Italienisch  can-can

Pensieri in libertà

dopo il terremoto di Casamicciola

 

di Giuseppe Prunai

 

Il famoso manifesto di Toulouse Lautrec per il  Moulin Rouge

Italienisch  can-can mi urlò in faccia il responsabile della sala stampa della stazione d’ascolto dell’Agenzia spaziale europea di  Porz-Wahn, vicino Colonia, al quale avevo chiesto un telefono dedicato per il Giornale radio Uno che mi aveva  spedito lassù per seguire uno dei tanti lanci dello Space-lab, il laboratorio spaziale europeo riutilizzabile.

Italienisch  can-can è un’espressione tedesca con la quale i tetragoni teutoni definiscono la giocosa e fantasiosa disorganizzazione italiana, in particolare, e mediterranea in generale. Insomma il casino di casa nostra  al quale, di volta in volta, si tenta di porre rimedio con interventi ridicoli, fantasiosi, a loro modo giocosi, ma perfettamente inutili che i tedeschi associano al galoppe dell’Orfeo all’inferno di Offenbach (foto a sinistra, a destra lalocandina dell?Orfeo all'inferno).

Italienisch  can-can un’espressione che mi è rimasta fissa in mente e che riaffiora ogni volta che assisto al deprimente spettacolo di impotenza e disorganizzazione della macchina pubblica, in somma dello Stato,  di fronte ad un’emergenza.

Italienisch  can-can deve aver esclamato, sobbalzando sulla sedia, il vulcanologo Enzo Boschi guardando in TV le immagini delle case di Casamicciola, distrutte dal sisma del 21 agosto scorso al quale l’INGV attribuiva una magnitudo di 3,6 della scala Richter. Una magnitudo un po’ bassa per la distruzione che aveva provocato: danni di grandi proporzioni e addirittura un abbassamento del suolo di circa 4 centimetri. Fatto sta, che dopo qualche ora, l’ INGV ha aggiustato il tiro a magnitudine 4. Forse ancora un po’ bassa.

Italienisch  can-can deve vere urlato il fantasma di Benedetto Croce (foto a sinistra) vedendo scavare non sempre destramente fra le macerie di un’abitazione, letteralmente sbriciolata, per estrarre vivi tre fratellini sepolti dalle macerie. Per Croce, terremoto voleva dire quello di Casamicciola del 1883, un evento ancora vivo nella memoria della gente il cui ricordo viene tramandato tra le generazioni ed è legato ad un adagio: “fare Casamicciola”, “hanno fatto Casamicciola”. Il fatto che in quel terremoto, il Croce perdette i genitori e la sorella Maria. Aveva 17 anni.

Scrisse, anni dopo: “"Nel luglio 1883 mi trovavo da pochi giorni, con mio padre, mia madre e mia sorella Maria, a Casamicciola, in una pensione chiamata Villa Verde nell'alto della città, quando la sera del 29 accadde il terribile terremoto. Ricordo che si era finito di pranzare, e stavamo raccolti tutti in una stanza che dava sulla terrazza: mio padre scriveva una lettera, io leggevo di fronte a lui, mia madre e mia sorella discorrevano in un angolo l'una accanto all'altra, quando un rombo si udì cupo e prolungato, e nell'attimo stesso l'edifizio si sgretolò su di noi. Vidi in un baleno mio padre levarsi in piedi e mia sorella gettarsi nelle braccia di mia madre; io istintivamente sbalzai sulla terrazza, che mi si aprì sotto i piedi, e perdetti ogni coscienza.

Rinvenni a notte alta, e mi trovai sepolto fino al collo, e sul mio capo scintillavano le stelle, e vedevo intorno il terriccio giallo, e non riuscivo a raccapezzarmi su ciò che era accaduto, e mi pareva di sognare. Compresi dopo un poco, e restai calmo, come accade nelle grandi disgrazie.

Le rovine del terremoto del 1883 in una incisione di Allers

Chiamai al soccorso per me e per mio padre, di cui ascoltavo la voce poco lontano; malgrado ogni sforzo, non riuscii da me solo a districarmi. Verso la mattina, fui cavato fuori da due soldati e steso su una barella all'aperto. Mio cugino fu tra i primi a recarsi da Napoli a Casamicciola, appena giunta notizia vaga del disastro. Ed egli mi fece trasportare a Napoli in casa sua. Mio padre, mia madre e mia sorella, furono rinvenuti solo nei giorni seguenti, morti sotto le macerie: mia sorella e mia madre abbracciate. Io m'ero rotto il braccio destro nel gomito, e fratturato in più punti il femore destro; ma risentivo poco o nessuna sofferenza, anzi come una certa consolazione di avere, in quel disastro, anche io ricevuto qualche danno: provavo come un rimorso di essermi salvato solo tra i miei, e l'idea di restare storpio o altrimenti offeso mi riusciva indifferente".

Effetti del terremoto dell'agosto scorso

Italienisch  can-can hanno gridato milioni di telespettatori dei vari telegiornali della tv pubblica e di  quelle commerciali osservando le immagini di distruzione che avevano qualcosa di sospetto: mura sbriciolate, tondini di metallo che sembravano fil di ferro, pilastri sgretolati. Il tutto somigliava a quei castelli di sabbia che costruiscono i bambini sulla spiaggia e che il vento e le onde del mare distruggono lasciandone i resti sulla battigia. Personalmente, ho visto qualcosa di simile in una cittadina dell’Irpinia dopo il terremoto del 1980: un ospedale, i cui pilastri avevano ceduto facendo adagiare i solai dei vari piani gli uni sugli altri. Non si è mai saputo in quanti vi morirono, ma si è saputo che il calcestruzzo conteneva una percentuale incredibile di sabbia e pochissima di cemento. Un problema comune a molte costruzioni miseramente crollate. E indagando, sono venuti fuori incredibili episodi di abusivismo, che i sindaci dell’isola hanno prontamente smentito. Ma molte sono le costruzioni realizzate direttamente sulle rovine del terremoto del 1883, molti i muri sbriciolati in modo da far sospettare l’uso di una malta inappropriata, molte, forse troppe, le richieste di condono (non sempre concesso)  per sopraelevazioni in precario equilibrio sulla costruzione sottostante.

Crepe in una costruzione

Italienisch  can-can deve avere urlato il procuratore della repubblica di Napoli che ha aperto un’inchiesta della quale ancora non si sa niente.

Italienisch  can-can pensa il sottoscritto che scrive questi pensieri in libertà constatando che, a differenza dei terremoti in Italia centrale, di quello di Casamicciola non si parla  più.

 

 Il Galileo