E’ terra dei fuochi

anche in Pianura Padana

 

 

Se continuano a bruciare capannoni stipaplastiche, andiamo verso la catastrofe ecologica

 

di Valeria Fieramonte

                                

L'incendio di una discarica

Nel '76, quando è esplosa la ICMESA, liberando quantitativi di diossina che hanno costretto a evacuare parte della popolazione di Seveso e dintorni, ero una giovane cronista di una radio. Già conoscevo Laura Conti, che su Seveso ha condotto una campagna politica di grande impatto e bravura. (La direttiva Seveso della UE sui disastri ambientali è in parte merito anche suo, sebbene sia soprattutto una cosa di carta, cioè non sia stata davvero applicata nella realtà.)

Il recente, siamo nell'ottobre del 2018, incendio della Bovisasca e di Quarto Oggiaro, a Milano, va ad aggiungersi agli altri 150 incendi nell'ultimo anno in Lombardia, di cui una ventina gravissimi (es. incendio nei pressi di Pavia, ora sarebbero stati individuati gli autori, dopo quasi un anno, e questo  della Bovisasca). Ma negli ultimi anni ne sono stati contati molti più di 300, (per la precisione 343, che non è una cifra precisa perché ogni giorno, specie nei depositi piccoli, brucia qualche plastica).

La diossina, che in sostanza è il prodotto della combustione di petrolio più cloro, è una sostanza tossica liberata dalla maggior parte delle plastiche,  (ovviamente non quelle biodegradabili),   è mutagena e cancerogena: alcuni tecnici che erano allora in fabbrica sono morti di tumore al fegato, la principale malformazione è il labbro leporino, ma se l'intossicazione è grave in genere ci sono aborti spontanei (per fortuna). La diossina non è biodegradabile, perciò, mentre nell'aria e nell'acqua si disperde, senza tuttavia modificare la propria nocività, nei suoli si accumula, di qui l'indicazione, data ai tempi di Seveso, di non mangiare le verdure dei campi contaminati eccetera. Dato che si disperde ma non si modifica, prima o poi, un po' come il DDT, la si ritroverà anche ai poli.

In Lombardia, per di più, la velocità dei venti è bassissima, perciò le concentrazioni potranno essere anche più nocive che altrove, e più si bruciano plastiche più aumenteranno. Almeno a Napoli c'era il vento e il mare..

Non so chi siano i pazzi criminali che hanno fatto stoccare la plastica proprio nella Pianura Padana, una delle zone con l'aria più inquinata del mondo: i tempi pachidermici della giustizia civile e penale non sono compatibili con l'impedimento di una catastrofe ambientale: la diossina che va ora accumulandosi, anche se non è ultratossica come quella di Seveso al triclorofenolo, rischia di devastare l'agricoltura della pianura padana, ovvero del motore economico italiano.

Come scrive Laura Conti* (foto a sinistra) nel suo bel libro 'Che cos'è l'ecologia', Mazzotta, 1977, “Per ogni molecola che si costruisce un enzima che la distrugge” è una legge biologica senza eccezioni e la si ritrova all'interno di ogni singolo organismo come pure nel rapporto tra organismi diversi. Se ci fosse stata anche una sola molecola fabbricata da un organismo vivente e capace di sfuggire alla degradazione, oggi il mondo ne sarebbe colmo....Quando l'uomo introduce nell'ambiente una molecola nuova, non degradabile, che il mondo vivente non conosce, e per il quale non ha elaborato alcun enzima, viola una legge generale e provoca grossi guai”...

Per quanto riguarda specificamente la nuvola della Bovisasca, il secondo giorno dell'incendio la diossina nell'aria, dove in genere si disperde più velocemente, era di ben 7 picogrammi! Non 0,7 come è stato pare scritto da alcuni giornali...Come per tutte le sostanze che sono anche mutagene, non c'è valore di soglia: sopra gli 0,3 picogrammi vuol dire però che occorre iniziare a preoccuparsi, perché ci sono focolai attivi. Il valore di 0,3 lo si trova sempre, da Seveso in poi, perché, nella terra non coltivata è nei primi 20cm. Nella terra coltivata è più sotto per via delle vangature. Perciò a essere interessati non sono i polmoni ma il fegato, che fa da filtro e sviluppa tumori. C ' è il sospetto che in alcuni capannoni sia bruciato anche l'amianto. Come mai non c'è valore-soglia per le sostanze mutagene?

Perché in questo caso non si tratta di quantità. Ogni cellula ha, nel proprio nucleo, lunghe molecole di acidi nucleici, che contengono, scritte chimicamente, tutte le istruzioni di funzionamento della cellula stessa. Un errore di trascrizione può non provocare conseguenze, oppure invece provocare conseguenze gravi, secondo la sede in cui l'errore si verifica, proprio come può accadere per un errore di stampa. Supponiamo che sul messaggio “compra un pizzo a Milano”, caschi per caso una “o” buttando fuori uno dei caratteri già allineati: in tutti i punti la o estranea può andare a cadere , senza rendere incomprensibile o dannoso il messaggio, fuorché in uno: la i di pizzo.  Il disgraziato destinatario si troverebbe, in questa circostanza, a comprare un pozzo invece di un pizzo.

Il pasticcio non dipende dalla lettera o , dipende solo dal punto in cui è caduta, cioè dal caso.

Ci potrebbero persino essere errori più numerosi ma meno pericolosi: per esempio il messaggio 'conpra on pizzo a Milanu' contiene ben tre errori al posto di uno, ma è comprensibile e sortisce l'effetto voluto, di far comprare un pizzo.

Per tutta questa serie di motivi elencati alla meglio, ritengo che minimizzare ciò che succede ormai da anni da parte delle autorità, e dunque non fare nulla o fare troppo poco, rischia di  fare diventare le stesse istituzioni complici delle mafie delle discariche e dei capannoni 'abusivi'. In troppi, del resto, anche a sinistra, se la sono presa soprattutto con gli inceneritori o termovalorizzatori, che sono di gran lunga il male minore, invece che con le discariche, per esempio; ed ora tacciono per opportunismo.

     

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 *Laura Conti (Udine, 31 marzo 1921 – Milano, 25 maggio 1993) è stata una partigiana, medico, ambientalista, politica e scrittriceitaliana, considerata la madre dell'ecologismo italiano. Con le pubblicazioni “Visto da Seveso” e “Una lepre con la faccia di bambina” la popolarità di Laura Conti varca i confini nazionali. Il 24 giugno 1982, Bruxelles approva la direttiva sui rischi di incidenti connessi con determinate attività industriali che verrà battezzata “Direttiva Seveso”.

Il Galileo