Una nuova era
di grandi migrazioni?
Popolazioni intere si spostano spinte dai cambiamenti climatici e
dall’aspirazione ad una vita migliore – Che sarà delle nostre città pressate tra
immigrazione e turismo mordi e fuggi?
di Mario Talli
Prima di tutto un
avvertenza: chi scrive queste note non possiede titoli accademici, non è
specializzato in alcunché e non ha
neppure fatto studi regolari. La premessa ci pare necessaria perché chi legge
non si sorprenda più del dovuto se s'imbatte in qualche astruseria che fa a
pugni con la logica più elementare.
Potremmo
dire che si tratta di pensieri in libertà, nel tentativo di fare un po' d'ordine
nella infinita quantità di materie (e di materiale) con la quale la complessità
del mondo contemporaneo ci costringe a vivere. Il punto di partenza è che la
lettura di molti dei fenomeni sociali che attraversano il presente del mondo
appare a prima vista particolarmente difficoltosa, sia per quanto concerne la
decifrazione delle cause che l'individuazione dei possibili sbocchi.
Dunque, prima c'era la Geografia, poi alla Geografia si è aggiunta la
Geometria, che ha finito per cancellare la Geografia. La scoperta dell'America
appartiene al primo stadio; la costruzione dei grattacieli a quello successivo.
Per secoli e secoli moltitudini di uomini si sono misurati in una continua
ricerca di nuovi mondi navigando
mari e oceani e peregrinando verso terre appena conosciute o alla ricerca di
quelle del tutto ignote. Questa tendenza è sopravvissuta, in un modo o
nell'altro, fino a non molto tempo
fa provocando come abbiamo visto la scoperta di nuove terre, di nuovi popoli
e di altre civiltà, con il triste corollario di invasioni di territori e
guerre imperialistiche sterminatrici di uomini, donne e bambini.
Ora, a nostro modo di vedere, stiamo attraversando un'altra fase di
passaggio di proporzioni incalcolabili e dalle conseguenze anch'esse difficili
da immaginare: un fatto è certo, tutto il mondo abitato è in movimento e a
quanto sembra è un movimento unidirezionale dalla periferia verso il centro. Non
ingannino le esplorazioni spaziali, la corsa verso altri pianeti. La realtà vera
è che la Società Centrifuga sta rapidamente mutando in Società Centripeta. E'
cioè in pieno svolgimento un movimento che è appartenuto ad altre ere
geologiche: l'umanità abbandona i territori semideserti e le campagne per
trasferirsi nei centri abitati, nei grandi agglomerati urbani destinati a
divenire sempre più grandi, smisurati e sempre più difficilmente assimilabili ad
uno svolgimento il più possibile tranquillo e felice della vita. Si potrebbe
anche dire che il movimento centripeto ha caratteristiche universali e non
riguarda soltanto le realtà infinitamente più piccole
rispetto a quelle infinitamente più grandi, come dimostra il progressivo
svuotamento e abbandono di paesi, villaggi
e borgate, non solo di quelli sperduti nelle zone montane e il
conseguente continuo ingrossamento
dei centri abitati più popolati.
Ammesso e non concesso che tutti questi ragionamenti abbiano un loro
fondamento, è chiaro che i mutamenti cui abbiamo accennato sono destinati a
produrre enormi conseguenze. Bisognerebbe allora chiedersi quali e di quale
natura potrebbero essere. E qui tutto il discorso diventa davvero difficile,
anche perché ci sono tendenze, per esempio nel mondo della produzione
e del lavoro - anche in conseguenza dell'avvento e della proliferazione
dell'informatica - che spingono in una direzione del tutto contraria, verso la
delocalizzazione invece dell'accentramento.
Una prima conseguenza potrebbe essere lo stravolgimento del volto delle
città, in particolare delle città europee risalenti al medio evo o addirittura
alle età etrusca e romana e in particolar modo dei loro centri storici che hanno
saputo conservare nei secoli i requisiti di maestosità e di bellezza originari.
Già ora si colgono i segnali di un mutamento peggiorativo conseguenza di due
linee di tendenza interdipendenti: l'assalto del turismo ai centri storici e la
contemporanea espulsione dai medesimi di una serie di attività e funzioni oltre
che degli abitanti. Il rischio più evidente, se a questo stato di cose non si
porrà rimedio, è la trasformazione delle nostre città in agglomerati urbani
anonimi e senz'anima....
Questo
processo di trasformazione è giunto a buon punto. Già abbiamo accennato
all'invasione del turismo di massa nei nostri centri storici, che di questo
passo diventeranno presto oltre che sfigurati meno serenamente abitabili e
vivibili. Una specie di truppe cammellate organizzate in plotoni che si muovono
a comando per concludere la visita entro un breve spazio di tempo, due o tre ore
non di più. Che dire poi della moltiplicazione di locali di ogni specie, tutti
quanti rigorosamente dediti a favorire il consumo di cibarie e bevande :
ristoranti, paninerie, pizzerie, bettole, taverne, spesso senza soluzione di
continuità tra l'uno e l'altro? O delle abitazioni private che fanno concorrenza
agli alberghi nell'offrire ospitalità ad un turismo mordi e fuggi?...
Insomma, se la
natura e la direzione del movimento turistico (in una
certa misura anche di quello migratorio) non cambia, i rischi di uno
snaturamento progressivo dei nostri centri urbani saranno sempre più grandi.
Nella migliore delle ipotesi le nostre città potrebbero trasformarsi da città
vive e vivibili in città museo, nelle quali le testimonianze dei secoli scorsi
sono delle realtà a se stanti, del tutto separate dal passato più recente e
dalla contemporaneità.
Il ragionamento
che abbiamo fatto fin qui potrebbe prefigurare la preferenza per una sorta di
città chiusa e impenetrabile,
un'ostilità preconcetta verso la comunicazione e lo scambio tra razze, etnie,
popoli diversi. O, anche se questa non è la nostra intenzione, indurre
ugualmente ad un ragionamento di
questo tipo. Non è così. Ciò che come semplici cittadini, senza nessun titolo
particolare da far valere auspicheremmo è una programmazione del presente e del
futuro delle nostre città secondo orientamenti ben definiti, non affidati al
caso, ai capricci delle mode e all'interesse del privato più o meno potente e
invasivo.
Desertificazione
La
comunicazione fra diversi la consideriamo un fattore positivo, non foss'altro
come antidoto alla monotonia del vivere quotidiano in cui talvolta tutti quanti
possiamo incorrere. Ma , come dicevamo prima, dovrebbe essere un fenomeno
regolato. Il giorno stesso in cui scrivevo questo articolo, in Piazza
Indipendenza, una bella e ariosa
piazza di Firenze (non tra le più antiche, la sua attuale fisionomia ha
direttamente a che fare col Risorgimento e con il breve periodo in cui il
capoluogo toscano fu capitale d'Italia) alcune persone non autoctone sono state
sorprese ad orinare proprio nel centro della piazza, diventata negli ultimi
tempi luogo preferito per bivacchi, sbronze e spaccio.