Recensione di Pia Bassi
La città giace su un mare d’acqua che dai vicini monti scende nei laghi e al
piano per riaffiorare in superficie fresca e cristallina, non più visibile, ma
c’è: a Buccinasco le risorgive o fontanili sono bene visibili in un laghetto
dalle acque
cristalline.
La Provincia di Milano, vent’anni fa, ne ha censiti cinquecento.
In questi giorni si parla spesso di riapertura dei navigli, un dedalo di
vie d’acqua che è stata coperto dal 1929 per farne strade, per il traffico
automobilistico che stava crescendo e per trasformare Milano in una città
dinamica e rumorosa. Togliere chilometri di cemento, è un’opera colossale come
lo è stata la copertura, che l’attuale sindaco Giuseppe Sala ha dichiarato ai
media sarà iniziato nel 2020. Le acque però devono scorrere pulite, i fondali
tenuti in ordine e i navigli, fiumi o canali, non presi per discariche di
oggetti piccoli e grandi come spesso si trova nella Martesana o nell’Olona. Una
riflessione: se si fa fatica a tenere in ordine un’aiuola – come quella di
piazza Duomo piantumata a palme – come possiamo sperare nella manutenzione di
chilometri di corsi d’acqua che se diventano puzzolenti non si potranno definire
romantici? Che effetto farà la città nel suo nuovo aspetto? Il Comune di Milano
dovrà assumere i “campari” per la loro cura?
La storia di questo mondo milanese sotterraneo liquido è stata ben
documentata dallo scrittore/giornalista Gabriele Pagani in un libro di 274
pagine, 150 immagini storiche ed attuali – 80 a colori - , che è stato
presentato con successo il 22 marzo presso la Biblioteca di Crescenzago (antico
comune milanese bagnato dalla Martesana).
Pagani esordisce puntualizzando che Milano è una delle poche città capitali
importanti fin dall’antichità che non è attraversata da un grande fiume – che un
tempo fungeva da autostrada – come Roma, Torino, Parigi, Budapest, Vienna – e
come mai fu scelto questo terreno acquitrinoso per costruire edifici importanti
in pietra e marmo come prevedeva l’edilizia romana? Che l’antica Milano fosse
situata a Castelseprio nella valle dell’Olona? Gli scavi archeologici non ne
danno la certezza. E allora come hanno trasportato pietre e marmi dalle Prealpi
varesine e comasche? Per esempio è stato trovato il sito dove hanno scavato le
colonne dell’attuale chiesa di San Lorenzo in epoca romana: nel lago di Como o
Lario nei pressi di Varenna i sub hanno scoperto le cavee ora sommerse. I marmi
rosa per la costruzione del Duomo sono stati estratti a Candolia, Varese, e
trasportati con barche sulle acque dei navigli. Tuttora la Fabbrica del Duomo si
rifornisce per i restauri dalla cava di Candolia.
Tre i fiumi che vertevano dai monti verso Milano: Vepra, Nirone, Acqualonga e
poi il Seveso, la Martesana che alimentavano navigli, conche, canali di
collegamento. Il Vepra poi diventò Olona. Tanti gli aneddoti legati ai navigli e
storie di un tempo che si evidenziano negli edifici che sopravvivono nella
Milano storica che deve rubare spazio agli edifici moderni. Pagani ci fa
rivivere la Milano dei navigli grazie al suo lavoro di ricerca nella
fondamentale documentazione d’archivio e le risultanze archeologiche. Così ha
scoperto che il naviglio di epoca romana Vepra, nel Duecento circa diventa Olona
perché derivato da tale fiume e poi questo idronimo rimane nella parlata
popolare. Milano ha anche navigli sconosciuti o perché ormai coperti e
dimenticati o perché progettati nel ‘500 e mai realizzati, come il naviglio tra
Como e Milano, Varese e Milano, Il Naviglio del sale, per il collegamento tra la
città e il Po e poi l’Adriatico con il porto di Venezia.
Il libro non trascura le terne imperiali di epoca romana (quando Milano diventa
capitale dal 286d.C. al 402 d.C.) localizzate in corso Europa e, anche le acque
oligominerali, scoperte per caso durante gli scavi di pozzi presso l’Arena e per
le quali viene progettato, a metà del secolo scorso, uno stabilimento termale
per i milanesi, mai realizzato
Il Pagani ha trovato anche delle grida che avvertivano i barcaioli del pericolo
“pirati”, soprattutto di notte, perché i barconi non trasportavano solo rocce,
sabbia, ghiaia e marmi, ma anche materiali pregiati.
Quindi: navigli, darsene, laghetti, conche e chiuse se dovessero essere
riportati in vita, saprebbero ricreare una atmosfera romantica non stucchevole
(ovvero solo per turisti) come riportano i quadri di Inganni? Già da un paio
d’anni lungo la Martesana all’altezza di Melchiorre Gioia, Cassina de’ Pomm, un
gruppo di artisti, Il Ponte degli artisti, si trova una volta al mese per
esporre le proprie opere, ricreando una piccola Montmartre. Il 14 Aprile 2018,
la prima esposizione dalle 9 del mattino fino alle 18. Esposizioni ed incontri
anche sul Naviglio grande e il Naviglio Pavese.
Il libro è disponibile presso Hoepli Milano e altre librerie convenzionate
oppure farne richiesta all’autore:
info@edlin.it