La scomparsa di Giuseppe Zamberletti

padre della Protezione Civile italiana

 

 

di Giuseppe Prunai

 

Per me resterà sempre i0ZME (questo il suo nominativo di radioamatore OM) o lo “Zorro” della banda cittadina, quella dei 27 MHz. E fu lui ad inquadrare i radioamatori volontari come ausiliari della Protezione Civile.

La nostra conoscenza risale al terremoto in Irpinia (23 novembre 1980). Lui installato nella palazzo della Prefettura di Napoli, noi giornalisti in quello del Comiliter. Due palazzoni grigi che si fronteggiano in Piazza Plebiscito.

Zamberletti (foto a sinistra), che aveva lavorato molto bene durante il terremoto in Friuli nel 1976, gestendo al meglio l’emergenza e la ricostruzione, fatta con il criterio del restauro in modo da non stravolgere la fisionomia dei luoghi, fu spedito a Napoli a gestire l’emergenza e la ricostruzione dopo il disastroso terremoto che colpì gran parte dell’Italia meridionale. Qualcuno disse subito che non era possibile applicare all’Irpinia il modello Friuli. In realtà fu la politica del suo stesso partito, la Democrazia Cristiana, a mettergli i bastoni fra le ruote. Zamberletti voleva trasferire tutti gli abitanti sul litorale romagnolo le cui pensioni erano libere non essendo stagione di villeggiatura. Ci fu un vertice della DC e tutti i gerarchetti locali si dissero contrari. Disse uno di loro: meglio morti di polmonite nelle tendopoli, che trasferiti in Emilia-Romagna: partirebbero che votano DC, tornerebbero che votano PCI. Dopo un po’ di tira e molla, Zamberletti arrivò ad un compromesso: i terremotati sarebbero sati trasferiti in alberghi della costa campana che dovettero essere requisiti perché i proprietari si opponevano al progetto.

Non so come abbia resistito in quei giorni dirigendo dal suo ufficio – vera e propria centrale operativa – la complessa macchina dei soccorsi. Non aveva un minuto libero, neppure per consumare i pasti che sostituì con le razioni K, il cibo delle truppe combattenti.  Un lavoro fatto con passione, con partecipazione, immedesimandosi nei problemi della gente e dei soccorritori.

Dal suo lavoro, balzò evidente la carenza di strutture adeguate, di uomini preparati, di conoscenza. Durante una pausa delle mie radiocronache sulla tragedia di Vermicino (10 giugno 1981) mi raggiunse sul macchinoso radiotelefono SIP di allora. Lui, febbricitante, seguiva l’avvenimento alla radio e alla TV. Pensi, mi disse, che non esiste nemmeno una banca dati che indichi dove si trova il materiale utile come, ruspe, escavatrici, macchine per il carotaggio etc.

Allora, la protezione civile era affidata ai Vigili del Fuoco, alla polizia e ai corpi armati, a qualche volontario. C’era molta buona volontà, ma scarsa conoscenza dei problemi.

Nei giorni di Vermicino, si stava formando il primo governo Spadolini che ebbe dal presidente Pertini il preciso mandato di formare un ministero ad hoc per la protezione civile. Zamberletti fu nominato alto commissario per la protezione civile con il rango di ministro. Praticamente era l’incarico ad istituire il nuovo ministero.

Lo raggiunsi a Napoli dove continuava a lavorare pro terremotati alla vigilia del voto in parlamento sulla legge quadro del suo ministero. Ne venne fuori una lunga intervista radiofonica in cui focalizzò i nodi da sciogliere, le competenze del futuro dicastero ma soprattutto il lavoro preparatorio e organizzativo da svolgere.

Alla notizia della sua scomparsa, ha detto Angelo Borrelli, capo del dipartimento della Protezione Civile: “Oggi perdiamo uno straordinario conoscitore della fragilità del nostro Paese, che per primo intuì la necessità di distinguere la fase del soccorso in emergenza da quella fondamentale della previsione e della prevenzione dei rischi naturali”.

Mi piace ricordare il suo piano di evacuazione, in caso di necessità, dell’area vesuviana dove si è esagerato con gli insediamenti abitativi. Credo si tratti di un piano ancora attuale in caso di eruzione del Vesuvio. Una eventualità che trova discordi i vulcanologi.

L’ultima volta che l’ho incontrato, fu su un volo di stato, al ritorno da Strasburgo dove si era svolto un incontro sull’istituzione di una Protezione Civile europea. Eravamo alla vigilia di tangentopoli. Lui era seduto accanto ad un vecchio leader della sinistra. Parlavano a bassa voce e sogghignavano. All’arrivo a Ciampino, gli chiesi se si fosse trattato di barzellette divertenti.

-         Magari fossero solo barzellette! Sbottò e si avviò verso l’uscita.

Durante tangentopoli, Zamberletti fu inquisito e prosciolto da ogni assurda accusa.

Il Galileo