Il risparmio di energia nell’edilizia
è la principale strategia europea contro il cambiamento climatico
di Bartolomeo Buscema
Foto a raggi infrarossi della facciata di un palazzo. Il colore rosso indica la
dispersione di calore dovuta a finestre tradizionali con infissi in legno. In
blu, la bassa emissione dovuta a finestre in PVC, con doppi vetri e un gas
nobile nell’intercapedine
Noi tutti dobbiamo convincerci che l’efficienza energetica, l’altra faccia della
medaglia del risparmio energetico, è una fonte di
energia virtuale che abbiamo in casa nostra. Infatti, risparmiare un metro cubo
di metano, o qualsiasi altro combustibile fossile, significa non compararlo sul
mercato internazionale. Un mercato geo-politicamente instabile e quindi molto
rischioso. E’ con tale consapevolezza che da qualche lustro la Commissione
Europea emana direttive tecniche cogenti sul risparmio
energetico specialmente per il settore dell’edilizia considerato tra i
più energivori. Ricordiamo che il riscaldamento e raffrescamento degli edifici
residenziali, terziari e industriali è responsabile di quasi il 50% del consumo
energetico dell’Unione Europea. Un consumo principalmente legato alla vetustà
degli involucri edilizi e al basso rendimento medio stagionale dei relativi
impianti di riscaldamento che non va oltre il 50%. Ciò significa che da un metro
cubo di metano che entra nella caldaia, se ne utilizza solo metà per riscaldare
gli ambienti. L’altra metà, è il caso di dirlo, se ne va in “fumo” attraverso il
camino o la canna fumaria che hanno il compito di espellere i prodotti della
combustione che, come noto, contengono principalmente anidride carbonica e
ossidi di azoto. Questi ultimi pericolosi perché possono determinare la
formazione di protossido di azoto e nitrobenzene con effetti pericolosi per la
salute di chi vive in città. Quanto all’anidride carbonica, tutti sappiamo che è
la principale imputata del riscaldamento globale con tutte le nefaste
conseguenze che ogni giorno sperimentiamo come genere umano. Si capisce bene,
quindi, come un capillare risanamento energetico degli edifici esistenti
potrebbe portare a una significativa riduzione dei consumi energetici. Ciò è
possibile attraverso una corretta coibentazione, in funzione della situazione
climatica locale, e l’installazione d’impianti di riscaldamento e raffrescamento
ad alta efficienza (pompe di calore, caldaie a condensazione). Tenendo anche in
debita considerazione l’installazione di piccoli impianti solari termici e
fotovoltaici. Un risanamento energetico del parco edilizio che comincia anche
da una capillare informazione all’utenza
delle caratteristiche termofisiche di componenti edilizi e d’impianti
termici, entrambi comprovati dall’ormai nota etichetta energetica. Per poi
proseguire con leggi, norme tecniche e incentivi fiscali che agevolano il
risparmio energetico. Un edificio efficiente che
brucia meno energia, a parità di servizio reso, vuol dire meno
inquinamento dell’aria e più salute specialmente per gli abitanti delle città
sempre più costretti a respirare aria malsana. Recentemente, l’Agenzia
Internazionale dell’Energia (IEA) ha stimato che con una capillare campagna
europea d’interventi diffusi di efficienza energetica nel comparto edilizio si
potrebbero ridurre fino al 38% le emissioni di anidride carbonica.