Sergio Mattarella

Il Presidente che ama la Resistenza

Nei suoi interventi in occasione del 25 aprile ha ricordato gli IMI, i militari italiani catturati dai tedeschi che rifiutarono di aderire alla repubblichina di Mussolini, e la Brigata Majella, primo nucleo di Resistenza nata in Abruzzo

 

di Giuseppe Prunai

 

Alcuni  anni fa, a Milano scompariva un personaggio dello spettacolo - attore, autore, scenografo, pittore – che amava definirsi giullare e che per questa sua attività fu addirittura insignito del Premio Nobel. Quando le celebrazioni e le commemorazioni furono al culmine, qualcuno osservò che il sullodato signore non solo aveva aderito alla repubblica sociale italiana ma si era addirittura arruolato nella X Mas, la formazione più spietata nella repressione della Resistenza.

E’ vero, osservò il figlio, ma lo fece perché ebbe paura. Poer nano, esclamarono i milanesi doc, povero piccino, ebbe paura. Nello stesso periodo storico, 650mila militari italiani (ma secondo una stima sarebbero stati circa centomila in più), catturati dai tedeschi dopo l’8 settembre, non ebbero paura nel  rifiutare qualsiasi tipo di collaborazione con la repubblichina di Mussolini e con la Germania nazista e nell’affrontare un periodo di stenti, di freddo, di fame, di denutrizione, di malattie e, in alcuni casi, affrontare la morte. Questi militari furono declassati da prigionieri di guerra a internati militari (IMI: internati militari italiani)  perché cittadini di uno stato, il Regno d’Italia di Vittorio Emanuele III, fuggito a Brindisi, non riconosciuto dalla Germania di Hitler. A loro fu anche negata l’assistenza della Croce rossa internazionale.

Il presdente Mattarella si intrattiene con gli ex partigiani

Fra questi IMI c’era mio padre, che alcuni mesi fa ricevuto una medaglia alla memoria. Non me la sento di raccontare il suo calvario mi limito a ricordare che il giorno della liberazione pesava poco più di 30 chili.

Bene ha fatto il Presidente della Repubblica Mattarella a ricordare gli IMI ricevendo alla vigilia del 25 aprile le associazioni degli ex combattenti, dei reduci e dei partigiani.

Mattarella ha ricordato le stragi fatte dai nazifascisti, le vittime civili, i militari e i partigiani trucidati. Ha aggiunto il Capo dello Stato:

“Alle vittime di queste tragedie si aggiunsero i martiri della divisione Acqui nelle isole Ionie. Gli internati militari: 600.000 soldati deportati nei campi di concentramento perché si rifiutarono di combattere nelle file nazifasciste, trattati così duramente che ben 50.000 non fecero più ritorno. I militari del primo raggruppamento motorizzato caduti nella battaglia di Montelungo e quanti, nelle fila dell'esercito del sud, presero parte alla guerra di liberazione.

A tutti loro è rivolto il nostro pensiero e l'abbraccio del ricordo della Repubblica.

La Resistenza fa parte della nostra storia. Nata spontaneamente nelle città, nelle periferie, nelle campagne e sulle montagne, coglieva il bisogno di pace, di giustizia e di libertà. Ha ridato dignità alla Nazione.

Le Forze Armate vi hanno dato, con il Corpo italiano di liberazione, il loro prezioso contributo”.

Il presidente della Repubblica, Mattarella, sale le scale dell'Altare della Patria. Alla sua destra, il presidente del consiglio, Gentiloni, e il ministro della Difesa, Pinotti

La tragedia degli IMI, il loro sacrificio che privò l’esercito repubblichino e le SS di un cospicuo numero di effettivi, era rimasta sotto traccia. Non esiste neppure un loro censimento preciso, ma solo stime sul loro numero. Si ritiene che siano stati 650mila, (ma secondo la stima di uno storico tedesco sarebbero centomila in più) e che di questi solo 50mila avrebbero aderito alla RSI o alle SS.

Fu il presidente Pertini, che fu a capo del CLN Alta Italia, il primo a riconoscere il loro ruolo concedendo a tutti il diploma di “Combattente per la Libertà”. Dopo di lui, il presidente Ciampi ricordò i caduti di Cefalonia sui quali stava cadendo l’oblio.

Il Presidente Mattarella è praticamente il primo a sposare in toto i valori della Resistenza. Ha inaugurato il “settennato” con il rituale omaggio all’Altare della Patria, ma subito dopo si è recato al mausoleo delle Fosse Ardeatine a rendere omaggio ai martiri di una bestiale rappresaglia nazista. Ha voluto trascorrere il suo primo 25 aprile da Presidente della Repubblica recandosi a Casoli, in Abruzzo, per ricordare la Brigata Majella, il primo nucleo di resistenza ai tedeschi. Ma la resistenza non fu solo quella armata, ma anche quella delle popolazioni civili che, in barba ai bandi tedeschi, nascondevano e sfamavano soldati alleati fuggiti dai campi di concentramento, aiutavano i partigiani. Terribile la repressione tedesca che non risparmiò neppure donne e bambini.

Scrive Alba de Cespedes, intellettuale e partigiana che Mattarella ha citato, rivolgendosi agli abruzzesi:

«Entravamo nelle vostre case timidamente: un fuggiasco, un partigiano, è un oggetto ingombrante, un carico di rischi e di compromissioni. Ma voi neppure accennavate a timore o prudenza: subito le vostre donne asciugavano i nostri panni al fuoco, ci avvolgevano nelle loro coperte, rammendavano le nostre calze logore, gettavano un'altra manata di polenta nel paiolo. [...] Non c'era bisogno di passaporto per entrare in casa vostra. C'erano inglesi, romeni, sloveni, polacchi, voi non intendevate il loro linguaggio ma ciò non era necessario; che avessero bisogno di aiuto lo capivate lo stesso. Che cosa non vi dobbiamo, cara gente d'Abruzzo? Ci cedevate i vostri letti migliori, le vesti, gratis, se non avevamo denaro».

Mattarella ha così proseguito:

“Vennero poi le gesta della Brigata Maiella che ci conducono qui oggi a ricordare per tutta Italia la liberazione del 25 aprile. Partita dall'Abruzzo e finita nel lontano Veneto. Ce le hanno narrate, con efficacia e partecipazione lo storico Marco Patricelli e con la sua testimonianza scritta Antonio Rullo, che combatté con questa leggendaria Brigata, accanto a Ettore e Domenico Troilo, straordinarie figure da ricordare sempre. Desidero ancora ringraziarlo per il suo messaggio, che ha aggiunto calore e commozione al nostro ricordo. Saluto anche i figli presenti di Ettore e Domenico Troilo e li ringrazio per la loro presenza, così significativa, tra noi.

La nascita del movimento della Resistenza, che mosse i primi passi in Abruzzo, segna il vero spartiacque della nostra storia nazionale verso la libertà. Chiuse la fase della dittatura e portò l'Italia all'approdo della libertà, della democrazia e della Costituzione”

Il quotidiano socialista Avanti! del 27 aprile1945 e sotto il Nuovo Corriere, quotidiano di Firenze dello stesso giorno

 

Ed ha concluso:

“La vita democratica, dopo il cupo ventennio fascista, ha le sue radici nella lotta di liberazione. E la nostra Costituzione, sigillo di libertà e democrazia, come scrisse Costantino Mortati nel 1955, nel decennale della Liberazione, «si collega al grande moto di rinnovamento espresso dalla Resistenza».

Vorrei concludere rivolgendo un commosso pensiero anche a tutti quei giovani soldati, provenienti da tante parti del mondo, che sono caduti sul suolo italiano per liberarci dal giogo nazifascista e che riposano nei cimiteri di guerra: non sono stranieri, ma sono nostri fratelli.

Il ricordo della Repubblica li abbraccia insieme ai nostri caduti della Resistenza, cui è sempre rivolto il nostro pensiero riconoscente e ammirato.

Viva la Resistenza, viva l'Italia libera e democratica”

Mentre il Paese sta attraversando un periodo di incertezza politica, il Capo dello Stato ha tracciato una strada. Sta a noi cittadini percorrerla.

Le foto del presidente Mattarella sono dell'Ufficio stampa del Quirinale

Il Galileo