Verso il caos orario europeo
Nel 2019 nei paesi dell’Unione Europea l’ora legale dovrebbe essere permanente
ma non è scontato che tutti i paesi rispettino questa decisione della
Commissione europea
di Magali Prunai
In uno dei tanti episodi di Don Camillo e Peppone i due eterni rivali dotano il
piccolo comune di Brescello di ben
due
orologi. Uno, ordinato dal parroco, viene fissato sulla torre del
campanile della chiesa, l’altro, richiesto dal sindaco, viene posto sulla casa
del popolo. I due orologi, però, non fanno mai la stessa ora creando numerosi
problemi. Nessuno è mai in orario. A seconda dell’orologio che si segue c’è chi
è sempre in anticipo e chi sempre in ritardo, creando non pochi problemi nella
gestione dell’intero paese.
Non sarà certamente questo il rischio che correrà l’Europa unita a primavera
2019, ma sicuramente qualche problema nella gestione dell’orario potrebbe
presentarsi.
Pochi anni fa alcuni paesi del Nord Europa avevano chiesto alla Commissione
Europea (organo legislativo dell’Unione) di pronunciarsi in un cambio della
gestione del tempo, venendo in contro alle esigenze di maggiore luce di paesi
che piombano nel buio più assoluto già alle 15 del pomeriggio.
A luglio scorso la Commissione ha promosso un sondaggio europeo al quale hanno
partecipato poco più di 4
milioni
di europei e l’84% di questi si è
espresso a favore di mantenere il cosiddetto orario estivo tutto l’anno.
Le prime polemiche, quando ancora la Commissione non aveva né discusso né
votato in merito, non si sono fatte attendere; soprattutto dopo le dichiarazioni
del presidente della Commissione UE, Jean-Claude Juncker, nelle quali ha
espresso l’assoluto rispetto per la volontà dei cittadini europei. Sicuramente
questa consultazione on-line ha dimostrato quanta scarsa informazione e
interesse in merito a temi europei ci sia in molti paesi, tanto che nessun
organo ufficiale dell’Unione, istituzione nazionale, compresi i maggiori
quotidiani, hanno adeguatamente informato la cittadinanza. Scarso interesse per
i temi europei che, però, si ripercuotono sulla vita di tutti i giorni di tutti
noi.
Dopo vari dibattiti in aula la Commissione infine ha deciso senza, però,
prendere una soluzione decisiva e una posizione netta. A ottobre 2018 faremo per
l’ultima volta il cambio dall’ora legale alla solare. A primavera 2019 entrerà
in vigore per l’ultima volta l’ora legale, per l’ultima volta perché da marzo
prossimo sarà l’ora standard. O meglio, chi vorrà rimarrà all’ora solare, chi
vorrà passerà definitivamente all’ora legale. Ma, assicura la Commissione, non
solo i singoli Stati potranno decidere, si cercherà anche di creare un’armonia e
un accordo fra i paesi confinanti.
L’ora legale, non dimentichiamoci, è un metodo convenzionale per contare il
tempo in vigore durante la primavera e
l’estate
per avere più luce durante la giornata spostando in avanti di sessanta
minuti le lancette. In Italia entrò in vigore nel 1916 come misura bellica, per
avere più luce naturale a disposizione per vedere meglio gli obiettivi da
colpire. Abolita nel 1920, fra il 1940 e 1948 fu ripristinata e abolita varie
volte finché una legge del 1965 non la rimise in vigore a partire dal 1966. A
favore e contro tale cambio ci sono sempre state numerose argomentazioni.
L’opinione scientifica per lo più sostiene che l’ora legale andrebbe abolita
perché dannosa per la salute, l’uomo qualunque, l’uomo della strada, invece,
vorrebbe avere tutto l’anno l’ora estiva per avere più luce durante la giornata.
Un organo legislativo, un organo politico deve rispondere alle esigenze della
società, mediando, però, le esigenze con le reali necessità di un popolo che non
possono essere solo quelle “di pancia”.
Sarà comunque interessante vedere come, ad esempio, l’Italia troverà un accordo
con tutti i paesi con cui confina e come questi, a loro volta, manterranno gli
stessi accordi con i loro confinanti e, inoltre, come deciderà di comportarsi la
Svizzera, paese extra Unione.