favorevoli e contrari
i primi puntano sul risparmio di energia elettrica, i secondi segnalano il
pericolo di alcune patologie dovute al cambio innaturale del regolare
funzionamento del nostro orologio interno
di Magali Prunai
Aula del Parlamento Europeo, sede di Bruxelles
Puntuale come ogni anno, anche in questa primavera 2018, l’ora legale è arrivata
con tutti suoi pro e i suoi contro, scatenando un dibattito non indifferente
arrivato fino all’aula del Parlamento Europeo. Lo scorso autunno, infatti, un
cittadino finlandese ha raccolto un cospicuo numero di firme perché venisse
presa in considerazione l’idea di abolire l’ora legale. Il governo della
Finlandia ha istituito una commissione che analizzasse la questione per decidere
se porla o meno all’attenzione dell’Unione Europea.
Lo studio, del 2016, è giunto alle
stesse conclusioni di quello effettuato nel 2012 dall’Università della
California. Ogni anno il fisico subisce gravi danni causati da un cambio
innaturale del regolare funzionamento del nostro orologio interno, non si tratta
solo di spossatezza e di una certa pigrizia che provoca ogni anno rallentamenti
sul lavoro e un aumento degli incidenti stradali, ma riguarda danni ben più
gravi a livello fisico. Due giorni dopo il cambio dell’ora si registra un
aumento dell’8% dei casi di ictus per gli under 65, di circa il 20% per gli over
65 e del 25% per i malati di cancro. Gli attacchi di cuore aumentano fino al
10%. Inoltre lo studio statunitense osservava come il risparmio di elettricità
dovuto al ritardo nell’accensione delle luci nel corso della giornata fosse una
giustificazione piuttosto irrisoria. Il calore estivo con il conseguente
utilizzo di condizionatori e altre apparecchiature per refrigerare l’aria
riportano il consumo agli stessi livelli di quelli invernali, rendendo nulla la
pretesa del risparmio energetico.
Entrata al palazzo della Commissione
Sull’eco di questi studi alcuni parlamentari europei hanno chiesto al Parlamento
di prendere in considerazione di abrogare la normativa che prevede l’ora legale.
Già nel 2015 il Parlamento aveva richiesto alla Commissione un’analisi costi
benefici sul mantenimento o meno dell’ora legale, ma l’allora presidente Juncker
aveva risposto che ciò che maggiormente importava per la Commissione era di
essere “grande su grandi cose e questo dibattito ricorrente, per quanto
interessante, non fa parte di esse”. Adesso l’emiciclo ha deciso nuovamente di
riaffrontare la questione invitando la Commissione ad affrontare un’approfondita
valutazione per eventualmente modificare la normativa vigente, contenuta nella
direttiva 2000/82/CE. La Commissione non è chiaramente molto contenta di dover
prendere in considerazione la richiesta del Parlamento, ma ha comunque l’obbligo
di analizzarla ed, eventualmente, di rigettarla attraverso apposite motivazioni.
Il primo a ipotizzare l’utilità dell’ora legale fu Benjamin Franklin,
l’inventore del parafulmine, con l’idea di risparmiare sul costo delle candele.
Le sue tesi vennero prese poco in considerazione perché nel suo studio veniva
ipotizzata anche la necessità di avere un cannone in ogni strada per svegliare
la popolazione. Dobbiamo aspettare la seconda metà dell’ottocento perché l’idea
venisse formulata in maniera più concreta ed effettivamente presa in
considerazione per ragioni belliche nel 1916. Gli Stati membri dell’Unione
Europea, invece, introdussero in ordine sparso negli anni ‘70 la doppia ora
(legale e solare) finché negli anni ’80 non si è iniziato a cercare un regime
comune sfociato nell’attuale direttiva vigente. Anche negli Stati Uniti il
dibattito è sempre più vivo, mentre paesi come Russia e Turchia hanno già
risolto la questione non adottandola.