la mano bionica
di Luisa Monini
Il confine tra Scienza e Fantascienza diventa sempre più invisibile consentendo
all’ uno di accedere spesso
nell’altro;
il che equivale a dire che la fantasia diventa sempre più realtà e viceversa. È
così che, grazie ai progressi della ricerca nel campo delle Neuroscienze, della
Neurochirurgia, della Microelettronica e della Bioingegneria, è oggi possibile
dare movimento e sensibilità ad arti bionici che, una volta indossati,
consentono alla persona amputata di tornare ad una vita pressoché normale, o
quasi. Da tempo l’attenzione dei ricercatori è posta sulla possibilità di
interfacciare naturale e artificiale per restituire funzioni sensoriali e
motorie perdute per varie ragioni. Questo genere di ricerche sono
prevalentemente promosse nell’ambito dell’Unione Europea e, per fornire
risultati concretamente applicabili, devono necessariamente svolgersi in ambito
multidisciplinare, in stretto collegamento con le competenze medico-biologiche e
neuro-riabilitative. Esse abbinano le conoscenze computazionali, gli sviluppi
più recenti nel settore dell’information technology, della scienza dei nuovi
materiali, delle nanotecnologie, dei sensori con gli sviluppi più recenti nel
settore delle neuroscienze favorite in particolare dalle nuove tecniche di
imaging funzionale e da un approccio multiscale modelling che permette una
simulazione integrata dalla biologia molecolare alla cellula all’organo e alla
funzione. Tutto ciò ha permesso la realizzazione di un progetto che è stato
presentato alla stampa recentemente con la notizia di una donna alla quale è
stata impiantata una mano bionica che, oltre a muoversi obbedendo agli ordini di
chi la indossa, percepisce il
contatto con gli oggetti. Dunque la mano “sente”. Una mano Hi Tech, frutto di
una collaborazione multidisciplinare tra Centri di ricerca eccellenti che hanno
lavorato al progetto sino a realizzarlo con un test, durato sei mesi, sulla
signora Almerina Mascarello, priva della mano sinistra persa in un incidente.
Il gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant'Anna e del
Politecnico di Losanna ha realizzato gli elettrodi che consentono di far
"parlare" il sistema nervoso della signora Almerina Mascarello con la sua nuova
mano; gli elettrodi sono stati poi impiantati dall'équipe del neurochirurgo
Paolo Maria Rossini al Policlinico Gemelli di Roma. Il sistema elettronico,
realizzato insieme all'Università di Cagliari, è contenuto in un mini zainetto
che la donna ha indossato, sotto il controllo dei responsabili del test
utilizzandolo sino a quando, 6 mesi dopo, l'impianto è stato tolto. I
ricercatori sono assolutamente soddisfatti dell’esito positivo del test e
ricordano che, se oggi è difficile pensare ad un utilizzo routinario su ampia
scala dell’arto bionico, l’ intento è proprio quello di lavorare sulla facilità
di utilizzo della protesi con “
sistemi di controllo “ miniaturizzati a tal punto da poter essere inseriti sotto
pelle come oggi accade per i pacemaker.
Con Einstein ci piace pensare che l'opinione pubblica può riuscire a seguire i
dettagli della ricerca scientifica solo in misura modesta; ma può almeno
rendersi conto di un vantaggio grande e importante: la certezza che il pensiero
umano è degno di fede e che le leggi della natura sono universali.
(Albert Einstein, su Science and Society, 1935)