI as
a noninvasive proxy measure of dopamine function in the human brain), pubblicato
sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), è basato
sugli studi pionieristici sulla neuromelanina condotti dal gruppo di Luigi
Zecca.
*ENEA ha esportato anche in Antartide un sistema che permette di differenziare,
classificare e riutilizzare i rifiuti prodotti, trasformandoli da problema a
risorsa e preservando l’ecosistema del Polo Sud. Il modello di economia
circolare per la stazione italiana “Mario Zucchelli” si basa sulla raccolta
differenziata di plastica, vetro, cartone, rame, acciaio e residui organici. Lo
smaltimento dei rifiuti prodotti nella base Zucchelli avviene in Italia ogni 2
anni, grazie a una nave messa a disposizione dal Programma Nazionale di Ricerche
in Antartide (PNRA). Delle 148 tonnellate sbarcate con l'ultimo trasporto, l’86%
è stato avviato a recupero.
*L’ambliopia, detta anche occhio pigro, è un disturbo diffuso, causato da uno
sbilanciamento in età giovanile dell’attività dei due occhi, indotto da varie
cause: forti differenze nel potere rifrattivo dei due occhi (anisometropia),
opacizzazioni della cornea, strabismo, cataratta congenita. La patologia
determina una marcata riduzione delle capacità visive, in particolare
dell’acuità visiva e della stereopsi (visione della profondità). Nel bambino è
trattabile prima degli otto-nove anni di età, ma nell’adulto non è curabile a
causa della riduzione dei livelli di plasticità cerebrale del cervello maturo.
Gli esperimenti condotti da Claudia Lunghi (ex-ricercatrice dell’Università di
Pisa, ora all’École Normale Supérieure di Parigi) in collaborazione con Antonio
Lepri dell’Azienda ospedaliera universitaria pisana e coordinati da Alessandro
Sale dell'Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche
(Cnr-In) e da Maria Concetta Morrone dell’Università di Pisa hanno dimostrato
che è invece possibile ottenere un marcato miglioramento delle funzioni visive
anche in adulti affetti da ambliopia. La ricerca è stata pubblicata sulla
rivista Annals of Clinical and Translational Neurology. “Gli studi che ho
condotto su modelli animali hanno mostrato che l’attività fisica potenzia la
plasticità cerebrale, ossia la capacità dei circuiti del cervello di cambiare
struttura e funzione in risposta agli stimoli ambientali”, spiega Sale. “D’altro
canto, gli studi effettuati dal mio gruppo su soggetti umani hanno evidenziato
una plasticità visiva che si mantiene anche negli individui adulti e che agisce
su tempi brevi: la chiusura temporanea di uno dei due occhi porta al
miglioramento della percezione visiva in quell’occhio”, aggiunge Morrone. “Anche
questo tipo di plasticità visiva, definita omeostatica, si potenzia in risposta
all’attività fisica volontaria nelle persone sane”.