Le finestre intelligenti
per il risparmio energetico
di Bartolomeo Buscema
La facciata di un palazzo: le finestre nere o blu sono quelle con una
minima dispersione di calore verso l'esterno a
diffrerenza di quelle gialle che consento la massima dispersione
E’ noto a tutti noi che le superfici vetrate sono un elemento critico
dell’involucro edilizio perché
disperdono più calore d’inverno, rispetto ai muri perimetrali, lasciano entrare
la radiazione solare in estate aumentando sensibilmente la temperatura interna.
Per quanto concerne la stagione invernale, un modo per ovviare a tali
inconvenienti è chiudere le tapparelle o persiane almeno durante le ore
notturne. D’estate è, invece, necessario intercettare la radiazione solare con
schermi esterni. Si tratta di operazioni
che, di norma, sono eseguite manualmente. Ma qualcosa sta cambiando grazie a una
tipologia di finestra innovativa in grado di bloccare in modo automatico il
calore entrante d'estate e di trattenendolo d'inverno all’interno dell’involucro
edilizio. Tutto grazie a un rivestimento
ultra-sottile in biossido di Vanadio (VO2), da applicare al vetro delle
finestre, messo a punto da un gruppo di ricercatori dell’Università di
Melbourne, in Australia.
Lo studio, che è stato recentemente pubblicato sulla rivista Scientific Reports
Nature, spiega come tale sottile strato di ossido di Vanadio, mille volte più
sottile di un capello (50-150 nanometri), manifesta un comportamento differente
in funzione della temperatura esterna: sotto un valore di soglia, noto come
“temperatura di transizione”, pari a 340 K (67 gradi centigradi), manifesta le
proprietà tipiche di un semiconduttore, sopra tale valore quelle di un metallo.
Le proprietà chimiche del sottile strato applicato sul vetro fanno si che la
pellicola risponde direttamente ai cambiamenti di temperatura esterna, rendendo
meno agevole la fuoriuscita di calore d’inverno, e limitando la quantità di
radiazione entrante durante il periodo estivo. Il prototipo della finestra
intelligente dell’Università di
Melbourne, permette, inoltre, di
“controllare elettricamente, grazie
a un interruttore molto simile a un dimmer, il livello di trasparenza della
finestra e quindi l'intensità dell'illuminazione in una stanza. Una possibilità
che riduce l’abbagliamento estivo e che aumenta la quantità di luce naturale
entrante negli ambienti durante il periodo invernale, specialmente al
crepuscolo. Sulla base dei test effettuati presso l’Università australiana, tali
finestre intelligenti sono, rispetto ai comuni doppi vetri, il 70% più
efficienti nei periodi estivi e il 45% più efficienti in quelli invernali. Una
soluzione che, in futuro, potrà contribuire alla riduzione dei consumi
energetici legati agli impianti di riscaldamento e raffrescamento degli edifici.
Vogliamo concludere con un breve cenno storico, ricordando che il Vanadio fu
scoperto nel 1801 a Città del Messico, dallo spagnolo mineralogista Andrés
Manuel Del Rio, in un minerale del piombo. Inizialmente, lo stesso Del Rio lo
classificò come un sale del piombo e non come elemento chimico. Solo nel 1830,
lo svedese N.G. Sefstrom lo riconobbe ufficialmente come un nuovo elemento e gli
assegnò,
per via dei molteplici colori dei composti chimici formati dall’elemento, il
nome Vanadio, in onore a Freya, la
dea scandinava della bellezza,
considerata la Vanadis cioè la «dea dei Vani».
Il Galileo