PESTICIDI, FITOFARMACI ED ALTRO

 DOBBIAMO SBUCCIARE ANCHE LE CILIEGIE E LE FRAGOLE?

 

di Pia Bassi

 

 Irrorazione di un coltivo con i pesticidi

         Due giornalisti che vivono in Trentino, Andrea Tomasi e Leonardo Fabbri, hanno avuto pazienza e coraggio nell’indagare l’ambiente agricolo del loro territorio, valli ricche di meleti ed altri frutti dove, per fare una elevata produzione, è necessario l’uso dei fitofarmaci per controllare la quantità di insetti che vengono attratti da cotanta abbondanza. Insetti che, a ragion veduta (dal loro punto di vista) visitano i fiori profumati degli alberi depositando la loro progenie (uova) che sviluppandosi passa nella polpa del frutto rendendolo di difficile conservazione ed immangiabile. Per questo le pratiche agricole prevedono l’irrorazione delle piante fruttifere fin da quando sono in fiore e successivamente almeno altre due volte, ma non in prossimità della raccolta.

         Spesso si sente dire: “questo si che è biologico”, del frutto con l’animaletto, quel che in dialetto lombardo si usa chiamare “gianin”, piccolo gianni, ma mangiarne molti non è igienico perché il loro esoscheletro è costituito di una cheratina che non è degradabile dai nostri succhi gastrici ed esso passa nell’intestino dove si intrappola nei villi, causando per eccesso delle occlusioni.

Un campo di patate attira la dorifora che si nutre della parte aerea della patata facendole mancare il nutrimento. Per anni è stata combattuta con aspersione di DDT in polvere, efficace anche su altre verdure oltre che per combattere la malaria, ma quando si scoprì che era dannoso anche per gli uomini e non solo per gli insetti, dagli anni Settanta non fu più usato. Attualmente si usa con successo il batterio Bacillus Thuringiensis per la lotta biologica sugli ortaggi.

         Il DDT, Dicloro Difenil Tricloroetano (scoperto dallo svizzero P.H. Muller (foto a sinistra) negli anni ’30 e che gli valse il premio Nobel nel 1948), fece il suo ingresso in Italia portato dall’esercito americano alleato durante la Seconda Guerra Mondiale ed usato in abbondanza per combattere la malaria che imperversava in Lazio, Polesine, Sardegna nonostante le bonifiche agrarie  che trasformarono molte aree acquitrinose in aree agricole. Il DDT migliorò subito le condizioni di vaste zone italiane colpite dalla malaria e la popolazione ne ebbe subito sollievo (a Fertilia, in Sardegna, c’è un importante museo sulla lotta alla malaria) perché utilizzato a tonnellate in tutti i Paesi che avevano il medesimo problema. Purtroppo, non si sapeva che non fosse biodegradabile e che si poteva accumulare nei tessuti adiposi di uomini ed animali che vivono anche in aree estreme come al Polo Nord e Sud, entrando nella catena alimentare di tutti gli esseri viventi. Dagli anni Settanta non è più prodotto ed è stato sostituito da altri insetticidi di nuova generazione eco e biocompatibili. E’ stato sostituito all’inizio con gli organofosforici, poi dai piretroidi, poi dalle benzoiluree. Leggi severe in Europa coordinano la “buona pratica agricola” e la lavorazione dei terreni. Una corretta gestione dei prodotti fitosanitari per l’agricoltura permette di avere dei raccolti con residui in percentuali al di sotto della normative della Unione Europea, conciliando così le esigenze economiche e quelle ecologiche. Ma effettivamente sono state prese tutte le precauzioni per produrre alimenti sani a tutto tondo?

         Esaminando la ricerca e le interviste fatte dai due colleghi trentini e raccolte in un docufilm, già trasmesso  con  successo in Trentino, possono sorgere dei dubbi che attendono risposte dalle autorità competenti. Il docufilm è uno spaccato del “sistema Italia” in materia di agricoltura e commercio. Il tutto “blindato” dai dati ufficiali dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).

“Una pellicola più che godibile” scrive Tomasi, nonostante si stia parlando di una questione che di divertente ha ben poco. Il titolo “Veleni in paradiso” e il sottotitolo “Biancaneve non è sola” preannuncia i disastri che i pesticidi possono fare. Lo dicono a gran voce l’oncologa toscana Patrizia Gentilini, la nutrizionista Renata Alleva e il pediatra Leonardo Pinelli: “Siamo stati avvelenati a norma di legge. Il veleno è dentro di noi. I pesticidi sono nell’aria, nell’acqua, nel sangue, nostro e dei nostri figli. “Non si può non fare i conti con i cosiddetti fitofarmaci perché ce li troviamo ovunque, anche in quota, anche nei ghiacciai, come ricordano nel documentario il meteorologo Luca Mercalli e il glaciologo Paolo Gabrielli.

         E’ consigliabile quindi, prima di mangiare i prodotti, lavarli e sbucciare lo sbucciabile. Ed occhio all’etichetta del Bio, che lo sia veramente.

“E’ un argomento che spaventa quello dei fitofarmaci – continua Tomasi – perché tutti sappiano che con certe sostanze chimiche abbiamo a che fare tutti i giorni. Solo che saperlo (intuirlo) è una cosa, venire a conoscenza di certi fatti e sentire parlare chi sa cosa sta accadendo è un’altra. Nel documentario c’è anche un’intervista a un contadino che spiega come le norme di sicurezza possano essere facilmente aggirate. Si parla di analisi fate dai Medici per l’ambiente su alcune donne in gravidanza di Roma città. Nel 100 per cento del campione si sono trovati pesticidi. E poi si parla degli studi realizzati, sempre da Isde, in Val di Non in materia di danni al Dna. Il pensiero va ai più piccoli: “I bambini italiani – racconta il pediatra Leonardo Pinelli  - vedono un aumento delle patologie tumorali”. E non solo. “Molto dipende dall’inquinamento dell’ambiente, il ruolo dei pesticidi è importante e i bambini sono molto più a rischio degli adulti.”. Nel filmato spiega dove, come, cosa e perché.

         Le analisi di laboratorio  - viene spiegato – sono spesso commissionate in laboratori specializzati dai Medici per l’ambiente o dai Comitati cittadini. Insomma non si parla di difesa di ambiente e salute su base volontaria. Il privato fa ciò che non fa il pubblico. Marco Osti, agricoltore trentino del settore biologico, racconta che in Val di Non sono stati trovati pesticidi in un alveare e nelle feci dell’orso. Ci sono anche i dati Ail sulle incidenze tumorali, con le indicazioni delle aree geografiche più colpite.

Una pera non trattata raccolta nel giardino dell'autrice

 

         Tomasi sottolinea l’importanza di questo suo lavoro corale “Pesticidi, siamo alla frutta”, che non si sarebbe stato reso possibile senza la disponibilità di tante persone. Un ringraziamento particolare lo rivolge a Leonardo Fabbri (Envyda). “Senza di lui non ci sarebbe stato il film. Poi ho un debito di riconoscenza verso Luca Pichenstein, Franco Delli Guanti, Francesco Calcagni, Michele Bortolameolli, Jacopo Salvi, Michele Moser (Wasabi), l’avvocato Joseph Tassone e Valentina Giordano, che hanno messo a disposizione il loro talento. Senza dimenticare le illustrazioni grafiche firmate da Silvia Valzogher e Nadia Groff, con il contributo di Nicola Bertotti. Il film è per tutti ed è disponibile per proiezioni fuori regione Trentino. E’ programmato a Milano, Bologna, Belluno, Marche e nella Terra dei Fuochi.

Per info: Andrea Tomasi – andtoma@gmail.com

 

Il Galileo