La parità donna-uomo parte dalla cultura
Assegnato a Milano
il premio Donna FIDAPA-BPW Italy
di Magali Prunai
Il tavolo della presidebza. Da sinistra,
ALGA ROSSI
Chissà cosa pensò Lena Madesin Phillips, fondatrice di BPW International, quando
in tutte le sale uscì il film “la costola di Adamo” con Spencer Tracy e
Katharine Hepburn. Il film narra di una donna che subisce ripetutamente violenze
domestiche, verbali e non solo, da parte del marito e che un giorno, ormai
stanca, compra una pistola e cerca di ucciderlo, senza riuscirvi, mentre è in
compagnia dell’amante. L’opinione pubblica, quella del 1949, è tutta dalla parte
dell’uomo che ha subito il tentativo di aggressione, perché non è carino da
parte di una donna ribellarsi ai costumi dell’epoca. L’avvocato che la difenderà
in tribunale, Katharine Hepburn, punterà tutto sull’uguaglianza della donna e
dell’uomo davanti alla legge e non solo. La sua tesi è semplice e di effetto,
mirata a suscitare il dubbio nella giuria su quale sarebbe stata la reazione
della giustizia e dell’opinione pubblica se al posto della donna ci fosse stato
il marito a scoprirla con l’amante. Tesi che fa rumoreggiare parecchio perché le
donne, per la società statunitense dell’epoca e non solo, erano considerate
quegli angeli del focolare un po’ stupidi non in grado, mentalmente e
moralmente, di assolvere certi compiti. Ed è così che in aula vengono portati
esempi di donne laureate, che parlano numerose lingue, scienziate, tutti esempi
di come una donna non differisca dall’uomo in nulla.
Molto si è detto e fatto da allora in buona parte del mondo per l’uguaglianza
e le parità di genere, per lo meno sulla carta. E proprio sulla spinta
della necessità di portare ancora avanti la bandiera delle parità di genere,
parità che significano eguali diritti, eguali opportunità, che ormai da sette
anni l’associazione FIDAPA – BPW Italy sezione di Milano premia delle donne che
eccellono nei più svariati campi. Donne che si sono distinte nell’impegno
imprenditoriale, nella cultura, nella scienza, nella salute pubblica,
nell’attività educativa.
Da sinistra: Arianna Giamberini, referente Young Sezione Milano
BPW, nata negli Stati Uniti nel secolo scorso, e le sue successive costole
sparpagliate in tutto il mondo, ancora oggi è in attività e oggi più che mai
sono necessari movimenti mirati all’abbattimento degli stereotipi, dei
pregiudizi che stanno tornando sempre più prepotentemente alla ribalta.
Il pensiero di Lena Madesin Phillips era semplice ma rivoluzionario. Ogni donna,
come cittadina, deve portare il proprio contributo al proprio paese in ogni
aspetto della sua vita. Ogni donna deve avere il diritto e la possibilità di
poter accedere a ogni ruolo della società, anche quelli che storicamente sono
sempre stati definiti “lavori maschili”.
Quest’anno FIDAPA Milano ha deciso di ripartire
dalla cultura, premiando delle donne che se ne occupano in ogni sua
forma. La cultura è amore per la vita, quella stessa vita che le donne danno. La
cultura promuove la legalità e solo attraverso la legalità si può raggiungere
l’eticità. La cultura, quella con la lettera maiuscola, unisce e non divide e
attraverso di essa la società può svilupparsi, migliorarsi, progredire e
diventare civile. Si dice disse Jean Monnet, padre fondatore dell’Europa unita,
che se avesse potuto tornare indietro non sarebbe partito dal carbone e
dell’acciaio ma dalla cultura.
Fra le numerose donne che sono cresciute nella consapevolezza dei loro diritti e
delle loro capacità e che hanno avuto la possibilità di realizzarsi
nell’imprenditoria, nel mondo degli affari, nella cultura, FIDAPA quest’anno ha
deciso di premiare alcune personalità che possono essere, e sono, esempio per
tutte le altre.
Licia
Sbattella si laurea in bioingegneria al Politecnico di Milano e in psicologia
clinica presso l’Università degli Studi di Torino per poi specializzarsi in
psicoterapia a Como. Docente al Politecnico di Milano, ha creato il
MultiChancePoliTeam, una struttura che coordina i servizi per la disabilità e i
disturbi specifici dell’apprendimento dell’ateneo. È anche creatrice e
direttrice, dal 1983, dell’Orchestra Sinfonica Esagramma e del metodo Esagramma.
L'Orchestra è composta, oltre che da musicisti professionisti, anche da ragazzi
e adulti con problemi psichici mentali gravi o con sindromi post-traumatiche,
ragazzi e giovani con disagio sociale e famigliare che hanno seguito i corsi di
MusicoTerapia Orchestrale.
Roberta Di Febo è laureata in pianoforte al Conservatorio Pollini di Padova, ha
diretto la storica Accademia Bossi
di Como fondata nel 1901 e, nel 2006, ha creato l’Accademia di Musica e Danza
“Giuditta Pasta” coronando finalmente un sogno. Nel corso degli anni l’offerta
formativa si è distinta sempre più per la professionalità e l’attenzione per gli
studenti fino a raggiungere in poco tempo un numero sostanzioso di docenti e
allievi. Recentemente ha fondato il Liceo paritario Musicale e Coreutico
“Giuditta Pasta” riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca. Terzo in Lombardia per la Sezione dedicata alla danza ed unico
nel nord Italia per la sezione musicale ad indirizzo moderno e al corso
specifico di “tecnico del suono”, una figura professionale molto richiesta nel
mondo del lavoro negli ultimi tempi.
Carla
Fracci la conosciamo tutti e non ci sarebbe neanche bisogno di motivare perché
le venga dato un premio per aver divulgato cultura. Scrisse Fernanda Pivano “in
Inghilterra quando si dice Elisabetta tutti capiscono che si allude alla Regina
d’Inghilterra. In Italia quando si dice Carla, tutti capiscono che si allude a
Carla Fracci, che è la nostra regina, regina di grazia, di dolcezza, di
bellezza, regina di una bravura che ormai le ha imposto sul capo così fragile
l’enorme peso dell’omaggio di tutto il mondo”. Ha portato la bellezza della
danza e dell’eccellenza italiana in tutto il mondo, non solo nei grandi teatri
ma anche nei posti più impensabili per la cultura e la sua bellezza devono
essere accessibili a chiunque. Un solo rammarico nella sua lunga e brillante
carriera, quello di essere stata abbandonata dalla città che l’ha fatta grande e
che, allo stesso tempo, è stata resa grande dal suo nome.
Michelle Hunziker, la ragazza della porta accanto, fresca, sorridente, sempre
gentile. Moglie, madre, professionista
dello spettacolo e dell’intrattenimento televisivo, negli ultimi giorni il suo
nome è sulla bocca di tutti per aver condotto con notevole successo il festival
di Sanremo. Proprio durante questo programma tutti abbiamo potuto notare che
Michelle Hunziker indossasse sempre un fiore, simbolo della campagna contro la
violenza sulle donne “Io sono qui”. Gli spettatori più attenti avranno notato
come, durante la conferenza stampa di presentazione del festival, abbia ricevuto
in dono questo fiore e come abbia deciso, con estrema prontezza di spirito, di
regalarne uno ai suoi due compagni di avventura, Claudio Baglioni e
Pierfrancesco Favino, perché la lotta in difesa della dignità della donna non è
esclusivamente delle donne, ma di chiunque si ritenga civile. Nel 2007, insieme
a Giulia Bongiorno, ha dato vita alla Fondazione Doppia Difesa Onlus che aiuta
coloro, donne in particolare, che hanno subito discriminazioni, violenze e abusi
ma non hanno il coraggio, o le capacità, di intraprendere un percorso di
denuncia, perché vivono nel più totale isolamento ideologico e sociale, nel
silenzio e nell’indifferenza generali.
Nicoletta
Orthmann si è laureata con una tesi sperimentale in medicina legale e si è
iscritta alla Scuola di Specializzazione in Medicina Legale e delle
Assicurazioni. La sua passione era l’attività penale, ma conciliare lavoro e
affetti non è stato semplice. Si è avvicinata, così, a ONDA, Osservatorio
Nazionale sulla salute della Donna, occupandosi della medicina di genere. Una
malattia colpisce indistintamente uomini e donne, ciò che cambia sono
l’approccio nel curarle e come si manifestano. ONDA si occupa proprio di
prevenzione e campagne di informazioni sulle malattie.
Catherine Bosshart Pfluger è esperta in storia contemporanea e moderna e
specialista in studi di genere, ha
numerose pubblicazioni al suo attivo che riguardano le donne e la storia di
genere. Nel 2013 è stata nominata esperta indipendente per il programma di studi
di genere dalla Conferenza dei Presidenti delle Università Svizzere.
Nell’Ottobre 2017 è stata nominata 2nd Vice President/United Nations.
Luciano
Anelli è un uomo che riceve il premio donna all’interno del programma “He for
She”, una campagna delle Nazioni Unite con l’obiettivo di coinvolgere gli uomini
nel processo di raggiungimento dell’eguaglianza fra uomini e donne. Si è
occupato delle pari opportunità e non si è mai tirato indietro quando si è
dovuto lottare contro le violenze, le persecuzioni, i maltrattamenti.
“Durante i secoli la donna ha acquistato
nella società un ruolo sempre più importante: è arrivata ad una quasi completa
emancipazione ed ha conquistato un importante ruolo, non senza sforzi, sacrifici
e lunghe battaglie! Più tempo passa più prende possesso di posti di comando,
sceglie i propri contatti sociali per raggiungere il valore e gli obiettivi che
le spettano!” Nel tempo movimenti, associazioni si sono adoperati per
rivendicare il diritto della donna ad alzare la testa, a parlare, ad avere un
ruolo e non dover vivere nell’ombra di un uomo. Molte le conquiste sociali e
politiche, conquiste che negli ultimi tempi sembrano essere diventate vuote di
significato per le generazioni più giovani. Il lavoro da fare è ancora lungo ma
i presupposti per una buona riuscita ci sono tutti.
QUALCHE DATO...
Il 21% delle donne italiane ha subito almeno una volta una violenza sessuale, il
20% violenza fisica, l’11% delle ragazze di meno di 16 anni ha subito una
violenza di qualsiasi genere. Più di 3 milioni di donne hanno subito stalking,
ovvero atti persecutori da parte di qualcuno che spingono la vittima a cambiare
radicalmente il proprio stile di vita pur di sfuggire al molestatore, di queste
2 milioni sono perseguitate dall’ex partner; più di un milione ha subito
molestie sul lavoro; quasi 7 milioni hanno subito almeno una volta nella vita
una violenza, sia verbale che fisica. Il grosso delle violenze avviene
all’interno delle mura domestiche, padri, mariti, fidanzati, conviventi che
credono di avere diritto di vita e di morte sulle loro mogli, figlie, sorelle,
fidanzate. I casi di femminicidio, ovvero di donne uccise da un uomo col quale
avevano un rapporto affettivo o familiare, non tendono minimamente a scendere.
Nel 2016 se ne sono contati 120, nel 2017 la media è stata di una vittima ogni
tre giorni. Negli ultimi dieci anni in Italia sono state uccise 1740 donne, il
71,9% (1251 donne) in famiglia. Il 78% delle donne che ha subito stalking, circa
8 su 10, non ha denunciato o cercato aiuto spesso per il timore di subire altre
e peggiori aggressioni, spesso per la vergogna e spesso perché non si sa a chi
rivolgersi.
Una selezione dei vari momenti della manifestazione