L’Italia che inquina l’aria finisce davanti
alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea
di Bartolomeo Buscema
L’aria delle nostre città è sempre meno respirabile a causa
degli scarichi degli autoveicoli, degli impianti di riscaldamento e delle
ciminiere delle industrie. Ormai respiriamo di tutto, dall’ossido di carbonio,
all’ossido di azoto, all’anidride solforosa, agli idrocarburi non completamente
bruciati e l’elenco degli ingredienti del cocktail micidiale potrebbe ancora
continuare. L’inquinamento atmosferico, inoltre, è causa anche di due fenomeni
gravissimi: il buco dell’ozono e l’effetto serra. Per combattere l’inquinamento
dell’aria, da qualche lustro s’incoraggia l’uso di combustibili puliti per il
riscaldamento degli ambienti e la riduzione della circolazione automobilistica
nei centri cittadini. Purtroppo, si è fatto poco a tal punto che, l’Italia è
stata bocciata, in via definitiva, dalla Commissione europea per le elevate
emissioni nocive nei centri urbani. Un primato negativo che il nostro Bel Paese
condivide con la Francia, Germania, Gran Bretagna, Romania e Ungheria. In
particolare, la UE aveva avvertito Stati membri che rischiavano di finire
davanti ai giudici europei, dando l’opportunità di stabilire una serie di misure
“credibili, efficaci e tempestive” con cui ridurre le emissioni inquinanti. Ma
purtroppo tale monito non è servito a niente, tant’è che sono in corso azioni
legali contro le citate nazioni per il mancato rispetto delle norme sulla
qualità dell’aria cittadina.
La Corte Europea
L’Italia, in particolare, insieme a Romania e Ungheria, è stata deferita alla
Corte di giustizia per aver violato
ripetutamente i limiti consentiti delle concentrazioni di particolato fine
(PM10).Nel 2016, evidenzia una nota della Commissione, la nostra Nazione ha
sforato per ottantanove giorni i livelli massimi giornalieri previsti dalla
legge Ue per le polveri sottili, pari a cinquanta microgrammi/metro cubo, con la
possibilità di eccedere questa soglia per trentacinque volte in un anno, mentre
la media sui dodici mesi deve attestarsi a quaranta microgrammi/metro cubo.
Francia, Germania e Gran Bretagna, invece, sono state bocciate per i continui
sforamenti delle concentrazioni di biossido d’azoto (NO2).Solamente la
Repubblica Ceca, la Slovacchia e la Spagna non hanno subìto azioni legali perché
i rimedi proposti dai rispettivi governi sono stati approvati da Bruxelles che,
però, si è riservata di monitorare gli eventuali progressi ottenuti per
migliorare la qualità dell’aria. L’Italia, non contenta di tale record negativo,
ha ricevuto recentemente ,insieme a Germania, Lussemburgo e Gran Bretagna , una
lettera di messa in mora perché non solo non ha rispettato le norme europee
sull’omologazione dei veicoli, ma non ha anche elevato multe o sanzioni ai
costruttori colpevoli di aver manipolato i test sull’efficienza dei motori delle
autovetture. Un quadro negativo cui , si spera, porrà
rimedio il via libera definitivo al decreto attuativo della direttiva UE
2016/2284.Il provvedimento, che ha tra i destinatari soggetti sia pubblici sia
privati, promuove e disciplina il raggiungimento di livelli di qualità dell’aria
tali da non causare impatti negativi e rischi significativi per la salute umana
e l’ambiente. In buona sostanza ,il decreto introduce nuove norme volte a
raggiungere i seguenti obiettivi:
- ridurre il complesso delle emissioni nazionali annue di origine antropica di
alcuni composti nocivi al fine di rispettare specifici livelli entro il 2020 e
il 2030;
- attivare il monitoraggio di alcune tipologie di emissioni per cui non sono
previsti obblighi di riduzione ;
- ottenere, attraverso un sistema di monitoraggio, dati relativi agli impatti
dell’inquinamento atmosferico sugli ecosistemi.
In particolare, saranno le autorità proposte ai vari settori (trasporti,
industria, agricoltura, energia, qualità dell’aria, ecc.), che dovranno
realizzare azioni coerenti con l’attuazione del programma nazionale di riduzione
delle emissioni.