diventa un laboratorio di vulcanologia
Interessanti ricerche ed esperimenti condotti da un’ équipe superspecializzata
dell’INGV
Foto a
Cratere di Nord-Est attualmente attivo a Stromboli ripreso da un drone a 5 metri
di distanza (Credits: progetto ITN VERTIGO (@VERTIGO_ITN), Ludwig Maximilian
University (@LMU_Volc)
L’incremento dell’attività eruttiva osservata nelle ultime settimane sul vulcano
Stromboli, culminata lo scorso primo dicembre con una esplosione maggiore,
evidenzia la necessità di migliorare la comprensione delle eruzioni esplosive
stromboliane e sviluppare nuove tecniche per il monitoraggio dei vulcani attivi.
Con questo obiettivo si è svolto anche quest’anno l’esperimento multiparametrico
Broadband ACquisition and Imaging Operation - BAcIO 2017, organizzato a
Stromboli dal Laboratorio Alte Pressioni Alte Temperature di Geofisica e
Vulcanologia Sperimentali (HPHT) dell’Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia (INGV). Tra le attività svolte, sono state osservate le
modificazioni morfologiche avvenute nell'area dei crateri del vulcano eoliano, a
distanza di un anno dal precedente esperimento, l’attività vulcanica alle bocche
attive e le dimensioni delle stesse (Foto a).
Come nelle precedenti edizioni l’esperimento, coordinato dal vulcanologo INGV,
Jacopo Taddeucci, ha visto la partecipazione di circa 30 ricercatori italiani e
stranieri provenienti da 5 università di 4 Paesi (Italia, Germania, Regno Unito,
USA).
Foto b: immagine ad alta risoluzione di una esplosione allo Stromboli del 28 settembre 2017 (Credits: HPHT Lab INGV INGV)
Tra le novità di quest’anno, la presenza di ricercatori nel settore
meteorologico che hanno effettuato rilievi sul campo elettrico connesso
all'attività vulcanica. Per le misure in atmosfera sopra il vulcano, sono stati
utilizzati palloni sonda, attrezzati con sensori per la misura nella nube
vulcanica di vari parametri, quali temperatura, umidità, concentrazione di
cenere e campo elettrico (Foto d).
Foto c:
immagine termica dei crateri attualmente attivi a Stromboli (credits: HPHT Lab
INGV)
Per osservare in dettaglio le esplosioni dello Stromboli sono state impiegate
quattro telecamere ad alta velocità e ad alta risoluzione e due telecamere
termiche sincronizzate (Foto b e c). È stato possibile osservare, da distanza
ravvicinata, le bocche attive e altre zone del vulcano altrimenti
irraggiungibili per i pericoli connessi all'attività esplosiva del vulcano.
Queste osservazioni hanno permesso di misurare le variazioni morfologiche
avvenute nell'area dei crateri a distanza di un anno dal precedente esperimento,
e di descrivere le dimensioni delle bocche dove avvengono le esplosioni e la
presenza del magma al loro interno (Foto a). Dalle immagini ad alta definizione
dei crateri riprese nel 2016, è stato infine possibile realizzare un modello
digitale ad alta risoluzione dell’area sommitale dello Stromboli. Il risultato è
stato pubblicato dal team di ricercatori, in coincidenza con l’edizione
dell'esperimento di quest’anno, sulla rivista dell’American Geophysical Union
EOS.
Foto d: preparazione al lancio di pallone per studio del campo elettrico sulla vetta del vulcano Stromboli (credits: HPHT lab INGV)
Il Laboratorio Alte Pressioni - Alte Temperature di Geofisica e Vulcanologia
Sperimentali, di cui è responsabile Piergiorgio Scarlato, è collocato nella sede
di Roma dell'INGV. Qui sono concentrate molte attività analitiche e sperimentali
a supporto delle ricerche e del monitoraggio, ma anche sviluppo di tecnologie e
di nuove metodologie d’indagine. Nel laboratorio si portano avanti alcune
ricerche di spicco dell’INGV in ambito vulcanologico, sismico e ambientale,
alcune delle quali finanziate nell'ambito di progetti europei. Le più recenti
attività sperimentali, svolte anche in collaborazione con laboratori di altri
paesi, riguardano simulazioni e misure legate alla fisica delle rocce e dei
terremoti, alle proprietà chimico-fisiche dei magmi e la modellizzazione
analogica dei processi vulcanici. Il laboratorio è anche un polo di attrazione
per i ricercatori italiani e stranieri.