In Italia, diminuiscono le precipitazioni,
aumentano le temperature
e i flussi migratori
di Bartolomeo Buscema
Oggi, lo studio della variabilità del clima, anche quello passato, costituisce uno strumento efficace per prevedere gli impatti futuri e di conseguenza elaborare le migliori strategie di adattamento. Per quanto attiene il nostro Stivale, il 2015 e il 2016, hanno confermato la tendenza di un aumento generalizzato della temperatura, accompagnato da numerosi eventi estremi di precipitazione e periodi prolungati di siccità. Negli anni citati, le precipitazioni sono state mediamente inferiori alla norma quasi ovunque. In particolare, i periodi di siccità si sono manifestati soprattutto nelle regioni settentrionali che hanno subìto gli effetti deleteri di un deficit idrico con un quasi dimezzamento della disponibilità d’acqua. Dati preoccupanti, diffusi dall’ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), riguardanti gli invasi di interesse dei Consorzi di bonifica. Cresce, in Lombardia e Veneto, la preoccupazione per la rapida discesa del livello del lago di Garda, oggi al 49,6% del riempimento: 76,6 cm contro una media storica, nel periodo, di 106 centimetri. Sotto la media storica anche il livello del lago di Como, oggi al 86,2% della capacità di riempimento: 86,8 cm contro una media di 100,8 cm. In Toscana, è crisi idrica in Maremma dove è stato chiesto lo stato di emergenza idrica alla Regione per la scarsità di precipitazioni: meno 50% rispetto all’anno scorso (dal 1 dicembre 2016 a oggi, su alcune località del grossetano, sono caduti appena 50 millimetri di pioggia) con conseguenze drammatiche per il territorio e l’agricoltura. Al Sud sono Basilicata, Calabria e Campania, le regioni più assetate: se, in termini assoluti, è la Lucania a registrare il maggiore decremento (la disponibilità odierna è di 382 milioni di metri cubi, mentre a maggio dell’anno scorso erano 528 e la Regione ha convocato, il 19 giugno, un tavolo per l’emergenza idrica), sono i dati calabresi e campani a evidenziare la drammaticità della stagione 2017: le disponibilità idriche sono dimezzate dallo scorso anno e sono poco più del 30%, se si paragonano al non lontano 2010. Nel Lazio, il 2017 si profila come l’anno con minore precipitazioni dal 2009; i bacini attualmente hanno disponibilità pari a circa la metà di quella media. Criticità idriche si registrano anche in Sicilia e Sardegna. In quest’ultima è particolarmente allarmante la situazione della Nurra, nella zona nord-occidentale dell’isola, i cui bacini sono riempiti dal 20 al 30% della capienza.
Nella Gallura la situazione difficile dovuta alla carenza di risorsa idrica,
causata dalle scarse piogge e dall’insufficienza del solo bacino del Liscia, è
aggravata dall’aumento di richiesta con la stagione turistica. E si potrebbe
continuare ancora nell’elencazione che, per brevità , risparmiamo al lettore. Un
quadro non certamente roseo che richiede una revisione del piano nazionale degli
invasi, soprattutto al Nord, per trattenere le acque di pioggia, abbinando
funzioni agricole, ambientali e di salvaguardia idrogeologica. Ma c’è anche un
altro aspetto, legato alla siccità a livello planetario, che riguarda i flussi
migratori di milioni di persone in cerca di una vita più dignitosa. L’ENEA stima
che ,dal 2008 al 2016, oltre 157 milioni di uomini e donne sono stati costretti
a lasciare i propri territori per cause legate ala siccità che minaccia ampie
aree della Terra. Sempre secondo l’ENEA , tale flusso inarrestabile d’individui
,dalle zone povere alle zone ricche ,che qualcuno chiama già “profughi
ambientali” ,entro il 2050 potrebbero raggiungere i 200 milioni di persone .C’è
anche la stima molto pessimistica dell’International Organization of Migration
la quale sostiene che quasi un miliardo di persone potrebbero migrare nei
prossimi quaranta anni . Ad aggravare il quadro ci ha pensato un recentissimo
studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet, il quale prevede ,
entro il 2050, che il ridotto consumo di frutta e verdura, conseguente ai
problemi causati all’agricoltura dai cambiamenti climatici, tra cui l’aumento
dei terreni siccitosi, potrebbe determinare un aumento della mortalità, a
livello globale, di oltre 500mila casi l’anno. Per venirne fuori ,noi
intravvediamo due vie possibili : dare una forte spinta all’accordo di Parigi
sul clima globale, oppure comprare un buon manuale di danza propiziatoria della
pioggia.