No solo un pericoloso fuoco di paglia
La Sagrada Familia, la cattedrale simbolo di Barcellona
La Costituzione spagnola sancisce nei suoi primissimi articoli, nei princípi che
regolano lo Stato, l’unità e l’indissolubilità della nazione data proprio dalle
diversità e dalle autonomie locali. Queste diversità sono proprio la forza dello
Stato e la loro unione, nel loro essere indipendenti, fa si che lo Stato sia
forte, uno e unico.
In un’epoca in cui si parla di
abbattere i confini nazionali, verso una sempre maggiore coesione e unità
dell’Europa, una comunità autonoma ha proclamato un referendum di secessione. La
Catalogna, centro economico spagnolo, dopo anni di rigurgiti secessionisti, dopo
l’attentato terroristico di agosto a Barcellona, ha indetto per la scorsa
settimana una consultazione popolare per scegliere se rimanere uniti alla Spagna
o se uscire e diventare uno Stato nuovo, autonomo e indipendente.
Una prassi simile è assolutamente incostituzionale e contraria alla legge,
proprio per questo lo Stato centrale ha tentato di
La maggioranza dei catalani che si è recata al voto, un’esigua minoranza
rispetto alla popolazione totale, ha optato per uscire dalla Spagna, convinta
probabilmente che nulla cambierà nella vita politica, economica, sociale. Niente
di più ingenuo e sbagliato. Molte imprese e banche stanno valutando di spostare
le loro sedi, le loro attività per non rimanere fuori dall’Unione Europea, molte
altre hanno già votato e approvato all’interno dei consigli di amministrazione
il trasferimento da Barcellona a Madrid.
La società di rating Moody’s, in un report, ha valutato molto negativamente da
un punto di vista economico la fuoriscita della Catalogna dal Regno di Spagna,
anche se per ora nel breve periodo lo esclude completamente.
Altro punto essenziale da esaminare riguardo alle conseguenze della secessione è
la partecipazione all’Unione Europea. La propaganda elettorale è girata tutta
intorno all’indipendenza economica e al rimanere Stato membro dell’UE. Ma
l’Unione ha già ricordato che le regole per entrare sono le stesse per tutti,è
necessaria una richiesta, una valutazione dei requisiti fondamentali (economici,
politici, diritti civili ecc.), del voto di approvazione unanime di tutti gli
altri Stati membri. Sembra difficile pensare che il Regno di Spagna voti o
voterà a favore dell’entrata nell’Unione della Catalogna.
Sabato 7 ottobre si è tenuta una manifestazione di chi è contrario alla
separazione, in migliaia si sono riversati nelle strade
con le bandiere spagnole e cartelloni in due lingue (castigliano e catalano) in
cui si chiede il dialogo. Vedremo nei prossimi giorni come la politica risolverà
questo problema dovendo, inevitabilmente, mediare fra necessità indipendentiste
e unioniste.
In Germania i neonazisti entrano in Parlamento crescendo di molto rispetto alle
ultime elezioni in cui erano stati pressoché ignorati, in Spagna Madrid e
Barcellona lottano su due fronti opposti con alle spalle lo spauracchio della
guerra civile, speriamo che a nessuno in Italia salti in mente di marciare su
Roma o dovremo iniziare a rivalutare le tesi di Hegel sulla ciclicità della
storia.
[1]
“La Costituzione si basa sull’indissolubile unità della nazione spagnola, patria
comune e indivisibile di tutti gli spagnoli, e riconosce e garantisce il diritto
all’autonomia delle nazionalità e regioni che la costituiscono e la solidarietà
fra esse”.