per combattere inquinamento
e variazioni climatiche
Questa la ricetta degli esperti riuniti a Mantova
di Valeria Fieramonte
Il primo Forum mondiale sulla Forestazione Urbana si sta avviando alle
conclusioni, dopo un dibattito che ha coinvolto, in vari punti della bella
Mantova, ricercatori, urbanisti, agricoltori, agronomi, architetti del
paesaggio, arboricoltori e semplici cittadini. Immaginare nuovi modelli di
sviluppo capaci di unire utilità e bellezza è
un esercizio affascinante: c’è chi, come lo scienziato Stefano Mancuso,
immagina i futuri centri urbani interamente coperti di piante, dentro e fuori
dagli edifici e pensa a Mantova anche
come futuro laboratorio per lo studio di come le piante siano capaci di
bonificare i siti contaminati: la città ha ancora molti siti inquinati, specie
dopo che la Montedison, in passato, riversando i suoi inquinanti nei laghetti
che la circondano li ha resi non balneabili e privato i cittadini del gusto pare
prelibato delle castagne di fiume, un frutto di queste zone di cui ancora hanno
nostalgia.
L’ormai
famoso neurologo delle piante propone il progetto ‘fabbriche dell’aria’. ‘ In
Cina – dice – stanno costruendo enormi torri per depurare, noi vorremmo invece
che Mantova diventasse il primo luogo al mondo in cui si creano le fabbriche
dell’aria tramite l’utilizzo di piante e di grandi serre’.
L’architetto Stefano Boeri, che di questo convegno è stato un po' l’anima
assieme a Simone Borelli, dichiara che ‘è ormai urgente contrastare i gravi
effetti del cambiamento climatico che generano oggi una vera emergenza
ambientale. Le città sono sempre più insalubri per l’aumento delle emissioni di
CO2, di polveri sottili, agenti inquinanti e per l’ormai insopportabile calore
estivo. E’ provato che i boschi assorbono il 40%delle emissioni dovute ai
combustibili fossili: per questo la forestazione urbana e periurbana deve
diventare una priorità nell’agenda internazionale dei governi e delle
istituzioni internazionali e locali. E’ necessaria una trasformazione radicale
del modo di operare: occorre moltiplicare gli spazi verdi e i piccoli parchi,
piantumare alberi per formare nuovi corridoi ecologici, realizzare edifici verdi
anche in verticale: tutto questo inciderebbe non solo
sulla qualità dell’aria e del clima, ma anche sullo sviluppo economico
delle città stesse, favorendo la microagricoltura e la produzione di cibo, per
contrastare anche in questo modo i fenomeni di povertà.’
Sul piano politico il sindaco Mattia Palazzi ha contattato personalmente gli
altri sindaci della pianura padana per mettersi insieme e formalizzare un
documento di richiesta, alle Regioni e al governo per investimenti certi e
pianificati e un piano decennale di vero cambiamento del trasporto pubblico,
mobilità, efficientamento energetico, forestazione urbana e teleriscaldamento.
Ridurre lo smog è particolarmente urgente in Pianura padana, uno dei luoghi più
inquinati del mondo da questo punto di vista. Forse anche per questo il Rapporto
Ecosistema urbano redatto da Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24h, che prende
in esame diversi indicatori tra i quali la raccolta differenziata, le ciclabili,
la quantità di alberi, la qualità dell’aria e la dispersione idrica vede in
testa alle città più avanzate per sensibilità ecologica, oltre a Mantova, anche
Parma, Modena, Brescia e Treviso, tutte città legate alla pianura.
Ci sono già città pilota in cui si sperimentano varie soluzioni: Valladolid (Spagna), Liverpool (UK), Smirne
(Turchia?,
che saranno replicate a Mantova, Ludwigsburg (Germania), in altre due città
asiatiche e persino a Medellin (Colombia).
Ma le città più verdi e dunque più amabili del mondo sono Melbourne,
Vienna e Vancouver.
Anche in Africa si stanno sviluppando linee guida per pianificare città
vivibili, dato che lo sviluppo economico ha reso molto congestionato il traffico
veicolare. Dice Laura Petrella, funzionaria ONU di UN Habitat, e residente da
venti anni a Nairobi ( Kenia): ‘ Nairobi era nata come città giardino ma ora ha
un traffico caotico, anche perché non esistono trasporti pubblici e quelli
privati collettivi sono dei minibus, detti ‘matatu’ insufficienti a coprire le
necessità.’
E’ probabile che dal Forum esca un Manifesto di Cooperazione per promuovere in
tutto il mondo la diffusione di
foreste urbane. A lato del Forum ci sono state molte iniziative interessanti, la
migliore, secondo me, è il Festival Cinematografico Internazionale delle
Foreste: le testimonianze degli abitanti delle foreste pluviali in Amazzoni come
in Malesia hanno rivelato agli spettatori un mondo di persone spesso molto più
civili dei molti speculatori che vengono dalle città: ‘ Se saremo costretti ad
abbandonare il nostro habitat, perché la continua distruzione dei boschi ai fini
della ricerca di oro (Perù) o per produrre olio di palma ( Malesia), ci priva
del sostentamento che trovavamo in natura, vorrà dire che le foreste pluviali
ormai non esisteranno più. ‘ Auguriamoci che non accada, anche con il nostro
aiuto da lontano.