nemica dei potenti
L’imprimatur è ancora di moda?
di Magali Prunai
“Escribo
en defensa del reino
del hombre y su justicia.
Pido la paz
y la palabra.
He dicho
- silencio -,
- sombra -,
- vacío -,
etcétera.
Digo
- del hombre y su justicia -,
- océano pacífico -,
lo que me dejan.
Pido la paz
y la palabra.”
1
Blas de Otero, Pido la paz y la palabra
Chiedo pace e chiedo la parola: così si esprimeva Blas de Otero, un esponente
forse non troppo famoso della generazione del ’36, movimento letterario spagnolo
nato dopo la guerra civile e legato a temi bellici e a una forte richiesta di
libertà e diritti.
Ogni generazione è sempre caratterizzata da movimenti artistici, letterari,
politici. Ogni generazione, nella storia del mondo, chiede sempre diritti e
libertà. La libertà di scegliere per se stessi, di decidere, di poter parlare ed
esprimere un’opinione a testa alta, senza paura.
In ogni epoca e momento chi viene sempre di più minacciato, aggredito, che
subisce sempre gravi attacchi alla sua libertà è, però, la stampa. La censura è
sempre stata un’arma usata dai governi per impedire che racconti fatti,
avvenimenti, che si faccia dell’ironia su particolari eventi.
Nei secoli passati re e imperatori controllavano i contenuti delle
pubblicazioni, vietandone la vendita se critiche nei loro confronti o, peggio
ancora, offensive con vignette satiriche, disponendo l’arresto e il carcere per
autori ed editori.
Il presidente della Repubblicas piega agli studenti cosa sia lalibertà di stampa (foto ufficio stampa Quirinale)
Manipolare la stampa a proprio piacimento per perseguire determinati scopi è,
poi, un’altra arma potentissima utilizzata fin dalla notte dei tempi.
Le vignette satiriche pubblicate sui quotidiani danesi riuscirono a giustificare
un rovesciamento del potere del re Cristiano VII, contribuirono nell’infervorare
la popolazione francese a fine ‘700 per insorgere contro il re e la corte, la
stampa clandestina fu un valido e prezioso aiuto per la Resistenza durante la
guerra di liberazione dal nazi-fascismo in Italia.
A mezzo stampa si portavano e si portano avanti idee, concetti. Si giustificava
o si esprimeva contrarietà all’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra
mondiale, si informava, o almeno si tentava di informare, la popolazione su cosa
stesse accadendo al fronte e a che punto fossero gli alleati, ad esempio con le
trasmissioni clandestine di Radio Londra. La stampa raccontava e racconta
crudamente, senza inutili fronzoli, ciò che accade in un determinato territorio,
sia esso di pace che di guerra.
La stampa racconta. Racconta la guerra, racconta la pace, racconta la vita e
racconta la morte, racconta il bello e il brutto. Ma la stampa commenta anche,
chi racconta commenta un fatto, lo analizza in modo puramente scientifico,
basandosi su altri avvenimenti ad esso collegati. Non si può raccontare una
guerra limitandosi a dire “è scoppiata la guerra”.
Chi scrive sui giornali racconta un episodio, non una storia perché per quello
ci sono scrittori, poeti e autori di favole. Si racconta la realtà, cosa l’ha
causata e cosa potrebbe accadere in futuro. Se un esponente del mondo politico
viene indagato dalla magistratura e rinviato a giudizio la stampa ha il dovere
di doverlo raccontare, questo non vuol dire che tutti gli organi di
comunicazione siano critici e facciano una campagna contro un partito o quel
determinato personaggio.
Insultare la stampa perché fa il proprio lavoro in modo coscienzioso è come
prendersela col medico che ci informa che siamo affetti da una grave malattia,
invece che mitigare la notizia riducendone l’importanza per non spaventarci e
urtare la nostra sensibilità.
Perché la stampa sia sempre favorevole a uno schieramento politico o a un altro,
per averla sempre dalla propria parte, allora vuol dire controllarla, come solo
un regime autoritario sa fare.
In Italia abbiamo già sperimentato censure, controllo degli organi di
comunicazione, restrizione nella libertà di espressione non solo dei giornali,
ma anche del singolo individuo, e nessuno può volere veramente tornare indietro
a quel tempo.
1“Scrivo
in difesa del regno dell’uomo e della sua giustizia. Chiedo la pace e la parola.
Ho detto –silenzio-, -ombra-, -vuoto-, eccetera. Parlo dell’uomo e della sua
giustizia, ciò che mi lasciano è un oceano di pace. Chiedo la pace e la parola”.