“Sulle tracce dell’ evoluzione
umana”
di Luisa Monini Brunelli
Charles Darwin nel suo libro sull’ Origine delle specie pubblicato nel 1859, tra
l’ altro scriveva
”
Luce si farà sull’ origine dell’uomo e della sua storia”.
A distanza di 150 anni, l’evoluzionismo proposto da Darwin è una teoria oppure
una solida certezza?
A queste e altre domande risponde Giorgio Manzi, Prof. ordinario di Antropologia
alla Sapienza - Università di Roma, socio corrispondente dell'Accademia
Nazionale dei Lincei; direttore del Museo di Antropologia “G. Sergi”, che ho
avuto l’ onore e il piacere di intervistare a Brescia in occasione
della Quarta lezione sulla scienza organizzata dal Collegio Universitario
Luigi Lucchini, in collaborazione con il Centro Linceo Interdisciplinare
“Beniamino Segre” dell’Accademia dei Lincei e la Fondazione Grazioli.
GM) Dobbiamo essere attenti a quello che diciamo. La scienza non propone
certezze; esistono piuttosto delle teorie più o meno consolidate e sono 150 anni
che la teoria di Darwin è consolidata, anzi è arricchita da molti nuovi dati,
aggiornamenti e precisazioni.
Fondamentalmente, però, l'idea di evoluzione per selezione naturale, così come
la concepì Darwin, rimane la teoria di come si è venuta a formare la variabilità
dei viventi, batteri, piante o animali che siano, uomo compreso.
LM) Uomini e scimpanzé condividono circa il 99% del patrimonio genetico; eppure
tra lo scimpanzé e l’Homo sapiens c’è una foresta di esseri estinti, come a dire
che la linea evolutiva non è stata poi così lineare come a lungo creduto. Ma
davvero l'essere umano discende dalla scimmia?
GM) Anche qui dobbiamo essere precisi: non è del tutto esatto che l'uomo
discende dalla scimmia. L'uomo è una scimmia o, meglio, è una delle 400 specie
viventi di primati. Siamo particolari, ma in termini di evoluzione siamo evoluti
tanto quanto sono evolute tutte le altre scimmie. Ogni creatura vivente, a modo
suo, è evoluta; l'uomo ha sviluppato delle caratteristiche che indubbiamente
sono speciali e che lo hanno distaccato dagli altri esseri viventi perché ha una
capacità unica: quella di comprendere sé stesso nel mondo in cui vive.
LM) La paleoantropologia ci dice che tra lo scimpanzé e Homo sapiens c’è una
foresta di esseri estinti, come a dire che la linea evolutiva non è poi stata
così lineare come a lungo creduto.
GM) Effettivamente noi abbiamo un parente stretto ancora vivente che è lo
scimpanzé anzi, per meglio dire, gli scimpanzé (visto che ne esistono due
specie); poi ci sono i gorilla e quindi gli orangutan che, nell’ insieme,
costituiscono il gruppo delle grandi scimmie antropomorfe. Noi siamo una di
quelle. A volte poi ci si dimentica che dietro di noi c’è una quantità di altre
creature che si sono estinte: una vera e propria foresta di antenati.
Il nostro percorso evolutivo si è distaccato molto da quello delle altre
scimmie antropomorfe, anche perché loro sono rimaste in un contesto ambientale
molto simile a quello dei loro (e nostri) antenati. Il nostro percorso evolutivo
è invece stato in qualche modo condizionato dalle nuove circostanze ambientali,
nelle quali i nostri antenati diretti si sono adattati, e questo ha comportato
dei cambiamenti che via via li hanno portati fino a noi. Questo non significa
che noi siamo più o meno evoluti degli scimpanzé ma che siamo evoluti
“diversamente”, cosa che ha comportato una quantità di caratteristiche che sono
tutte nostre.
LM ) Come funziona l'evoluzione umana? Quali le sue tappe principali? Cos’è che
ha avuto più valore nell’ evoluzione della specie umana sino a renderci specie
dominante? Il volume del cranio e quindi del cervello in esso contenuto o
piuttosto la postura eretta funzionale ad una visione più panoramica? E
l’opposizione del pollice che ha permesso di creare attrezzi e altro?
GM) Cos'è più importante di tutto ciò?
Forse è tutto importante, soprattutto è tutto concatenato. Non saremmo
quelle forme di vita così intelligenti che siamo se non ci fosse stato prima il
bipedismo e tutto questo non avrebbe potuto avere lo sviluppo che ha avuto se
non avessimo quelle mani con l'opposizione del pollice che anche tutti gli altri
primati hanno ma che noi abbiamo sviluppato di più proprio perché, o anche
perché, a un certo punto siamo diventati bipedi e le mani sono servite meno per
spostarci ed aggrapparci ai rami e hanno potuto essere utilizzate di più per
manipolare l'ambiente e per le relazioni sociali. Queste mani da primate,
combinate con l'acquisizione della postura eretta e della locomozione bipede
(momento di passaggio fondamentale) hanno a loro volta creato le condizioni
perché si potessero sviluppare altre caratteristiche: innanzitutto il nostro
grande cervello sviluppatosi nel corso di soltanto 2 milioni di anni, a sua
volta strettamente legato alla nostra socialità (
sappiamo bene quanto il nostro grande cervello sia funzionale alle
relazioni con gli altri nostri simili ),
alla nostra capacità di manipolare oggetti nell'ambiente naturale,
producendo strumenti.
LM) Lei sulla quarta di copertina del suo ultimo libro “ Ultime notizie sull’
evoluzione umana” scrive:” siamo i padroni ( incontrollati) del pianeta ma
dentro di noi c’è sempre quel bipede barcollante che intorno a 2 milioni di anni
fa iniziò a sviluppare un cervello abnorme e poi, circa 200mila anni orsono,
divenne homo sapiens e si diffuse ovunque”.
E, come nelle storie più complesse, per cercare la soluzione, si usa dire
cherchez la femme' anche nella più intricata storia che l’uomo conosca, quella
delle sue stesse origini, pare che tutto cominci proprio da una donna: dalla
nera Eva africana, una Eva mitocondriale vissuta in Africa tra i 150.000 e i
200.000 anni fa, prima del grande esodo e, se l'analisi mitocondriale è
corretta, questa avvalorerebbe l’ipotesi sulla singola origine "modello fuori
dall'Africa".
GM) Senz’altro la comparsa di Homo sapiens è un evento relativamente recente e
segue un percorso molto articolato, al termine del quale vediamo comparire un
essere umano dal grande cervello. Anche se non siamo l'unica specie del genere
Homo ad avere questo grande cervello, la novità sta nel fatto che esso è accolto
in un cranio rotondo e questo ha a che fare con la nostra particolare capacità
di pensiero simbolico e concettuale. Quando è comparso Homo sapiens? Una
quantità di dati, ormai da decenni, ci dicono che la nostra specie è comparsa
circa 200.000 anni fa in Africa e, tra i dati che ci indicano questa data e
questa collocazione geografica, c'è quello del DNA mitocondriale; da qui l'idea
di un’ Eva mitocondriale ( perché il DNA mitocondriale è una particolare
componente del nostro DNA che viene trasmesso solo per via materna) e nera,
(perché le nostre origini sono in
Africa e i nostri primi antenati avevano quasi certamente quel colore della
pelle che faceva parte della prima popolazione di Homo sapiens). Da qui la
specie si è diffusa su tutto il pianeta e ha acquisito caratteristiche diverse
adattandosi di volta in volta a vari ambienti. Tutto questo è avvenuto in un
tempo relativamente breve, pur con le variazioni anche in parte adattative ai
diversi ambienti che si sono poi avute.
LM ) Così come è esistita una Eva mitocondriale, che ha generato una stirpe
continua di figlie femmine ancora oggi presente ( pare che siano 6000
generazioni a separare la Eva contemporanea alla Eva atavica) esiste
un Adamo Y cromosomiale; una codificazione genetica che viene trasmessa
esclusivamente da padre a figlio e che è riconducibile
al nostro antenato vissuto in Africa circa 60.000 anni fa.
GM) Sì, abbiamo anche una Y.
All'inizio ci sono stati dati apparentemente controversi
tra l'origine materna della nostra variabilità ( indicata dal DNA
mitocondriale) e l'origine paterna del nostro DNA (indicata dal cromosoma Y
trasmesso solo per via maschile) ma poi i dati hanno finito per
collimare. Era effettivamente improbabile che Eva ed Adamo avessero aspettato
tanto tempo prima di incontrarsi!
LM) A cosa si deve l’estinzione delle numerose specie di Homo diverse dalla
nostra? All’affermarsi di
popolazioni di una specie evolutivamente più “adatta”, a feroci conflitti
interspecifici? Ad altro?
GM) Diverse specie del genere Homo si sono estinte prima che arrivasse sulla
scena Homo sapiens, ma altre dopo il primo contatto con la nostra specie;
queste, come le precedenti, sono però avvenute lentamente e gradualmente, in
modo direi “naturale”. Certamente la presenza di Homo sapiens può aver influito,
anche molto, ma non dobbiamo pensare a delle forme di genocidio, piuttosto a un
fenomeno schiettamente ecologico. Quando immaginiamo questi scenari, dobbiamo
aver presente che siamo di fronte a gruppi di cacciatori-raccoglitori, piccole
bande sparpagliate nel territorio che non si confrontavano direttamente
tra loro e ciascuna di queste, a seconda delle caratteristiche della
specie a cui apparteneva, aveva
capacità diverse nel confrontarsi con l'ambiente e sopravvivere. Queste diverse
capacità hanno fatto la differenza.
LM) Il famoso anello mancante tra scimmia e uomo…. perché gli scienziati non lo
hanno mai trovato?
GM) L'anello mancante è un po’ un mito ottocentesco, quando davvero
sull'evoluzione umana si conosceva molto poco o quasi nulla. C'era la predizione
di Darwin “Luce si farà sull'origine dell'uomo e la sua storia”, ma si avevano a
disposizione pochi, pochissimi reperti fossili, appartenenti a forme umane
relativamente vicine a noi: alcuni primi fossili anatomicamente moderni
dell'Europa, i famosi Cro Magnon, oppure i Neanderthal, sempre in Europa e non
si aveva quasi nulla dall'Oriente e meno ancora dall'Africa, che poi abbiamo
capito essere il continente fondamentale.
In questo contesto, si poteva solo ipotizzare l'esistenza di un anello
mancante cioè di qualcosa che fosse a metà strada tra l'uomo e le altre scimmie
in particolare le scimmie antropomorfe e che potesse rappresentare, proprio in
quanto “via di mezzo”, quell'antenato che ancora non era stato trovato. In
seguito di anelli mancanti ne sono stati trovati tantissimi; tutta l'evidenza
fossile, tutto l'insieme delle conoscenze che abbiamo oggi riguardo l'evoluzione
umana, potrebbero essere considerate una sorta di selva di “anelli mancanti”,
ovvero creature che non sono esattamente né come Homo sapiens né come gli
attuali scimpanzé. Tuttavia, in realtà, l'anello mancante in quanto tale non è
mai esistito, nel senso che non si è mai trovata una creatura metà scimmia metà
uomo. Sono esistite comunque delle
forme di vita come per esempio le famose australopitecine (chi è che non conosce
Lucy?) che avevano una faccia da scimmia, se vogliamo dire così, ma camminavano
su due piedi come noi.
A tal proposito il prof. Manzi ricorda i grandi ritrovamenti successivi come
quello del 2013 che ha portato alla
scoperta di 1500 reperti di ossa umane riconducibili a 15 individui di
differente sesso ed età denominati Homo naledi, tutti accumulati nella Dinaledi
Chamber all’ interno di un sistema sotterraneo di grotte in un altopiano
carsico a 1700 metri di altezza 50 km a N.O. di Johannesburg. Homo naledi
aveva una curiosa mescolanza di tratti primitivi, come un piccolo cervello, e
caratteristiche moderne – tra cui le gambe lunghe – caratteristiche queste che
hanno fatto concludere ai ricercatori che era un abile arrampicatore, un
camminatore sulle lunghe distanze, e un probabile creatore di utensili. “Stiamo
parlando di esseri umani diversi da noi vissuti dai 236.000 ai 335.000 anni fa,
poco prima che in altra parte dello stesso continente compariva Homo sapiens e
da lì ha poi iniziato a colonizzare il mondo intero”.
LM) Prima di Darwin, “c’era la Natura e c’era Dio, la mano che aveva creato
tutto”. Ancora oggi una parte significativa della popolazione, anche nel mondo
occidentale, “crede” nel creazionismo. Lei crede nella possibile convivenza
delle due visoni? L’una esclude necessariamente l’altra?
GM) Io sono dell'avviso che non bisogna confondere la Fede con la Scienza; credo
che siano due modi che l'uomo ha per cercare di comprendere la realtà ma che
rispondono a domande completamente differenti: la fede risponde alla domanda
perché siamo qui, la Scienza si
occupa del come siamo qui e, quindi, cerca attraverso strumenti razionali di
ricostruire un percorso, il nostro complesso e articolato percorso preistorico,
non intercettando questioni legate alla Fede che lasciamo ai teologi e alle
persone che hanno la fortuna di averla..
LM) Lei pensa che ci sarà un limite all’ evoluzione dell’uomo?
GM) Io penso che la nostra evoluzione è nelle nostre mani in quanto è
soprattutto di evoluzione culturale che possiamo parlare per il prossimo futuro.
Non dobbiamo inoltre dimenticarci che siamo i padroni “incontrollati” del
pianeta. Meglio: gli unici controllori possiamo essere solo noi stessi. Abbiamo
un ruolo di grande responsabilità nei confronti del pianeta che ci ospita, della
natura che ci ha prodotto e di noi stessi e sarà solo attraverso la nostra
capacità culturale di affrontare con raziocinio il presente e il futuro che la
nostra evoluzione si farà.
LM) perché per l’uomo è così importante conoscere le proprie origini?
GM) La risposta a questa domanda è strettamente legata alla precedente. Io credo
che possiamo affrontare meglio il futuro e le grandi sfide che abbiamo di fronte
proprio conoscendo meglio il nostro passato. Le conoscenze della
paleoantropologia ci consentono di capire meglio la natura che è nascosta nella
nostra storia e, a sua volta, conoscere la nostra natura ci aiuta ad affrontare
le grandi sfide che abbiamo di fronte.