grande dieci volte la terra
E’ uno degli effetti dello scontro di due stelle di neutroni a 130 milioni di
anni luce dal nostro pianeta oltre
all’onda gravitazionale registrata il 17 agosto scorso – Una ricerca
internazionale con il contributo indispensabile degli scienziati italiani
di Irene Prunai
Dopo solo quindici giorni dall’assegnazione del premio Nobel per la fisica a
Rainer Weiss, Barry C. Barish e Kip S. Thorne per la scoperta delle onde
gravitazionali, già ipotizzate da Albert Einstein, queste tornano protagoniste
nel mondo scientifico. Con una conferenza stampa congiunta tra Stati Uniti
e Italia e con la partecipazione di A.S.I. (Agenzia Spaziale Italiana),
I.N.F.N. (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) e I.N.A.F. (Istituto Nazionale
di Astrofisica), è stato annunciato che l’onda gravitazionale registrata il 17
agosto scorso non è nata dalla collisione di due buchi neri ma dalla collisione
di due stelle di neutroni.
Per molti potrebbe sembrare una differenza poco importante, invece è una
questione fondamentale perché per la prima volta si è visto che le onde
gravitazionali sono prodotte anche
da fenomeni visibili e osservabili dai normali strumenti che abbiamo a
disposizione. Ricordiamo che le onde gravitazionali sono delle sottili
increspature del tessuto spazio-temporale che per essere generate hanno bisogno
di grandissime quantità di energia, come quella prodotta dai buchi neri.
Purtroppo però questi non sono direttamente osservabili perché neanche la luce
può sfuggire alla loro gravità e devono quindi essere studiati per via
indiretta.
“Abbiamo osservato un fenomeno, il più potente e veloce mai visto, che rispetto
agli altri rilevati è più ampio del 50%.”, dice Gianluca Gemme, coordinatore
nazionale del rilevatore Virgo per l’I.N.F.N.
La scoperta è stata realizzata grazie alla collaborazione tra i due Ligo (Laser
Interferometer Gravitational-Wave Observatory) americani e Virgo, presso Pisa, e
grazie all’aiuto di 70 telescopi a terra e a osservatori spaziali come Fermi,
Hubble, Chandra, Swift, Integral che hanno permesso di capire in
modo chiaro l’origine di quest’onda. Non dimentichiamo che lo strumento
italiano Virgo è stato tra i primi al mondo a identificare la sorgente
dell’onda.
L’evento che ha originato il fenomeno è avvenuto a una distanza di 130 milioni
di anni luce dalla Terra. Alla periferia della galassia NGC4993 due stelle di
neutroni hanno orbitato a spirale una intorno all’altra emettendo onde
gravitazionali che sono state osservate per circa 100 secondi. Quando le due
stelle si sono scontrate hanno emesso un lampo di luce sotto forma di raggi
gamma. Ma non è finita qui, perché nei giorni e nelle settimane successive sono
stata registrate emissioni di raggi X, ultravioletti, luce visibile, infrarossi
e onde radio. Al momento dello scontro gran parte della massa delle due stelle
si è fusa in un oggetto molto denso emettendo un lampo di raggi gamma.
“Siamo in grado per la prima volta di dire qualcosa di quantitativo sulla
materia in condizioni estreme.” ha
aggiunto Gemme. Infatti quando la materia raggiunge questo stato non è più
quella che noi conosciamo, fatta di atomi con nuclei composti da protoni e
neutroni, ma è qualcosa fatta per lo più da neutroni tenuti insieme da forze che
impediscono che il tutto collassi. È l’anticamera di un buco nero, mai osservato
finora e irriproducibile in laboratorio.
Da questo scontro si è inoltre sollevata una nube di polvere d’oro grande quanto
dieci volte la massa della Terra.
Analizzando i dati raccolti si è finalmente capito che gran parte del
quantitativo di oro, platino, argento e gli altri metalli pesanti
presenti nell’universo è nato in questo modo. È a questo punto che questi
elementi si raccolgono nelle nubi interstellari che con il tempo danno origine
ai nuovi pianeti.