di Magali Prunai
Chi ha paura dell’Europa? Questa è la domanda che alcuni docenti dell’Università
degli Studi di Milano si sono fatti recentemente e per trovare una risposta
hanno deciso di organizzare degli incontri, rivolti soprattutto agli studenti,
per spiegare meglio e approfondire la vasta tematica “Europa”.
Marc
Jaeger*, (foto a sinistra) presidente del Tribunale (europeo), in un perfetto
italiano ha spiegato, nel primo di questi incontri, ruoli giuridici e ruoli più
umani che spettano alla figura del presidente e del Tribunale tutto.
A livello Europeo esiste un organo giudicante, la Corte di Giustizia, che ha il
compito di interpretare il diritto dell’Unione Europea, assicurarne il rispetto,
annullare le disposizioni comunitarie che violano i Trattati (i testi
fondamentali sui quali si basa l’intera Unione) o i diritti fondamentali della
persona, assicura che l’Unione intervenga in certi campi quando è necessario e
si preoccupa che le istituzioni europee rispettino le regole. La Corte, nata nel
1952, si divide in due parti: la Corte vera e propria e il Tribunale, un organo
di primo grado nato con lo scopo di snellire le numerosissime cause che ogni
anno vengono proposte davanti la Corte di Giustizia.
Il Tribunale è attualmente composto da 46 giudici, la regola stabilisce almeno
uno per Stato membro ma, vista la complessità e i numerosi casi che vengono
proposti di continuo, si è deciso di aumentare il numero dei suoi membri
attraverso un processo di allargamento suddiviso in tre fasi che, attualmente,
non si è ancora concluso.
Il Tribunale si occupa dei ricorsi presentati dai cittadini, dalle imprese e, in
alcuni casi, anche dai singoli Stati membri facendo sì che si occupi
principalmente del diritto della concorrenza, di aiuti di Stato, commercio,
agricoltura e marchi.
I giudici, in totale imparzialità e indipendenza, svolgono il loro compito dopo
essere stati nominati dagli Stati di appartenenza e valutati idonei o meno da
un’apposita commissione. I giudici nominano il loro presidente che ha numerosi
compiti stabiliti dal regolamento interno ma, precisa Jaeger, questi occupano
forse il 40% del suo tempo. Il restante 60% viene impiegato in un ruolo che
potremmo definire più da paciere fra i vari componenti del Tribunale nel caso
dovessero sorgere dei dissapori, non poi così rari. Ogni volta che viene formato
un gruppo il presidente deve assicurarsi che giudici più nuovi siano affiancati
da altri di maggiore esperienza, deve assicurarsi che giudici di Stati membri
che possono avere una qualche “inimicizia storica” non lavorino troppo a stretto
contatto o, nel caso, intervenire per portare armonia nel gruppo di lavoro.
Tribunale e Corte di Giustizia, dunque, funzionano come normalissimi tribunali
di un qualsiasi Stato, cambiano solo i soggetti che vengono vincolati dalle loro
decisioni. Si tratta, in fin dei conti, di un organo giuridico formato da
esperti di diritto, scelti in nostro nome dai nostri governi, indipendenti come
deve essere un giudice, assolutamente slegati da un qualsiasi schema politico e
il cui unico scopo è quello di tutelare noi cittadini affinché i nostri diritti
siano effettivamente garantiti e tutelati non solo a livello nazionale, ma
anche, e soprattutto, a livello europeo.
Più che chiederci “chi ha paura dell’Europa”, in fin dei conti, dovremmo
domandarci “perché avere paura dell’Europa”.