Un singolare parallelismo tra Mithraismo e
Cristianesimo
di Pietro F. Bayeli
Natale, 25 dicembre,
ogni anno, nei secoli, solstizio d’inverno , Sol Invictus (sole
invincibile), festa della luce,
vittoria della luce sulle tenebre,
culto, festa della natività, della nascita, della apertura
alla vita, festa del bambino, di tutti i bambini del mondo, celebrazione
dell’origine dell’uomo,
degli uomini, dell’umanità
intera. Che fitta selva di contenuti in questa semplice data dell’anno che
costantemente si rinnova viva e
felice nei secoli, anno dopo anno.
Una consuetudine umana di celebrazione annuale della aurora della nostra
origine.
Comunque la dimensione della festività del Natale non si esaurisce negli aspetti
fondanti della nascita, del
dono della vita, del diffondersi della specie,
ma si allarga al concetto di maternità, affettività, bontà, amore, fino
alla costruzione sociale del primo nucleo umano:
la famiglia. Il bambino racchiude in sé il simbolo di tutti i bimbi
del mondo, rappresenta la
forza vitale, l’energia genetica della razza umana. Il Natale è la sintesi e
l’espressione profonda del secolare
patrimonio culturale dell’uomo che, concettualmente
immutato nel tempo, si
avvale dei più profondi pensieri e
desideri di pace, di amore, di gioia, di benessere, insomma
la sempre auspicata vittoria del Bene, la sperata
sconfitta del Male. Sono questi i sospirati pensieri che l’uomo si
trascina da sempre, almeno da 3500 anni, secondo i più accreditati studi e
ricerche. E’ una visione del mondo immutata nei secoli, costante nel pensiero
dell’uomo il quale già nel
XIII secolo a.C contemplava
nel culto di Mithra
l’immortalità dell’anima, la
classica e strenua battaglia tra
bene e male, le rispettive
destinazioni, dopo una resurrezione
post mortem e un giudizio finale,
in paradisiache od infernali collocazioni.
Mithra, che in antica lingua
iranica significa alleanza,
amicizia, accordo, veniva
festeggiato il 25 dicembre, festa pagana della luce, del sole splendente, della
nascita della vita, della concordia. I princìpi fondamentali nati nella e dalla
mente dell’uomo risultano essere sempre gli stessi, raccolti, raggruppati nel
beatificante paniere delle virtù, dell’amore, della fratellanza, del bene
comune, serpiginosamente
aggrovigliati nell’orrido canestro dei
disperati sentimenti dell’egoismo, della cattiveria, del male. Questi
basilari pensieri e sentimenti umani presenti nella mitica figura di Mithra,
immutati nella sostanza, sono andati evolvendo
e mutando nella forma della
secolare umana cultura. Ecco infatti circa 1500 anni dopo comparire nell’umano
teatro la fulgida e umana figura di
Gesù a riproporre onesti e limpidi
pensieri, sinceri e amorosi
rapporti di fiducia e di amicizia.
Non poche sono le similitudini tra queste due
figure desiderate, agognate dagli uomini di buona volontà: la virginale
maternità per entrambi ad indicare la purezza dell’evento ed escludere la
lussuria di un atto carnale, una liberazione dal peccato originale,
una ulteriore vittoria del bene sul male;
la data della nascita e della celebrazione (25 Dicembre, solstizio
d’inverno), i dodici seguaci di Mithra e i dodici apostoli di Gesù, la morte e
la resurrezione di entrambi, il rito del battesimo in entrambi quale
purificazione e introduzione alla comunità. Un aspetto evolutivo
è il battesimo mithraico dell’iniziato bagnato col sangue di un toro
sgozzato, sacrificio animale in uso
in passato come ricordato anche nei racconti biblici, successivamente
trasformato nel più mite e civile
bagno in acqua battesimale iniziato con Gesù da Giovanni Battista sulle rive del
Giordano. Sulla unicità di umani
sentimenti presenti sia nel culto Mithraico che in quello Cristiano si
evidenziano alcune importanti differenze legate dal trascorrere dei tempi (1500
aa. Circa) e dalla evoluzione del
pensiero dell’uomo: il culto di Mithra era sostenuto e coltivato soprattutto
dalla classe guerriera, militare e quindi da soli uomini; il culto di Gesù
Cristo è estremamente rivoluzionario e democratico
per la parificazione
delle classi sociali e
l’uguaglianza di genere con la partecipazione delle donne, infine
la frammentazione epocale della storia dell’uomo in prima di Cristo e
oggi 2000 anni dopo Cristo.
Tutto questo a significare come la figura di Cristo vada oltre i riti religiosi
ed entri direttamente nelle consuetudini quotidiane dell’uomo.
In alto, un dettaglio di un famoso affresco di Giotto con la cometa. In Basso, la cometa di Halley. La somiglianza è stupefacente
La grande diatriba esistente tra studiosi, ecclesiastici e laici,
se accettare o no la derivazione e la
dipendenza temporale del
Culto Cristiano dal Culto
Mithraico, cosa secolarmente verosimile, risulta del tutto inutile. L’ottica
teologica della Chiesa rifiuta naturalmente ogni rapporto o dipendenza tra
Mithraismo e Cristianesimo.
Solo una visione filosofica può fornire la giusta equiparazione,
il razionale sviluppo e la
sostanziale evoluzione dei due
riti: entrambe i due culti infatti sono nati nella e dalla mente dell’uomo.
Mithra e Gesù rappresentano, ognuno nel proprio secolare
periodo, le più elevate,
sublimi, costanti,
umane aspirazioni.
Ciascuno di essi è, in tempi diversi,
la sintesi espressiva di una pur sempre agognata
virtù. Dal pensiero della mitica figura di
Mithra all’uomo Gesù che, con l’apporto della sua rivoluzione cristiana,
rappresenta una evoluzione, una
maturazione dell’umano
pensiero sempre più logico e
razionale.