neuroscienziata italiana
per il suo lavoro di ricercatrice nel campo delle neuroscienze, ha scelto il
mondo
Dal 2001 la prof.ssa Gorno Tempini vive e lavora negli Stati Uniti presso il
Memory and Aging Center dell’Università della California di San Francisco. Le
sue ricerche mirano ad individuare,
con tecniche combinate di
neuropsicologia e di neuroimaging, i vari deficit del linguaggio che spesso
rappresentano i primi sintomi delle diverse forme di malattie neurologiche
di Luisa Monini
Ho avuto modo di intervistare Marilù Gorno Tempini (nella foto a sinistra,
tratta dal profilo Facebook della Gorno Tempini) varie volte e, ogni volta, è
stato per me spontaneo affiancare la sua immagine a quella della prof. Rita Levi
Montalcini. E poco importa se a separarle c’è più di mezzo secolo di vita.
Chi,
come me, ha avuto la fortuna di conoscerle entrambe sa di quel filo rosso che le
unisce in nome della Scienza e che parte dalla curiosità, dalla tenacia, dalla
voglia di conoscere, fare e scoprire per arrivare al “letto del malato”
con la compassione propria di tutte le persone che alla Scienza hanno
dedicato la propria esistenza. Ma c’è dell’altro: il Nobel, sin da adolescente,
aveva un sogno, quello di andare in Africa con Albert Schweitzer a curare i
lebbrosi. Maria Luisa sin dai tempi delle scuole superiori e dell’Università,
aveva realizzato che il suo modello di vita era diverso da quello della maggior
parte delle altre ragazze: lei, con la testa arruffata e spesso tra le nuvole e
con scarso interesse per le traduzioni di greco e latino, vedeva il suo futuro
all’estero, per continuare gli studi che più l’affascinavano, quelli sulla
biologia, la chimica, la tecnologia, la neuropsicologia. Rita, costretta ad
emigrare per ragioni razziali, presso il dipartimento zoologico della Washinton
University di Sant Luis si dedicò agli studi sugli embrioni di pollo che poi
l’avrebbero portata alla scoperta del NGF e al Nobel per la Medicina. Marilù,
dopo un breve soggiorno londinese, il tempo per conseguire il dottorato in
Neuroimaging del linguaggio presso l’ University College della City, approdò nel
2001 a San Francisco dove, presso la Facoltà di Medicina della University of
California , iniziò le sue ricerche sulle basi neurali e biologiche del
linguaggio e delle funzioni cognitive superiori e sulle loro disfunzioni nei
disordini dello sviluppo e nelle malattie neurologiche.
Oggi Marilù Gorno Tempini dirige presso la stessa Università il Language
Neurobiology Laboratory e il Dyslexia Center dove,
grazie a tecniche combinate di Neuropsicologia e di Neuroimaging, si
riescono ad individuare i deficit della memoria e del linguaggio che spesso
rappresentano i primi sintomi di varie forme di malattie neurologiche così come
svelano le intelligenze “asimmetriche” quelle cioè nelle quali le funzioni di un
particolare network cerebrale, associato a una specifica capacità cognitiva,
risultano difficoltose, mentre altre sono nella norma o addirittura superiori
alla norma. Questo è quanto avviene nella dislessia, caratterizzata da una
difficoltà selettiva nel processare il linguaggio scritto.
E qui individuo un altro, fondamentale punto di contatto tra la prof. Rita Levi
Montalcini e la prof.ssa Marilù Gorno Tempini: l’importanza della Istruzione,
“chiave dello sviluppo” dei popoli, come sosteneva il Nobel, e che vede anche
nella Gorno Tempini una forte alleata soprattutto per quanto riguarda
l’insegnamento del metodo scientifico al quale è necessario avvicinare i bimbi
sin dalle scuole primarie perché imparino a formulare ipotesi e a testarle in
modo rigoroso. Sono queste le basi che li porteranno, in futuro, ad avere
fiducia nel metodo scientifico e a non cadere nelle trappole della
superstizione.
Unisce le due neuroscienziate anche l’amore e il rispetto per il prossimo
soprattutto se “ diverso”. Il Nobel sosteneva che “Non è l’assenza di difetti
che conta, ma la passione, la generosità, la comprensione e simpatia del
prossimo…”.
Marilu Gorno Tempini con le sue ricerche ha scoperto che spesso i disturbi
neurologici sono il risultato di una “neurodiversità”, cioè di una semplice
variazione di efficienza di diverse reti neurali che si manifestano come
intelligenze asimmetriche; queste neurodiversità, che sono spesso associate ad
abilità adatte a un mondo tecnologico, dovrebbero essere individuate e
maggiormente valorizzate dal sistema scolastico, lavorativo e sociale. La
Neurodiversità e la Dislessia dunque, se opportunamente individuate, porteranno
a valutazioni e a trattamenti più mirati tra i sistemi clinici ed educativi
perché la dislessia non è un muro invalicabile verso un corretto apprendimento,
ma solo un diverso modo di pensare, creare e capire; un diverso percorso
attraverso il quale la persona dislessica può coltivare tutte le proprie
potenzialità. Quindi nessuno stigma deve colpire ed isolare chi ha problemi
neurologici; piuttosto bisogna creare una rete di protezione e abbracciare le
diversità.
Questo è il profilo di Maria Luisa Gorno Tempini come scienziata ma è doveroso
ricordare anche il suo profilo di Donna in parte differente da quello del Nobel
che, se da un lato adorava la madre e la sorella gemella Paola, dall’ altro
aveva progettato sin dalla più tenera età di non sposarsi né di avere figli a
contestare l’atteggiamento paterno di stampo vittoriano che voleva la donna
sottomessa e in casa. E così fece! Di fatto con la Sua Fondazione il Nobel Rita
Levi Montalcini divenne la Madre di tutte le giovani Donne dei Paesi più poveri
dell’ Africa assicurando loro, con borse di studio, Formazione ed Istruzione,
rendendole così donne indipendenti e pronte ad entrare in modo attivo nella vita
socio-economica del proprio paese.
Marilù che viene da una nobile famiglia che ha fatto della libertà di pensiero e di azione la propria bandiera sin dai tempi più antichi, si è innamorata del collega inglese Daniel Adams, si sono sposati ed hanno concepito due figlie, Elena e Vittoria che oggi hanno rispettivamente 16 e 14 anni e portano i nomi di nonna Maria Elena e della zia materna Vittoria. E di questo mamma Elle Gorno Tempini è molto orgogliosa così come lo è di aver visto i suoi tre figli (Giovanni, Cristoforo, Maria Luisa) raggiungere posizioni apicali nelle rispettive professioni intraprese.
Tornando alla ricerca che Maria Luisa sta facendo da anni per valorizzare le
abilità dei neurodiversi, è lei stessa a ricordare
che grandi personaggi come Albert Einstein e Steven Spielberg se non
dislessici, erano sicuramente dei geni asociali.
Comunque neurodiversi ai quali l’umanità deve molto per aver aperto nuove
frontiere, là dove la banale Normalità aveva eretto un muro invalicabile.